Le stilettate di Zana. Con la morte di Socrate di David. Odio, diffamazione e calunnia in politica

Soffriamo di enunciati, di dichiarazioni, di offese reciproche sulla questione democratica, non esponiamo i nostri atti veri di democrazia e ci affidiamo agli errori dell'avversario per impiccarlo all'antidemocrazia. Siamo ancora molto immaturi e viviamo in una visione selvaggia del confronto politico e culturale. Questo ci porta a non orientarci sui cambiamenti a credere in un tradimento popolare quando non corrisponde alle nostre ragioni. Impariamo dal popolo e non sottomettiamoci ad esso, impariamo a confrontarci con le sue espressioni e le nostre riflessioni. Non dico di ricercare una media mediata tra le ragioni del popolo e le nostre ragioni contrarie, ma piuttosto di meditare sulle distanze e ricercare avvicinamenti. Non disdegnate le autocritiche.

La Morte di Socrate (La Mort de Socrate) è un dipinto a olio su tela (129,5 × 196,2 cm) del pittore francese Jacques-Louis David, realizzato nel 1787 e conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.
STILETTAT​E
diTonino Zana
​La democrazia non è una strada con un inizio e una fine, la democrazia incomincia e chiede di essere vissuta giorno dopo giorno. la somma dei nostri gesti nel tempo e nello spazio affidato misura il grado di democrazia. In certi giorni siamo democratici, in altri no, è riduttivo dichiarare una volta per sempre un Paese democratico o antidemocratico e questa è una delle ragioni per cui ci distinguiamo nel giudizio di altri Paesi amici oggi, domani no, dopodomani forse.
La democrazia e dunque la libertà e la giustizia sociale avvengono non si dichiarano per essere scritti in una Costituzione. Possiamo essere antidemocratici pure con una Costituzione estremamente democratica e dovremo abituarci a calcolare la fase operosa e concreta della Costituzione, cioè il suo farsi nei giorni, la fedeltà reale alla democrazia e non soltanto le declamazioni intorno ad essa.
Soffriamo di enunciati, di dichiarazioni, di offese reciproche sulla questione democratica, non esponiamo i nostri atti veri di democrazia e ci affidiamo agli errori dell’avversario per impiccarlo all’antidemocrazia. Siamo ancora molto immaturi e viviamo in una visione selvaggia del confronto politico e culturale. Questo ci porta a non orientarci sui cambiamenti a credere in un tradimento popolare quando non corrisponde alle nostre ragioni. Impariamo dal popolo e non sottomettiamoci ad esso, impariamo a confrontarci con le sue espressioni e le nostre riflessioni. Non dico di ricercare una media mediata tra le ragioni del popolo e le nostre ragioni contrarie, ma piuttosto di meditare sulle distanze e ricercare avvicinamenti. Non disdegnate le autocritiche.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz