Scavi nel forte romano. Trovato dagli archeologi il muso di un leone di bronzo. Lo strato porta al 100 d. C. circa

In quel momento a Vindolanda c'erano le truppe batave, che militavano nell'esercito romano. Erano originarie del delta del Reno, nel territorio degli attuali Paesi Bassi. Fisicamente dovevano presentarsi come i tedeschi. Biondi, occhi chiari, piuttosto alti, erano stati valorizzati militarmente a partire da Giulio Cesare. Tacito sottolinea che la popolazione dei Batavi era esente dal tributo e i militari di questa etnia erano utilizzati soltanto in battaglia e per le guerre, «quasi fossero dei dardi o delle armi».

Proseguono le scoperte offerte dagli scavi, promossi da The Vindolanda Trust, in corso nell’antico forte romano di Vindolanda, in Gran Bretagna, nei pressi del Vallo di Adriano.

“Che settimana di scavi, a Vindolanda. – dicono gli archeologi – Ecco un ritrovamento avvenuto nelle ore scorse un contesto di Periodo II. In quegli anni (90 – 105 d.C.) questo punto ospitava la nona coorte di Batavi, i cui soldati erano provenienti da un’area nei Paesi Bassi vicino alla moderna città di Nimega) era di stanza qui a Vindolanda. Questo è un pomello a testa di leone in lega di rame. Il pomello è pieno di piombo”.
Probabilmente l’oggetto era un elemento decorativo o una sorta di maniglia per un piccolo mobile.

Le truppe batave, che militavano nell’esercito romano, erano originarie del delta del Reno, nel territorio degli attuali Paesi Bassi. Fisicamente dovevano presentarsi come i tedeschi. Biondi, occhi chiari, piuttosto alti, erano stati valorizzati militarmente a partire da Giulio Cesare. Tacito sottolinea che la popolazione dei Batavi era esente dal tributo e i militari di questa etnia erano utilizzati soltanto in battaglia e per le guerre, «quasi fossero dei dardi o delle armi».

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Maurizio Bernardelli Curuz
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