La diagnostica sui materiali può raggiungere risultati di rilievo, ma non può tener conto che un pittore, nella propria vita muti – o sia costretto a mutare per motivi contingenti – i materiali stessi. Oppure che un’opera sia stata abbandonata dal pittore, prima della rifinitura, fondamentale nelle opere antiche.
Eppure, da qualche giorno, la non perfettamente certa Ragazza con flauto (c. 1669/1675) – attribuita, pur con alcuni dubbi a Vermeer e conservata alla National Gallery di Londra – è scivolata indietro, a livello di autografia – ed è stata praticamente espunta dal catalogo del maestro per essere inserita nella categoria di “scuola”. L’annuncio di venerdì dei risultati di una una nuova ricerca, inclusa una sofisticata analisi delle immagini, porterebbe a collocarla a un pittore vicino a Vermeer.
Laddove la tecnica in “Ragazza con il cappello rosso” “è sottile ed esperta”, l’applicazione della pittura di “Ragazza con il flauto” “è relativamente goffa e grossolana”. Invece “di usare pigmenti macinati grossolanamente negli strati inferiori e pigmenti macinati finemente per gli strati finali (come ha fatto Vermeer), chi ha dipinto ‘Ragazza con flauto’ ha fatto il contrario, conferendo alla superficie una qualità granulosa”, conclude l’analisi degli esperti. Ma forse, tutto ciò non basta.
Comunque sia la stessa posizione della National gallery è dubitativa rispetta all’assegnazione autografica “Una volta attribuita con cautela a Johannes Vermeer – scrive nella scheda la National Gallery – La Ragazza con flauto è stata più probabilmente dipinta da un collaboratore di studio di Vermeer. Sebbene il carattere generale e l’aspetto dell’opera siano strettamente legati alle opere di Vermeer, in particolare aLa ragazza con il cappello rosso, la qualità è inferiore agli standard di Vermeer. Ragazza con un flauto dimostra una consapevolezza dei processi pittorici idiosincratici di Vermeer, come l’uso di alcuni pigmenti insoliti e l’applicazione distintiva di luci, ma una mancanza di abilità o esperienza nel riprodurli”.