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“Tra i protagonisti della mostra 1932, l’elefante e il colle perduto ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali ci sono i ritrovamenti archeologici avvenuti in occasione dello sbancamento della Velia e alle modalità di raccolta dei reperti. – dicono i responsabili di Musei in Comune Roma – La realizzazione di via dell’Impero aveva infatti comportato l’abbattimento della collina della Velia, originariamente non previsto nel primo progetto del grande asse viario del 1926. Solo nel 1931, quando cominciarono i lavori, si avvertì la necessità di correggere l’iniziale collegamento verso i quartieri dell’Esquilino e del colle Oppio che, con percorso troppo angusto, avrebbe dovuto aggirare la Velia. Si decise così di proseguire il rettifilo di via dell’Impero, già realizzato tra Piazza Venezia e Via Cavour, tagliando la collina per una lunghezza di circa 200 metri e di circa 80 metri di larghezza”.
“Il considerevole intervento, spiegano i Musei romani – fu caratterizzato dalla rapidità dei tempi delle operazioni dettati dalla prevista data di inaugurazione della nuova strada del 28 ottobre del 1932, ricorrenza del decennale della marcia su Roma. Pur nella consapevolezza dell’alto interesse scientifico dell’area interessata dal taglio della collina, non fu tuttavia possibile effettuare lo scavo con criteri scientifici conducendo così le operazioni secondo le modalità di un vero e proprio sterro. In tal senso è esplicativa la frase annotata nei suoi taccuini da Antonio Maria Colini, ispettore dei servizi archeologici, che il giorno 25 novembre 1931 all’avvio dei lavori scrisse “Dio ce la mandi buona!”
La grande mole di materiali archeologici rinvenuti consiste in frammenti di statue e di rilievi in marmo, di epigrafi, di rivestimenti architettonici oltre ad un enorme quantitativo di frammenti ceramici di epoca romana, medievale e rinascimentale. Frettolosamente imballati in casse di legno, spesso suddivisi sulla base della loro categoria e senza quasi mai indicarne il luogo e il contesto di rinvenimento, tutti questi oggetti furono portati all’Antiquarium del Celio, dove rimasero in deposito per lunghi anni”.
Attualmente sono in corso lo studio e schedatura di questi materiali, anche per verificare l’eventuale possibilità di ricomporre contesti omogenei (ad esempio: frammenti marmorei appartenenti ad un’unica statua; elementi architettonici o pittorici provenienti dallo stesso edificio e così via). In mostra si è voluto riproporre in una vetrina della prima sala il carattere eterogeneo dei rinvenimenti, musealizzati come miscellanea di oggetti riferibili a contesti d’uso diversi appartenuti a secoli anche molto lontani fra loro.
Per informazioni e biglietti: bit.ly/3u7PNXL
Ingresso gratuito con la #MICRomaCard