Un cerchio perfetto si staglia sull’erba verde del campo. La circonferenza presenta, all’esterno, un altro cerchio concentrico. Come se qualcuno avesse gettato il sasso in uno stagno. Lo scavo di una “fortezza” collinare dell’età del ferro – che non era utilizzata come insediamento permanente e il cui scopo resta misterioso – è avvenuta in territorio britannico. In essa ci sono tracce intense di frequentazioni che non paiono collegate a lunghe occupazioni residenziali. Fitti invece i reperti, dalle ossa di animali alle ceramiche o gli oggetti di bronzo. Per questo è possibile pensare che i resti della struttura – una piattaforma circolare di 100 metri di raggio, circondata da fossati si configurasse come un luogo sacro, per culti, riunioni, sacrifici, pranzi rituali. E che, durante l’invasione romana abbia potuto funzionare anche come recetto per i celti britannici.
Studenti e volontari hanno preso parte ad uno scavo presso il campo di Warham, nel nord del Norfolk, per tre settimane nel 2023. Warham è un villaggio e parrocchia civile inglese. Una piccola realtà, con meno di 200 abitanti. Si trova a circa 5 chilometri nell’entroterra della costa settentrionale del Norfolk.
Questo enigmatico sito, databile tra l’800 a.C. e il 43 d.C., si presenta come una piattaforma circolare con un impressionante raggio di 100 metri, circondata da fossati. Tuttavia, a differenza di altri forti collinari dell’Inghilterra meridionale, Warham Camp non mostra tracce evidenti di insediamenti permanenti. Invece, il terreno ha svelato oltre 3.500 reperti, tra cui ossa di animali, vetri, selci lavorate e frammenti di ceramica, suggerendo un uso più transitorio e rituale.
Il dottor Hutcheson ha ammesso che la mancanza di “strutture significative” all’interno del forte potrebbe indicare scopi diversi da insediamenti residenziali. Ipotesi affascinanti emergono: potrebbe essere stato un luogo destinato a “riunioni politiche” temporanee o addirittura a pratiche rituali, suggerisce il direttore del progetto. La sua teoria si basa sull’assenza di segni di combattimenti interni su scala minore, che avrebbero richiesto insediamenti più permanenti, come riscontrato in altri forti collinari.
L’epoca dell’età del ferro è un capitolo cruciale nella storia del Norfolk, rivelando dettagli sulla tribù degli Iceni, guidata dalla celebre regina Boudicca, protagonista di una rivolta contro i romani nel 60 d.C. Le tracce dell’utilizzo romano del sito alla fine del IV secolo, focalizzato sulla lavorazione dei metalli, sono emerse durante lo scavo, ma ancora una volta senza indicazioni di edifici su larga scala.
Dal 1951 in questa zona sono stati recuperati un gran numero di oggetti di epoca prevalentemente romana . Si tratta di grandi quantità di frammenti ceramici , nonché di oggetti personali come spille, fibbie e monete. L’occupazione dell’insediamento di Warham (NHER 1826 ) è di particolare interesse in quanto tegole e tessere dimostrerebbero la presenza di di un edificio durante il periodo romano, così come un numero di frammenti di ceramica, spille e fibbie del primo periodo sassone che indicano una continuazione dell’occupazione in questo periodo.
L’entusiasmo dei volontari, che hanno contribuito al progetto attraverso il Synergy Multi-Academy Trust e il Restoration Trust, è palpabile. La presenza della prof.ssa Alice Roberts ha reso l’esperienza “magica” per coloro che hanno partecipato, sottolineando l’importanza di unire gli sforzi per svelare i misteri del passato.
Alla luce dei materiali ritrovati appare sempre più probabile che la struttura circolare – che dobbiamo immaginare, nel passato, circondata da palizzate – fosse un luogo di culto e di incontro etnico. Forse i romani cercarono di regolamentare, pur nella garantita libertà di culto, lo spazio cultuale, realizzando un piccolo tempio.
Dobbiamo poi rispondere a una domanda ricorrente sulla circolarità di tante strutture preistoriche o protostoriche. Esse – al di là di possibili connessioni benigne con la forma della luna o del sole – sorgevano all’interno di ciò che restava dei grandi roghi che venivano appiccati per togliere alberi, arbusti, radici da un luogo da antropizzare. . Generalmente un fuoco – in mancanza di venti – lascia di sé una traccia circolare. Dal Neolitico questa era la forma “magica ” del disboscamento.