Per la prima volta, le mani destre mozzate di 12 individui sono state analizzate osteologicamente. Le mani furono depositate in tre fosse – in periodi diversi – all’interno di un cortile di fronte alla sala del trono di un palazzo Hyksos della XV dinastia (1640-1530 a.C. circa) ad Avaris (nome attuale Tell el-Dab’a) nell’Egitto nord-orientale. Sebbene questo tipo di pratica sia noto da iscrizioni e rilievi di tombe o templi dal Nuovo Regno in poi, questa è la prima volta che sono state utilizzate prove fisiche per saperne di più sulla procedura e sulle persone a cui sono state amputate le mani.
Il termine Hyksos, forma grecizzata dell’egizio heka khasut, viene generalmente usato per definire le popolazioni che penetrarono in Egitto sul finire del periodo della storia egizia indicato come Medio Regno e governarono il nord dell’Egitto e parte del sud nel Secondo Periodo Intermedio, fra il 1720 e il 1530 a.C.
“Qui mostriamo che le mani destre appartenevano ad almeno 12 adulti, 11 maschi e possibilmente una femmina. – dicono gli studiosi Giulia Grasky, Manfred Bietak, Emanuele Petiti, Christiane Scheffler e Michael Schultz, autori del saggio pubblicato da Nature – Non è chiaro se le mani siano state prese da persone morte o viventi. Dopo aver rimosso eventuali parti attaccate dell’avambraccio, le mani sono state poste nel terreno con le dita in posizione allargata, principalmente sui lati palmari”. Tutto ciò è avvenuto durante una terribile cerimonia, dicono gli studiosi, probabilmente al cospetto del sovrano. Le mani sono state tagliate “chirurgicamente” senza lasciare lesioni ossee. Le dita sono state allargate probabilmente per rendere la parte anatomica evidente e spaventosa, durante l’atto di ostentazione del trofeo.
I ricercatori ipotizzano che le mani appartenessero a giovani guerrieri nemici, tra i quali, forse, una donna, probabilmente essa stessa impegnata in un’azione bellica.
“Fonti iconografiche e letterarie dell’antico Egitto raffigurano e lodano il faraone come un capo militare vittorioso. Un motivo propagandistico ricorrente si riferisce ai soldati che presentano al Faraone le mani destre mozzate dei nemici per raccogliere “l’oro dell’onore”, una prestigiosa ricompensa, principalmente sotto forma di un collare di perline d’oro. Fino ad ora, questa pratica è nota solo dalle iscrizioni tombali di importanti guerrieri e dalle iscrizioni e dai rilievi dei templi, tutti risalenti all’inizio del Nuovo Regno (XVIII-XX dinastia) in poi.
“La posizione, il trattamento e forse il posizionamento delle mani mozzate argomentano contro l’ipotesi di una punizione dell’applicazione della legge come motivazione di questi atti. – concludono gli studiosi – Se contestualizzate in un approccio transdisciplinare alle fonti archeologiche e storiche, le prove bioarcheologiche qui presentate suggeriscono che le mani mozzate furono offerte come trofei come parte di un evento pubblico che ebbe luogo nel palazzo. Appartenevano ad almeno undici maschi e forse una femmina, il che potrebbe indicare che le donne e la guerra non erano due mondi separati. Per quanto a conoscenza degli autori, i risultati presentati in questo articolo forniscono la prima prova bioarcheologica diretta della cerimonia dell'”oro d’onore” eseguita davanti al palazzo del re e contribuiscono in modo significativo al dibattito sulla ricostruzione di questa cerimonia”.