Siamo nel V secolo a.C., in una delle antiche case della città di Akragas, l’odierna Agrigento. Un uomo, consapevole dell’importanza delle benedizioni e dei riti propiziatori, si appresta a eseguire un gesto quasi sacro. Davanti all’ingresso della casa in costruzione o in ristrutturazione, scava un piccolo spazio, vi poggia un’offerta agli dei e, con grande cura, la fissa con un chiodo di metallo. Sopra, posiziona una coppetta in ceramica, e infine appicca il fuoco, permettendo alle fiamme di consumare simbolicamente ciò che gli dei dovranno ricevere come dono.
Il tempo passa, e questa piccola e misteriosa offerta votiva, sepolta e dimenticata, sopravvive per oltre 2500 anni. Grazie agli scavi del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, questa testimonianza risorge dalla terra, lasciandoci soltanto un chiodo consumato dal tempo e alcuni resti carbonizzati.
Ma cosa rappresentava questo chiodo? E cosa esattamente esso fissava?
La scoperta ha destato grande interesse negli studiosi, che sono ancora al lavoro per interpretare il significato di questo ritrovamento unico. Le ipotesi sono affascinanti: il chiodo poteva inchiodare un piccolo simulacro, forse una statuetta che rappresentava un’entità negativa, una sorta di protezione contro le energie avverse. In alcune culture, simili riti propiziatori prevedevano persino la presenza di animali sacrificati, inchiodati simbolicamente per garantirne la protezione o allontanare le influenze maligne. Tuttavia, è anche possibile che la figura inchiodata rappresentasse un’offerta di buon auspicio, un gesto di gratitudine per le future protezioni degli dei.
Gli archeologi sono affascinati dal gesto delicato e al tempo stesso deciso del nostro antico “capofamiglia” che, nel predisporre questa offerta, sembra quasi voler dire alle divinità: «Proteggete questo luogo e la mia famiglia». Un chiodo piantato, un atto simbolico e potente che ha attraversato i secoli per raggiungerci.
La tradizione dei riti di fondazione delle case
Nell’antichità, i riti di fondazione delle case erano diffusi in molte culture. Il sacrificio, solitamente eseguito davanti alla soglia di una nuova abitazione, intendeva garantire la benevolenza divina e una protezione contro le influenze maligne. Ogni gesto aveva un preciso significato: la posa dell’oggetto, l’atto di inchiodarlo, e infine l’incendio simbolico. Gli scavi nella Valle dei Templi stanno portando alla luce molte di queste piccole storie sepolte, rivelando l’intimo rapporto tra gli antichi abitanti di Akragas e le loro divinità protettrici.
La scoperta è accessibile al pubblico
L’area di scavo, posta in un contesto paesaggistico mozzafiato, è visitabile grazie al sistema del “cantiere aperto”, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16. Chiunque desideri avvicinarsi a questa scoperta può farlo direttamente dalla Via Sacra, grazie a un percorso predisposto che porta proprio nell’area di scavo tra il tempio di Giunone e il tempio della Concordia.