Troppo cibo, poca luce, poche vitamine. Come un piccolo conte di 1 anno morì per troppo amore

Uno studio pubblicato su Frontiers, frontiere della Medicina, legge i risultati delle indagini di laboratorio svolti sulla mummia di un bambino morto nel 1600 forse anche perché tenuto "sotto una campana di vetro"
Il corpo del bambino austriaco. Il piccolo indossa ciò che resta di un elegante cappotto foderato di seta

I bambini della nobiltà e dell’alta borghesia venivano spesso tenuti sotto la proverbiale “campana di vetro” per evitare che si ammalassero. Una preoccupazione affettuosa da parte dei genitori che non volevano esporli alle insidie del mondo, ma anche un atteggiamento difensivo che poteva avere effetti letali. Per evitare che i bambini si ammalassero o venissero aggrediti da malattie, i piccoli venivano soprattutto protetti all’interno delle case e cresciuti con latte o pappe ad alto contenuto di carboidrati e grassi, quando non con diete fortemente caratterizzate – dopo lo svezzamento – da alto tenore proteico. Il sospetto nei confronti delle verdure, limitava invece l’apporto vitaminico. Il timore dell’aria aperta e del sole inducevano poi a tenere i piccoli all’interno delle case e dei palazzi.

Esemplare è il caso di un bambino di una famiglia nobile austriaca, la cui mummia è stata studiata ed è stata oggetto di un recentissimo saggio firmato da Andreas G. Nerlich, Stefania Panzer, Giuditta Wimmer, Christian Hamann e Oliver K. Peschel pubblicato su Frontiers, frontiere in Medicina.

“Descriviamo qui – scrivono, nell’abstract, gli autori dello studio – i risultati di uno studio multidisciplinare su una mummia infantile dell’Alta Austria del XVI secolo sepolta nella cripta della famiglia dei Conti di Starhemberg. Le indagini macroscopiche-antropologiche, radiologiche (TC del corpo intero), istologiche (tessuto cutaneo) e isotopi al radiocarbonio hanno suggerito un bambino maschio di età compresa tra 10 e 18 mesi, molto probabilmente morto tra il 1550 e il 1635 d.C. (probabilmente Reichard Wilhelm, 1625 –1626 d.C.), che si presentava con evidenza di malattia metabolica ossea con significativa svasatura bilaterale delle articolazioni costocondrali simile al “rosario rachitico” delle costole, insieme a ossa lunghe dritte e assenza di fratture o residui di sanguinamento sottoperiostale. Sebbene incompletamente sviluppata, l’osteopatologia punta verso il rachitismo, senza deformazione dell’osso lungo degli arti superiori o inferiori. La diagnosi differenziale è la carenza di vitamina C (scorbuto) (anch’essa con una presentazione incompleta, sebbene possa essere presente una sovrapposizione tra i due disturbi). Come patologia aggiuntiva, c’era un tessuto adiposo sottocutaneo significativamente ingrandito (spessore superiore a 1 cm all’ombelico e alle cosce e pieghe longitudinali della pelle) insieme a uno strato di grasso sottocutaneo istologicamente ingrandito coerente con adipociti infantili come disturbo coincidente”.

“Infine – annotano i ricercatori – i resti di tessuto polmonare con adesione pleurica del polmone destro indicano una polmonite possibilmente letale, una malattia con una maggiore prevalenza nei neonati carenti di vitamina D. Alla fine, il cranio presentava un’ampia distruzione delle ossa della base e dislocazione delle ossa dello squama cranico. Questi cambiamenti, tuttavia, sono molto probabilmente pseudopatologia post-mortale”,

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Maurizio Bernardelli Curuz
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