Sepolture di bambini di 2000 anni fa nelle cucine di casa o in giardino. Anomalie? Sacrifici umani? Nuovi studi. La risposta degli archeologi

Un recente studio condotto da un team di scienziati spagnoli ha raggiunto conclusioni sulle cause di morte di neonati appartenenti alla cultura iberica, nel periodo romano, più di 2.000 anni fa. I ricercatori dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB) e dell’Università di Vic – Università Centrale della Catalogna (UVic-UCC) erano chiamati a stabilire se la causa di morte di numerosi bambini, sepolti nelle abitazioni o negli anditi delle proprietà, durante l’Età del Ferro, sia ascrivibile a infanticidi o sacrifici rituali com’ era ipotizzato da alcuni ricercatori spagnoli. La studio dei sacrifici umani riveste grande importanza in antropologia e psichiatria perché può rivelare il retroterra arcaico di aree psichiche che potrebbero essere riattivate in condizioni particolari.

Queste indagini sono anche fondamentali nell’ambito di meccanismi sociali e sociologi arcaici.

La cultura iberica e le sepolture atipiche

La cultura iberica si sviluppò lungo le coste orientali e meridionali della Penisola Iberica durante l’Età del Ferro, dal VIII al I secolo a.C. Gli Iberici, come tante popolazioni europee dell’epoca dei metalli, sottoponevano i defunti ad incinerazione e i loro resti venivano poi deposti in urne e sepolti in necropoli. Tuttavia, gli archeologi hanno rinvenuto numerose sepolture di neonati che non seguirono questo consueto processo. Invece di essere cremati e sepolti in cimiteri, questi bambini furono inumati in prossimità di abitazioni o strutture produttive, suscitando domande sul significato di queste pratiche inconsuete.

La posizione e la modalità di sepoltura portarono a ipotesi controverse, tra cui quella dell’infanticidio o del sacrificio rituale. Data l’assenza di cremazioni e il contesto domestico delle sepolture, alcuni studiosi ipotizzarono che questi neonati potessero essere vittime di pratiche violente, usate per scopi religiosi o sociali. Il fenomeno dell’inumazione domestica dei bambini avveniva anche a Roma e, in genere, in tutta la penisola italiana.

L’analisi innovativa dei denti: una finestra sulla vita dei neonati

Il gruppo di ricerca spagnolo ha cercato di capire se i piccoli fossero oggetto di riti sacrificali. Gli studiosi hanno usato un approccio scientifico innovativo, utilizzando l’analisi dei denti di 45 scheletri di neonati provenienti da siti archeologici dell’Età del Ferro in Catalogna. Servendosi di tecniche avanzate, come la microscopia ottica e l’immersione con luce di sincrotrone, i ricercatori sono riusciti a determinare con precisione il momento della nascita e della morte di questi infanti, fornendo una visione chiara delle loro cause di decesso.

L’analisi delle linee di crescita presenti nei denti dei neonati, inclusa la “linea neonatale” che si forma al momento del parto, ha permesso agli scienziati di stabilire se i bambini fossero nati vivi e per quanto tempo avessero vissuto. Le scoperte, pubblicate nel Journal of Archaeological Science, hanno confermato che la maggior parte dei neonati morì per cause naturali, come complicazioni durante il parto o nascite premature. In particolare, quasi la metà dei neonati esaminati morì durante il periodo perinatale, ovvero tra la 27ª settimana di gestazione e la prima settimana di vita extrauterina.

Dati rivoluzionari: la natura e non il sacrificio alla base delle morti

Lo studio ha fornito prove solide che confutano le precedenti teorie di infanticidio o sacrificio. La scoperta che quasi tutti i neonati morirono durante o subito dopo la nascita, molti dei quali prematuri, suggerisce che queste morti siano state il risultato di complicazioni legate al parto, una condizione comune in molte società antiche. Secondo il coautore dello studio, Xavier Jordana, professore associato presso la UAB, “questi dati rafforzano l’ipotesi che la maggior parte delle morti perinatali furono causate da fattori naturali, come le complicazioni alla nascita o problemi di salute legati alla prematurità, e non da pratiche culturali come l’infanticidio o il sacrificio rituale.”

Un altro aspetto interessante emerso dallo studio riguarda l’età massima dei neonati sepolti. I ricercatori hanno riscontrato che nessuno degli infanti aveva vissuto oltre i due mesi di vita, suggerendo una possibile pratica culturale che prevedeva la sepoltura dei neonati defunti in spazi domestici. Queste consuetudini riguardavano anche i Romani, che, in genere, seppellivano, entro gli spazi domestici sia i neonati che i bambini piccoli.

La tecnologia di sincrotrone: una conferma scientifica

Per validare ulteriormente i risultati ottenuti con la microscopia ottica, i ricercatori hanno utilizzato la luce di sincrotrone presso l’Alba Synchrotron di Barcellona, una tecnica altamente sensibile che permette di analizzare la composizione chimica delle linee dentali post-neonatali. Questo ha permesso di rilevare un aumento dei livelli di zinco, elemento passato dalla madre al bambino attraverso l’allattamento, confermando così il periodo di vita extrauterina di molti dei neonati esaminati.

L’uso combinato di queste tecnologie ha consentito ai ricercatori di ottenere informazioni dettagliate e concrete sulla mortalità infantile nelle popolazioni iberiche, aprendo nuove prospettive per future ricerche sulla vita e le pratiche culturali delle antiche popolazioni.

Conclusioni e prospettive future

Lo studio condotto dai ricercatori spagnoli non solo ha svelato un importante mistero sulle cause di morte dei neonati iberici, ma ha anche introdotto una metodologia all’avanguardia per lo studio delle popolazioni antiche. L’uso della linea neonatale come indicatore temporale permette di comprendere meglio il delicato equilibrio tra vita e morte nelle società preistoriche.

Secondo gli autori dello studio, questa metodologia pionieristica potrebbe essere applicata in altre ricerche per risolvere misteri analoghi su antiche popolazioni. In questo senso, il lavoro dei ricercatori rappresenta un punto di svolta per la bioarcheologia e per lo studio delle pratiche culturali legate alla morte infantile nelle società preistoriche.

Le scoperte offrono dunque una visione più chiara e umana delle difficoltà che gli antichi Iberici affrontavano durante il processo di nascita, allontanando le teorie di violenza e sacrificio e mettendo in luce il dramma naturale della mortalità infantile.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa