Hanno destato profondo interesse le tombe in cui i defunti sono stati sepolti dentro grosse anfore, in Corsica. L’uso delle anfore, nell’ambito della storia romana, era in diversi casi associato alle tombe infantili. I cocci dei contenitori venivano utilizzati per deporre i più piccoli.
Ciò che emerso in Corsica negli ultimi anni – relativo a un periodo compreso tra l’ultima parte della romanità e i secoli immediatamente successivi – ha una propria specificità. Adulti furono sepolti utilizzando giganteschi contenitori ceramici, provenienti dall’Africa.
Scavi e studi sono stati condotti dall’Inrap, istituto francese per le ricerche archeologiche preventive, realizzati prima delle opere di fondazione di alcune unità immobiliari, nel comune di Île Rousse (Haute-Corse). L’intervento ha permesso di portare alla luce una necropoli risalente al III – VI secolo dC. I corpi furono inumati e le sepolture non contengono offerte rituali, forse a dimostrazione del diffondersi del cristianesimo.
“Le fosse sepolcrali sono scavate direttamente nella roccia. – dicono gli archeologi dell’Inrap – Alcune sepolture sono dotate di una planimetria che riutilizza materiali in terracotta come tegole romane con spigoli detti tegulae e coprigiunti detti imbrices, così come le anfore che sono la maggioranza nel sito. Questi ultimi sono infatti utilizzati come recipienti per i defunti. La sepoltura all’interno di questi grandi vasi cilindrici è generalmente riservata ai bambini, sebbene alcuni adulti ne traggano beneficio. Due anfore sono in questo caso annidate una dentro l’altra. Molto spesso sono i frammenti di stomaci che fungono da coperchio. Queste anfore sono principalmente produzioni africane, che costituirono le importazioni preponderanti in Corsica tra il IV e il VII secolo d.C., in particolare per contenere vino, olio d’oliva e salamoia da Cartagine (Tunisia)”.
I materiali ceramici e i resti di grandi anfore rivelano un atto d’amore nei confronti dei defunti, che venivano così protetti dal contatto diritto con la terra.