Scavano e trovano altri pezzi della mappa di pietra di 4000 anni fa. I fori indicano tesori? Scatta la ricerca, seguire le indicazioni

I ricercatori hanno recuperato cinque nuovi frammenti incisi dalla lastra, che evidentemente era stata spezzata prima di essere riutilizzata come materiale da costruzione per una tomba. Questo riutilizzo potrebbe rappresentare un cambiamento di potere alla fine dell'età del bronzo in Bretagna, suggerendo una discontinuità nella significatività della mappa incisa

Nel cuore del Finistère, gli archeologi hanno intrapreso un nuovo e affascinante viaggio nel tempo nel tentativo di svelare il mistero che circonda la lastra di Saint-Bélec, un blocco di scisto inciso circa 4000 anni fa. Questo antico manufatto è considerato la mappa più antica d’Europa, un segno indelebile del passato che solleva una miriade di interrogativi. Gli scavi archeologici attualmente in corso, condotti nel 2023, hanno portato alla luce frammenti aggiuntivi di questa monumentale pietra, che fu inizialmente recuperata nel 1900. Questi nuovi frammenti contengono ulteriori simboli topografici, aprendo la porta a una comprensione più profonda di questa mappa millenaria.

Gli archeologi, anche grazie alle nuove tecnologie, hanno trovato forti indici di sovrapponibilità tra la mappa di pietra e il territorio della zona. Così utilizzeranno la mappa per andare alla ricerca di evidenze antiche qui indicate @ Dipartimento del Finistère, Francia

Scoperta originariamente da Paul du Châtellier in un sito funerario preistorico nel Finistère – dove gli archeologi, a partire dalle scorse settimane, sono tornati a scavare – la lastra faceva parte di una struttura della tomba antichissima di un personaggio socialmente importante, datata anch’essa alla prima età del bronzo.. Inizialmente conservato nella sua residenza al castello di Kernuz, il manufatto alla fine entrò a far parte delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale, dove fu successivamente dimenticato. È stato solo nel 2014 che è stato riscoperto nella cantina del castello.

Un ampio studio condotto tra il 2017 e il 2021 da istituti di ricerca francesi e britannici ha concluso che la lastra di Saint-Bélec è effettivamente una mappa della prima età del bronzo, che rappresenta una parte della valle dell’Odet. Questo notevole reperto è la più antica mappa conosciuta in Europa e potrebbe essere anche la prima mappa mai creata per descrivere un territorio conosciuto.

L’obiettivo degli archeologi è duplice: in primo luogo, tentare di identificare il territorio rappresentato sulla lastra di pietra e, in secondo luogo, capire il significato dei misteriosi segni circolari incisi su di essa. Potrebbero rappresentare case, pozzi, nuclei di villaggi o persino tesori sepolti? La sfida è colossale, ma gli scavi sono solo il primo passo verso la decifrazione di questo enigma archeologico.

Il Professor Yvan Pailler, docente presso l’Università della Bretagna Occidentale (UBO), che supervisiona il cantiere degli scavi del tumulo di Bélec a Leuhan, nei Montagne Nere bretoni, spiega l’importanza del lavoro in corso: “Con lo scavo abbiamo cercato di contestualizzare meglio la scoperta, di ottenere elementi di datazione e di verificare se sono rimasti frammenti significativi”. I risultati di queste quattro settimane di lavoro non solo dovrebbero consentire di identificare meglio il periodo di costruzione del tumulo, ma anche di fornire indizi sulla sua datazione precisa, situandola tra il 1700 e il 1600 a.C. Queste informazioni sono fondamentali per comprendere il contesto storico in cui è stata realizzata la mappa incisa.

Un confronto con le mappe attuali è un passaggio cruciale nel processo di decifrazione. Gli archeologi hanno sottoposto la lastra, che misura 2,20 metri per 1,53 metri, a una scansione in 3D e l’hanno confrontata con le moderne rappresentazioni topografiche utilizzando un approccio statistico. Sorprendentemente, l’80% della lastra sembra corrispondere alla topografia attuale. Hanno già individuato la rete idrografica e il rilievo delle Montagne Nere. Tuttavia, rimangono molte incisioni da identificare, compresa la legenda che le accompagna e il significato delle strade rappresentate.

Uno degli elementi più enigmatici della lastra sono le numerose piccole coppelle, cavità circolari con diametri compresi tra 1 e 10 millimetri. Queste perforazioni potrebbero rappresentare tumuli, abitazioni o deposit. Clément Nicolas, uno dei ricercatori coinvolti nel progetto, spiega che è essenziale “rilevare il territorio” per individuare i siti segnalati sulla mappa. Tuttavia, questo è un lavoro che richiederà molto tempo, stimando circa quindici anni il tempo per completare questa fase di ricerca.

L’approccio di partire dalla mappa per identificare i siti archeologici è un metodo innovativo e avvincente. Yvan Pailler sottolinea quanto sia unico questo approccio, definendo la lastra incisa una “mappa del tesoro”. Esplorando il territorio dalla prospettiva fornita dalla mappa, gli archeologi sperano di ottenere la prova definitiva che le incisioni hanno un carattere topografico. Inoltre, la datazione dei siti individuati fornisce indizi preziosi sulla datazione delle incisioni stesse.

Durante i recenti scavi, gli archeologi hanno fatto una scoperta eccezionale: una punta di freccia in selce all’interno del tumulo di Saint-Bélec. Questo tumulo è considerato “una delle più grandi tombe dell’età del bronzo della Bretagna”, secondo il Professor Yvan Pailler. La presenza di oggetti come questo all’interno del tumulo fornisce ulteriori indizi sulla sua datazione e sulla cultura dell’epoca.

Inoltre, i ricercatori hanno recuperato cinque nuovi frammenti incisi dalla lastra, che evidentemente era stata spezzata prima di essere riutilizzata come materiale da costruzione per una tomba. Questo riutilizzo potrebbe rappresentare un cambiamento di potere alla fine dell’età del bronzo in Bretagna, suggerendo una discontinuità nella significatività della mappa incisa.

In conclusione, la lastra di Saint-Bélec è un affascinante enigma archeologico che ha richiamato l’attenzione degli studiosi di tutto il mondo. Questo antico manufatto, rappresentante un territorio di 30 km per 21 km, è contemporaneo di principi dell’Armorica che regnavano su “piccoli regni senza scrittura” altamente centralizzati. La sua decifrazione non è solo una sfida scientifica ma anche un’opportunità di gettare nuova luce sulla storia e la cultura di un’epoca lontana, aprendo finestre sulla vita di un popolo sconosciuto.

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz