Cammina lungo il fiume e vede un bagliore. Trova questo oggetto del Settecento. Cos’è e a cosa serviva. Rispondono gli archeologi

E’ d’oro? Lei si avvicina. E intuisce cosa sia quel disco che occhieggia tra le pietre e il pietrisco fluviale dove la storia, quotidianamente getta qualche lontano ricordo. Un pezzo che ha impresso, nel proprio cuore d’oggetto, tante vicende.

Tra i numerosi oggetti curiosi e affascinanti che emergono dalle rive del Tamigi grazie ai “mudlarker” (cercatori di tesori nei fondali del fiume), vi sono i gettoni antichi di beneficenza britannici. Ne ha trovato uno, in queste ore una scrittrice britannica. Questi piccoli dischi di metallo, spesso fatti di piombo, racchiudono in sé una storia di carità, scambi e necessità economiche. Un esempio notevole viene raccontato da Lara Maiklem, scrittrice e appassionata di “mudlarking” – attività di ricerca di oggetti nel fango di corsi d’acqua – che ha descritto in un suo post di queste ore il ritrovamento di un gettone di piombo del XVIII secolo, perfettamente conservato e parzialmente dorato, forse per effetto di una reazione chimica con il fango.

“Ho trovato oggi il gettone di piombo più perfetto che abbia mai trovato. Madre Natura lo ha persino parzialmente dorato per me, grazie a una reazione chimica che alcuni metalli subiscono nel fango, dandogli un aspetto dorato.” ha scritto Maiklem.

Cosa sono i gettoni di beneficenza?

I gettoni di beneficenza britannici (detti anche charity tokens o lead tokens) erano strumenti utilizzati dal Medioevo fino al XIX secolo, in alternativa al denaro.

Questi gettoni, spesso realizzati in piombo o altre leghe economiche, erano emessi da istituzioni caritatevoli, chiese, corporazioni o, a volte, da commercianti locali. Funzionavano come una forma di valuta locale, non ufficiale, per facilitare lo scambio di beni e servizi tra le persone più indigenti o coloro che dipendevano dalla carità. Potevano essere utilizzati per acquistare cibo, vestiti o altri beni essenziali presso determinati fornitori che li accettavano.

Perché usare gettoni e non denaro?

La domanda che sorge spontanea è: perché emettere gettoni e non semplicemente distribuire monete? Ci sono diverse ragioni storiche per questo. La prima è che, utilizzando i gettoni, i venditori erano selezionati ed accettavano di ricevere in pagamento i token stessi, che poi portavano in parrocchia o dall’associazione che aveva emesso questa moneta sostitutiva, facendoseli cambiare in moneta corrente o ottenendo qualcosa in cambio.

In questo modo la carità era mirata ad alcuni generi di prima necessità. I poveri, con i gettoni, non potevano andare all’osteria – perché essa non era convenzionata -, non potevano cercare di accumulare gettoni per acquistare beni voluttuari o per pagare l’amore. Le istituzioni caritatevoli, poi, non sempre avevano a disposizione fondi liquidi in grandi quantità, ma potevano gestire risorse attraverso sistemi di scambio di prodotto.

I gettoni potevano quindi essere usati esclusivamente in contesti prestabiliti, assicurando che i poveri potessero accedere ai beni essenziali senza la tentazione o il rischio di utilizzare denaro per scopi diversi. Questo sistema inoltre facilitava il controllo su chi usufruiva della carità e come venivano utilizzati i fondi.

Una storia dal passato

Il racconto di Lara Maiklem sul suo ritrovamento ci trasporta direttamente nel XVIII secolo. Il gettone che ha scoperto è un esemplare perfetto, parzialmente dorato da una reazione naturale con il fango del Tamigi. Questi gettoni, spiega Maiklem, erano utilizzati come una sorta di valuta locale, probabilmente per acquistare beni o servizi di base o come segnapunti nei sistemi di registrazione delle transazioni.

“È del XVIII secolo e sarebbe stato usato in cambio di beni o servizi, oppure come gettone di conteggio”, scrive Maiklem, offrendo uno sguardo diretto alla possibile funzione di questo piccolo oggetto.

Nel corso della storia, sono stati ritrovati molti gettoni simili, ognuno con una sua storia e funzione. Ad esempio, nel XVII e XVIII secolo, era comune che le parrocchie distribuissero gettoni ai poveri in cambio di lavori occasionali o per garantire che i bisognosi ricevessero cibo durante le festività religiose. In altri casi, venivano utilizzati come prova di partecipazione a eventi comunitari o a funzioni religiose.

L’uso dei gettoni in tempi moderni

Oggi, questi gettoni sono oggetti di grande interesse per gli storici e i collezionisti. Ci raccontano di un’economia parallela e di una società che cercava di risolvere il problema della povertà attraverso soluzioni creative e, per certi versi, restrittive. Il ritrovamento di Maiklem ci ricorda che ogni oggetto che emerge dalle profondità del Tamigi ha una storia unica da raccontare. Questi piccoli dischi di metallo, dimenticati da secoli, continuano a portare alla luce storie di solidarietà, controllo sociale e adattamento economico in una Londra che, pur cambiando, ha sempre dovuto fare i conti con le disuguaglianze sociali.

Così, i gettoni di beneficenza britannici restano una traccia tangibile di come la società del passato cercasse di aiutare i più deboli, garantendo al contempo che i limitati fondi fossero impiegati in modo oculato. E oggi, grazie a persone come Lara Maiklem e al fenomeno del “mudlarking”, possiamo riscoprire questi piccoli tesori e imparare ancora di più su una parte spesso trascurata della storia quotidiana.


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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa