di Redazione
Stile Arte è un quotidiano di arte e archeologia, fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz
Un’indagine scientifica condotta dall’Universitat Rovira i Virgili (URV) e dall’Istituto Max Planck ha analizzato i resti di 25 persone sepolte tra il XII e il XV secolo nel castello di Zorita de los Canes, a Guadalajara.
Dopo aver riesumato i resti dal cimitero del castello, il team di ricerca ha potuto determinare la dieta, lo stile di vita e le cause di morte dei monaci guerrieri dell’Ordine di Calatrava.
I risultati, pubblicati su Scientific Reports, hanno rivelato che 23 individui morirono in battaglia e che seguivano una dieta tipica dell’élite medievale, con un’alta quantità di proteine animali e pesci marini, nonostante la distanza dalla costa. Inaspettatamente, Carme Rissech, ricercatrice dell’URV, ha identificato i resti di una donna tra i monaci guerrieri.
Situato in una delle anse del fiume Tago, nella provincia di Guadalajara, i resti del castello di Zorita de los Canes sono ancora presenti sulla collina dove fu costruito dall’emiro Maometto I di Cordova nell’852. Questa fortezza, eretta per proteggere l’emirato dagli attacchi cristiani, cambiò proprietà due volte fino a essere definitivamente conquistata dai cavalieri dell’Ordine del Tempio nel 1124. Cinquant’anni dopo, Alfonso VIII di Castiglia la cedette all’Ordine di Calatrava, un ordine militare e religioso cistercense, con il compito di difendere il confine dalle incursioni almohadi.
Quando a Carme Rissech, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Mediche di Base dell’URV, fu comunicato che avrebbe ricevuto i resti dei cavalieri di Calatrava, non poteva credere che fossero realmente tali. Nell’ambito del progetto MONBONES, che esamina la dieta e lo stile di vita nei monasteri medievali, i partner del progetto hanno analizzato la presenza degli isotopi di carbonio 14 e azoto 15 nelle ossa dei 25 individui.
Hanno anche studiato i resti animali trovati intorno al castello, che hanno completato le informazioni isotopiche, aiutando a comprendere le abitudini delle persone vissute nel castello tra il XII e il XV secolo. Una volta ottenuti i resti in laboratorio, Rissech li ha esaminati per determinare età, sesso, morfologia, salute, stile di vita e cause di morte. I saldati sarebbero morti in una battaglia avvenuta tra il 1195 e il 1212 d.C. Ai tempi di San Francesco, per richiamare alla mente l’epoca in cui avvennero questi fatti.
Dei 25 scheletri analizzati, 23 mostravano segni di morte violenta, principalmente ferite da punta e colpi contundenti su parti vulnerabili del corpo non protette dalle armi dell’epoca. “Abbiamo osservato numerose lesioni sulla parte superiore del cranio, sulle guance e sulla parte interna del bacino, il che è coerente con l’ipotesi che si tratti di guerrieri”, spiega Rissech. Analizzando le proporzioni ossee, ha scoperto che tra i guerrieri c’era una donna.
In genere, gli scheletri di uomini e donne presentano caratteristiche distintive. “La morfologia delle ossa facciali e del bacino sono gli esempi più evidenti”, spiega Rissech. In alcuni casi queste caratteristiche potrebbero non essere definitive per determinare il sesso, ma in questi resti c’era poca incertezza. Chi era questa donna? Faceva parte dell’ordine? Aveva lo stesso status degli altri cavalieri? Una figura come Giovanna d’Arco può richiamare attenzione su donne che nella storia, anche sotto mentite spoglie, parteciparono ad azioni di guerra.
Le ferite della donna suggeriscono che abbia partecipato e sia morta in battaglia, poiché non vi erano segni di ricrescita ossea. “Potrebbe essere morta come i cavalieri maschi, probabilmente indossando qualche tipo di armatura o cotta di maglia”, dice Rissech. Tuttavia, non presentava gli stessi indicatori dietetici degli altri soggetti analizzati: “In questa donna abbiamo osservato un consumo di proteine inferiore, il che potrebbe indicare uno status sociale inferiore”, afferma. Alcuni ricercatori ipotizzano che fosse una serva chiamata a combattere, ma Rissech non è d’accordo: “Il lavoro di serva avrebbe lasciato segni specifici sulle sue ossa, indicatori di attività fisiche particolari”. Il contenimento proteico potrebbe essere peraltro legato proprio a una dieta naturalmente più femminile, con una minor propensione alle carni e ai grassi.
Il suo scheletro mostra segni tipici dei monaci guerrieri, il cui addestramento all’uso della spada lascia tracce specifiche che sono state trovate anche sulle sue ossa. “Credo che questi resti appartengano a una donna guerriera, ma sono necessarie ulteriori analisi per determinare se fosse contemporanea agli altri cavalieri”, dice Rissech. Secondo lei, dobbiamo immaginarla come una guerriera sulla quarantina, alta poco meno di un metro e mezzo, né robusta né snella, abile con la spada.
La ricerca ha coinvolto anche studiosi dell’Università di Barcellona e archeologi impegnati negli scavi. Fa parte del progetto MONBONES, che adotta un approccio multidisciplinare includendo zooarcheologia, antropologia, ricerca documentaria e analisi molecolare per offrire una nuova prospettiva storica sullo stile di vita, l’alimentazione, la salute, l’economia e la società nei monasteri tra il XIV e il XIX secolo.
L’ordine militare di Calatrava è un antico ordine monastico-militare spagnolo, reso dinastico. Papa Alessandro III approvò l’ordine nel 1164.
Nel 1220, alcuni membri di quest’ordine si spostarono dalla penisola iberica alla volta dell’attuale Polonia su invito del vescovo di Prussia: si chiedeva infatti agli spagnoli assistenza, al fine di reprimere rivolte delle popolazioni locali ostili. È anche per questo che tali soldati, oltre alla promessa di ruoli nella strategia politica, accettando di unirsi alla causa, entrarono a far parte del neonato Ordine di Dobrzyń. Era diviso in due classi (una di religiosi, l’altra di militari) e diretto da un gran maestro.
Dal 1229 al 1294 l’Abbazia di Sant’Angelo de Ursaria fu la sede dell’ordine spagnolo in Italia. Nel 1482 (insieme a quelli di Santiago e Alcántara) l’ordine venne annesso alla corona e Ferdinando II d’Aragona ne divenne gran maestro: papa Alessandro VI rese tale carica ereditaria. Soppresso nel 1931 dal governo repubblicano, venne poi restaurato anche se di fatto sospeso perché legato alla famiglia reale spagnola allora esiliata. Dal 1980 è tornato a svilupparsi, oggi continua a dipendere dalla Corona di Spagna e, come gli altri ordini religiosi-cavallereschi spagnoli, viene governato tramite il Real Consiglio degli Ordini Militari. Attualmente i cavalieri sono 81.