Trovano in una tomba di 1800 anni fa uno splendido lacrimatoio romano. A cosa serviva esattamente. Storia ed equivoci

Questi lacrimatoi, o vasi lacrimali, erano ampolle realizzate in vetro o materiali preziosi come l'argento o l'alabastro, contenenti unguenti o profumi, noti in latino come "unguentarium"

Durante gli scavi archeologici lungo il percorso dell’autostrada Е75, nel villaggio di Mala Kopašnica, nelle vicinanze di Leskovac, nella Serbia sud-orientale, è emersa una testimonianza straordinaria della colonizzazione romana dell’Europa e del Mediterraneo. Le profonde radici della presenza romana nella regione sono venute alla luce mentre gli archeologi stavano lavorando per preservare il patrimonio storico minacciato dai lavori di costruzione dell’autostrada.

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Gran parte della scoperta è concentrata in un cimitero romano, datato tra il II e il IV secolo d.C., che comprende ben 663 tombe. Questi resti preziosi sono stati rinvenuti in un’area lunga circa 300 metri e con una larghezza media di 25 metri. La maggior parte delle tombe, 609 in totale, contiene resti umani cremati e risale al II-III secolo d.C., mentre le rimanenti, con resti inumati, sono datate al IV secolo d.C. Si ritiene che le persone sepolte in queste tombe fossero membri della popolazione indigena, molto probabilmente appartenenti ai Dardani.

Gli archeologi sono rimasti sbalorditi dalla quantità di oggetti preziosi e interessanti rinvenuti all’interno di queste tombe. Tra di essi spiccano gioielli in oro e argento, ceramiche finemente decorate, oggetti in vetro, armi, pezzi di vestiti e scarpe, oltre ad altri oggetti di uso quotidiano. Un particolare oggetto che ha attirato l’attenzione è un elegante lacrimatoio romano. Questi lacrimatoi, o vasi lacrimali, erano ampolle realizzate in vetro o materiali preziosi come l’argento o l’alabastro, contenenti unguenti o profumi, noti in latino come “unguentarium”.

L’origine del termine “lacrimatoio” è stata oggetto di un equivoco che ha persistito per secoli. Si pensava erroneamente che questi oggetti fossero utilizzati per raccogliere le lacrime dei parenti del defunto, da cui il nome. Tuttavia, nel XVIII secolo, il conte di Caylus propose una corretta interpretazione di questi oggetti, smentendo l’antica credenza. I lacrimatoi romani erano utilizzati per contenere unguenti e profumi – alcuni dei quali per trattare il corpo della persona defunta – e non avevano nulla a che fare con la raccolta delle lacrime. Fu probabilmente durante gli scavi del Rinascimento che i familiari del defunto raccogliessero le lacrime in specifici contenitori, deleganti e di dimensioni ridotte che, in realtà, contenevano soprattutto profumi. L’equivoco era alimentato da un’iperbole contenuta nella Bibbia: “Le mie lacrime nell’otre tuo raccogli”, Salmi, 56:9. Anche in Shakespeare troviamo accreditata questa credenza «E dove sono le ampolle votive / che dovresti colmare con le lacrime / del tuo grande cordoglio?») Antonio e Cleopatra,

È interessante notare che nel XIX secolo, durante l’Inghilterra vittoriana e la guerra di secessione negli Stati Confederati d’America, vennero effettivamente utilizzati dei piccoli contenitori per la conservazione delle lacrime, ma questi oggetti avevano una funzione diversa da quella dei lacrimatoi romani.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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