I profumi nell’antica Roma non erano solo un lusso, ma veri e propri strumenti culturali, religiosi e sociali. Tra le molteplici fragranze che accompagnavano la vita quotidiana dei Romani, un posto speciale spetta al leggendario profumo dei gladiatori, un unguento dall’aura mitica che avrebbe stregato le donne dell’epoca, forse anche per la presenza elevata di feromoni. Ma quanto c’è di vero in queste storie? E come si inserisce il culto delle fragranze nella vita e nella società romana?
Il mondo dei profumi romani: un lusso per pochi o una pratica diffusa?
Nell’antica Roma, i profumi venivano utilizzati in molti contesti: per i rituali religiosi, durante le cerimonie, nelle terme e nella vita privata. Le fragranze erano considerate non solo simbolo di lusso, ma anche un segno di civiltà e un ponte tra l’uomo e il divino. Il poeta Ovidio, nel “De Arte Amandi”, sottolinea l’importanza del profumo come strumento di seduzione, suggerendo che un buon odore potesse incrementare l’attrattiva personale.
I Romani importavano le materie prime per i profumi da tutto il mondo conosciuto:
- Mirra e incenso provenivano dall’Arabia e dalla Somalia.
- Cannella e cassia giungevano dall’India.
- Rose, gigli e violette erano coltivati nel bacino del Mediterraneo.
- L’ambra grigia e il muschio, rari e preziosi, venivano importati dall’Asia centrale e dall’Oceano Indiano.
La produzione dei profumi era una vera e propria arte. Gli unguenti, chiamati unguentaria, venivano preparati da speziali e profumieri (unguentarii) che spesso operavano nei mercati e nelle botteghe delle grandi città.
Il profumo dei gladiatori: un mito affascinante
Il cosiddetto “profumo dei gladiatori”, noto in latino come gladiatorum unguentum, occupa un posto peculiare nella cultura romana. Secondo alcune fonti, si trattava di un unguento ricavato dal sudore dei gladiatori, raccolto raschiandolo dai loro corpi con uno strumento chiamato strigile. Questo unguento era poi mescolato con oli aromatici e spezie per produrre una fragranza che, secondo la tradizione, era venduta come afrodisiaco.
Lo storico Suetonio, nella sua opera “Vite dei Cesari”, menziona come le donne romane fossero attratte dai gladiatori non solo per il loro fisico e il coraggio, ma anche per il fascino associato alla loro sudorazione e al loro odore. Sebbene non vi siano prove definitive che il sudore dei gladiatori fosse realmente usato come base per profumi, il mito suggerisce l’esistenza di una connessione tra la virilità dei combattenti e il desiderio delle donne.
La produzione: oli, sudore e spezie
Gli ingredienti principali
La base del profumo dei gladiatori era l’olio d’oliva, essenziale per trattenere le essenze aromatiche. A questo venivano aggiunti:
- Erbe aromatiche come timo e rosmarino.
- Fiori come la rosa e il giglio.
- Spezie come cannella e chiodi di garofano.
Nel caso del gladiatorum unguentum, si ipotizza che il sudore o altre secrezioni corporee fossero mescolati agli oli per accentuarne l’unicità e, forse, per rafforzare l’associazione simbolica con la virilità.
Chi produceva il profumo?
Il profumo dei gladiatori era probabilmente realizzato da profumieri specializzati, ma la raccolta del sudore e degli oli corporei potrebbe essere stata effettuata direttamente nelle arene o nelle palestre (ludi). Questi prodotti potevano essere venduti in piccole quantità, a caro prezzo, per le classi più abbienti che desideravano possedere qualcosa legato ai celebri combattenti.
Chi lo usava e perché piaceva alle donne?
Il gladiatorum unguentum non era un prodotto per tutti. I gladiatori erano icone di virilità, forza e coraggio. La fascinazione per il loro profumo rispecchiava il desiderio di catturare un frammento di quella mascolinità quasi divina. Le donne di alto rango erano particolarmente attratte dai gladiatori, come riportano vari autori antichi.
Seduzione e status
L’uso del profumo associato ai gladiatori era anche un modo per esprimere il proprio status sociale. Possedere un unguento così raro significava partecipare al culto popolare di questi combattenti, unendosi all’ammirazione generale per i giochi gladiatori.
Un fascino pericoloso
Tuttavia, il fascino esercitato dai gladiatori era controverso. Essi appartenevano al gradino più basso della scala sociale, essendo spesso schiavi o prigionieri di guerra. Cicerone, nelle sue opere, critica le donne che si lasciavano sedurre da questi uomini, considerandolo un affronto ai valori della società romana.
Le prove archeologiche e storiche
Le fonti antiche offrono pochi dettagli concreti sulla composizione e sulla diffusione del gladiatorum unguentum. Tuttavia, i ritrovamenti archeologici forniscono indizi sulla cultura olfattiva romana. Tra gli oggetti più significativi ci sono:
- Bottigliette per unguenti in vetro o ceramica, rinvenute nelle necropoli.
- Strigili, strumenti usati dai gladiatori per raschiare sudore e olio dalla pelle, spesso decorati con simboli gladiatori.
- Resti di laboratori per la produzione di profumi, come quelli scoperti a Pompei, dove sono stati ritrovati mortai e pestelli utilizzati per mescolare le essenze.
Conclusioni
Il profumo dei gladiatori, tra mito e realtà, rappresenta un aspetto affascinante della cultura romana. Pur mancando prove definitive sulla sua composizione e uso, il concetto di gladiatorum unguentum riflette il culto della personalità che circondava i gladiatori, elevandoli a oggetti del desiderio e simboli di una virilità idealizzata.
Attraverso la produzione di profumi e unguenti, i Romani non solo celebravano i sensi, ma costruivano un mondo di simboli e significati che ancora oggi affascina e interroga gli studiosi.
La fotografia di copertina è una libera rielaborazione disegnativa, ispirata a una foto di foto di Diego Delso