Piove. Occhio ai reperti archeologici emergenti. Che fare se trovate cose come queste. Soprattutto tra Veneto costiero, Romagna e Marche

Dopo piogge e mareggiate è possibile fare piccole, grandi scoperte – che vanno sempre segnalate, quando si configurano come possibili materiali archeologici -. Gli oggetti antichi possono essere riportati alla luce dalla violenza dell’acqua o dal costante dilavamento. Quando, specie dopo acquazzoni o giorni di piogge insistenti, camminate per una passeggiata, osservate con attenzione ciò che appare tra la sabbia o sul sentiero. Anni fa turisti, in Puglia, si imbattevano in punte di frecce di selce sul bagnasciuga. Le quantità erano consistenti.

Le punte di freccia sulla battigia

A monte, tra le rocce marine, c’erano grotte che, durante la preistoria, erano utilizzate come spazi funerari. Durante gli acquazzoni, le selci venivano trascinate dalla costa alla battigia. In tutta Italia, poi, è poi possibile imbattersi in grani di ambra.

Essi, se non moderni, potrebbero indicare una vicina area che merita d’essere valutata archeologicamente. Le più alte probabilità di imbattersi in ambra – proveniente dal nord Europa e lavorata sulla penisola italiana in tempi antichi – riguardano le aree costiere del basso Veneto, della Romagna fino alle Marche. Certo non è facile distinguere uno smarrimento recente da una perlina d’ambra antica. Ma si può provare ad indagare. L’ambra è al centro di un crescente interesse nel campo delle indagini archeologiche e storiche.

La Polonia – fulcro produttivo del prezioso materiale antico – rilancia le ricerche archeologiche e gli studi di approfondimento sull’uso dell’ambra nella civiltà antiche e sulle vie di commercializzazione che aprirono, evidentemente, un’era nuova di collegamenti.

In un’intervista rilasciata in queste ore dal prof. Janusz Czebreszuk, direttore dell’Istituto Archeologico Polacco di Atene al PAP polacco, evidenzia il potenziamento delle ricerche archeologiche sull’ambra, specialmente in Grecia. Czebreszuk sottolinea come i Micenei, antichi greci dell’età del bronzo, importassero l’ambra dal nord Europa, probabilmente dai depositi del Mar Baltico. L’ambra, considerata simbolo di potere e connessa a significati religiosi legati al Sole, era un bene di lusso posseduto dalle élite. Le recenti ricerche si concentrano sia sugli aspetti simbolici che sulla sua diffusione attraverso complesse reti di scambio, soprattutto tra le élite europee.

Negli ultimi giorni ci sono state alcune scoperte archeologiche notevoli. In particolare, una ricerca condotta dalle Università di Granada e Cambridge ha rivelato la presenza di ambra baltica sulla Penisola Iberica già 5000 anni fa, molto prima di quanto si pensasse. Frammenti di ambra sono stati trovati nel sito della Cova del Frare, in Catalogna, suggerendo che questa preziosa resina fosse parte di reti commerciali tra l’Europa settentrionale e il Mediterraneo fin dal IV millennio a.C. Questa scoperta riscrive la storia dei commerci e dimostra la complessità delle interazioni culturali tra le diverse regioni preistoriche​(

Ora è possibile stabilirne l’origine

Recenti studi dedicati alla composizione chimica dell’ambra, attraverso le moderne tecniche di spettroscopia hanno permesso di distinguere le diverse provenienze geografiche della sostanza, facilitando la ricostruzione dei movimenti commerciali che collegavano il Mar Baltico alle regioni del Mediterraneo.

Dal punto di vista archeologico, scoperte recenti legate all’ambra sono state fatte in diverse regioni europee e mediorientali. Nel 2022, una scoperta particolarmente rilevante è avvenuta proprio in Polonia, dove un gruppo di archeologi ha riportato alla luce una collezione di perline e pendenti in ambra datati, dalla stratigrafia, al Neolitico, confermando l’importanza di questo materiale per le popolazioni preistoriche. Altri ritrovamenti significativi includono quelli nella Turchia anatolica, dove l’ambra è stata rinvenuta in contesti funerari dell’età del bronzo, suggerendo la sua associazione con pratiche rituali di élite.

L’ambra è una resina fossile prodotta da alberi preistorici, principalmente conifere, che nel corso di milioni di anni si è solidificata e fossilizzata. Si presenta in una vasta gamma di colori, dal giallo dorato al rosso, e occasionalmente include insetti, foglie o altri materiali organici intrappolati durante il processo di fossilizzazione. L’ambra è stata utilizzata sin dall’antichità per la creazione di gioielli – negli scavi si trovano soprattutto grani di fossile forati, per collane, braccialetti o pendenti – amuleti e oggetti decorativi, ma ha avuto anche significati rituali e magici.

Era associata al sole e alla protezione spirituale nelle culture antiche. Le principali fonti di ambra si trovano nella regione baltica, che è stata un centro di commercio lungo la cosiddetta “Via dell’Ambra”, che attraversava l’Europa e arrivava fino al Mediterraneo e oltre

Attira i capelli. La magia dei grani

L’ambra poteva essere considerata magica nel passato, soprattutto a causa delle sue proprietà elettrostatiche. Quando viene strofinata, l’ambra genera una carica elettrica in grado di attirare piccoli oggetti leggeri come pagliuzze o capelli, un fenomeno che poteva essere facilmente osservato anche dalle culture antiche. Questa caratteristica fu una delle prime manifestazioni conosciute di elettricità, e in effetti la parola “elettricità” deriva dal greco “ἤλεκτρον” (élektron), che significa proprio ambra.

Nelle civiltà antiche, l’ambra era spesso associata a poteri mistici e protettivi. Il suo collegamento con il sole, dovuto alla sua lucentezza e al colore dorato, e la capacità di attirare oggetti quando strofinata, potevano suggerire un’energia nascosta, invisibile agli occhi. Questo rafforzava la credenza che l’ambra possedesse proprietà magiche o curative, oltre che un potere protettivo contro il male. La presenza di piccoli insetti, conservati al suo interno, poteva accrescere il potere magico dell’oggetto, cha garantiva l’incorruttibilità dei piccoli corpi.

Gli antichi potevano verificare le proprietà elettrostatiche semplicemente strofinando l’ambra su stoffa o pelle e osservando l’attrazione degli oggetti, un fenomeno affascinante che contribuiva alla sua aura soprannaturale.

L’ambra più famosa e ricercata proveniva dalla regione del Mar Baltico, area che divenne il principale punto di raccolta e distribuzione fin dal Neolitico. Le popolazioni europee ne facevano commercio attraverso una serie di percorsi che collegavano il Baltico al Mediterraneo, alle coste del Mar Nero e al Vicino Oriente.

Il percorso della via dell’ambra

La via dell’ambra attraversava l’Europa centrale e orientale, seguendo il corso dei fiumi come la Vistola e l’Oder, e passando attraverso regioni come la Polonia, la Germania e l’Austria. Da lì si diramava verso sud, raggiungendo la Pannonia (l’odierna Ungheria), la Tracia e la Macedonia, fino ad arrivare all’Italia e alla Grecia. Il Mediterraneo era una delle destinazioni principali, in particolare durante l’età del Bronzo e il periodo romano, quando l’ambra era considerata un materiale di lusso associato a usi rituali, gioielli, amuleti e ornamenti.

La via dell’ambra in Italia

In Italia, l’ambra arrivava principalmente attraverso i passi alpini e le valli del fiume Po, che fungevano da arterie commerciali cruciali. Due erano i percorsi principali:

  1. Percorso alpino orientale: la via scendeva attraverso le Alpi Giulie, lungo il fiume Tagliamento, arrivando fino alla città di Aquileia, uno dei principali centri di smistamento dell’ambra durante il periodo romano. Da Aquileia, la resina veniva distribuita verso altre città dell’Italia settentrionale e centrale, fino a Roma.
  2. Percorso padano: la via seguiva il fiume Po, attraversando le regioni della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, con scali commerciali importanti a Bologna, Modena e Mantova. Da qui l’ambra proseguiva verso l’Etruria e Roma.

Adria e Verucchio erano importanti mercati di ambra durante la preistoria e l’età del Ferro, specialmente lungo la costa adriatica, parte di una rete commerciale più vasta che collegava l’Europa settentrionale con il Mediterraneo. Adria, situata alla foce del Po, era un importante porto di scambio nell’antichità, un nodo cruciale per la Via dell’Ambra che collegava il Mar Baltico al Mediterraneo attraverso le Alpi. Da Adria, l’ambra baltica giungeva a Roma e altre città mediterranee.

Verucchio, invece, nella Romagna, era un altro centro significativo per la lavorazione e lo scambio dell’ambra, soprattutto durante l’età del Ferro, come testimoniato dai ricchi corredi funerari rinvenuti nelle sue necropoli. L’ambra trovata in queste tombe, soprattutto sotto forma di ornamenti, testimonia la sua importanza simbolica e commerciale.

Diversa località adriatiche, come Spina e Ancona, erano altri centri rilevanti per il commercio dell’ambra, con il porto di Spina che svolgeva un ruolo di raccordo tra i mercati etruschi e quelli dell’Europa centro-orientale. Il commercio lungo l’Adriatico serviva quindi a collegare le rotte terrestri e marittime, facilitando lo scambio di ambra con altri beni di lusso, come metalli preziosi e ceramiche, lungo la penisola italiana.

La distribuzione di ambra nei contesti archeologici di queste aree sottolinea come le popolazioni locali fossero coinvolte in un sistema commerciale internazionale.

I principali ritrovamenti archeologici in Italia legati all’ambra

1. Aquileia

Aquileia, in Friuli-Venezia Giulia, fu uno dei principali nodi della via dell’ambra nel mondo romano. I numerosi ritrovamenti di gioielli, amuleti e oggetti votivi in ambra indicano l’importanza di questo materiale nelle pratiche rituali e come segno di status sociale. Il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia conserva una vasta collezione di oggetti in ambra, dimostrando la portata del commercio e della lavorazione locale.

2. Tomba Regolini-Galassi (Cerveteri)

Nel Lazio, in particolare nell’area etrusca, l’ambra era molto ricercata. Nella famosa Tomba Regolini-Galassi a Cerveteri, risalente al VII secolo a.C., furono rinvenuti numerosi oggetti in ambra, tra cui pendenti, perle e amuleti. Questo sito testimonia l’importanza dell’ambra nelle sepolture aristocratiche e il suo legame con il potere e la spiritualità.

3. Bologna e la cultura villanoviana

Anche a Bologna, in contesti villanoviani (IX-VIII secolo a.C.), sono stati rinvenuti oggetti in ambra. Il legame di Bologna con la via dell’ambra si riflette nei reperti funerari della necropoli della Certosa, dove sono stati trovati numerosi monili in ambra, spesso associati a guerrieri e individui di alto rango sociale.

4. Verucchio

Un altro sito importante è Verucchio, vicino a Rimini, dove le tombe villanoviane hanno restituito ricchi corredi funerari con oggetti in ambra, risalenti all’età del Ferro. Questo sito mostra l’influenza del commercio dell’ambra nelle culture italiche già in epoche precedenti al periodo etrusco e romano.

5. Pompei

A Pompei, la città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., sono stati trovati numerosi gioielli in ambra nelle case dei ricchi cittadini romani. Questi oggetti dimostrano la diffusione dell’ambra anche in ambito privato e il suo valore come ornamento personale nel periodo romano.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa