È iniziata da pochi giorni la terza campagna di scavo in regime di concessione ministeriale della necropoli a cremazione dell’età del Bronzo di Torre Guaceto all’interno dell’omonima Riserva Naturale dello Stato e Area Marina Protetta.
Le indagini, dirette dal Prof. Teodoro Scarano del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, si svolgono in collaborazione con il Dipartimento Storia Cultura e Civiltà dell’Università di Bologna e con l’Österreichisches Archäologisches Institut di Vienna ed in accordo con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Lecce e Brindisi ed il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto.
“Le ricerche mirano a verificare l’estensione della necropoli ampliando verso l’interno le aree già oggetto d’indagine lungo la spiaggia nel corso del biennio 2021-2022 e dove erano state individuate oltre 30 tombe a cremazione databili tra la fine del Bronzo Medio e le prime fasi del Bronzo Finale (fine XIV-XII sec. a.C.) – afferma Archeologia della Preistoria dell’ Università del Salento – La straordinaria scoperta di questa necropoli a cremazione dell’età del Bronzo si somma dunque al rinvenimento dei coevi villaggi fortificati di Scogli di Apani e di Torre Guaceto e conferma l’importanza di questo sito archeologico nel più ampio quadro della protostoria italiana e del Mediterraneo.
Gli scavi, aperti durante tutto il mese di giugno, saranno visibili dall’esterno dell’area di cantiere e i visitatori della riserva potranno osservare le operazioni in corso e dialogare con gli archeologi.
Al termine della campagna è previsto un open-day aperto al pubblico per divulgare i risultati delle ricerche”.
La Riserva naturale statale Torre Guaceto è un’area naturale protetta situata sulla costa adriatica dell’alto Salento, a pochi chilometri dai centri di Carovigno e San Vito dei Normanni e 17 km a nord di Brindisi.
Il progetto di ricerca, ripreso in mano nel 2019 con la scoperta fortuita delle prime quattro tombe a cremazione affioranti subito sotto la sabbia, vanta diverse collaborazioni sia nazionali, sia internazionali e vede soprattutto una consolidata partnership con l’Università di Bologna sia per quanto riguarda il settore dell’antropologia fisica e della mobility, il cui referente scientifico è il professore Claudio Cavazzuti del Dipartimento Storia Culture e Civiltà, sia per quanto attiene il restauro archeologico.
A partire proprio quest’anno, infatti, ha visto le docenti Florence Caillaud e Cristina Leoni del Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna impegnate nelle sale del laboratorio di Torre Guaceto per ricomporre i reperti appena rinvenuti.
“La scoperta della necropoli – ha spiegato Scarano -, rientra in un più ampio progetto di archeologia dei paesaggi costieri che il gruppo di ricerca archeologica dell’Università del Salento conduce dal 2008 nel territorio della riserva in collaborazione con il professore Giuseppe Mastronuzzi del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari.
L’individuazione delle tombe e la mappatura di un’ampia serie di evidenze presenti nella stessa area, sul banco di roccia anche al di sotto dell’attuale livello del mare, testimoniano infatti con inusuale chiarezza di come nell’età del Bronzo, la linea di costa e la geografia di questo luogo fossero differenti da oggi, offrendoci dunque l’opportunità di ricostruirne l’aspetto di oltre 3mila anni fa”.
Tanto è stato scoperto e tanto ancora si vuole fare per arrivare a conoscere in profondità la Torre Guaceto della tarda età del Bronzo e rendere le scoperte fruibili a tutti, così come fatto nell’ambito delle campagne precedenti, con gli archeologi impegnati a raccontare i lavori in corso a tutti gli utenti della riserva.
Nel corso delle ricerca, nella tomba 6, risalente al Bronzo recente sono stati trovati due spilloni in bronzo, del cosiddetto tipo Franzine, accompagnati da due perle d’ambra che si datano al Bronzo Recente (XIII-XII secolo a.C.).