Nel cantiere di via Fucci a Pompei, destinato alla costruzione di un parcheggio interrato dietro la stazione ferroviaria di Pompei Santuario, sono stati riportati alla luce straordinari resti archeologici, tra cui una necropoli preromana risalente al periodo tra il III e il I secolo a.C. La scoperta, avvenuta nell’ambito dei lavori di ammodernamento della linea ferroviaria Circumvesuviana, include 35 sepolture, tra cui una tomba di bambina – una prima osservazione del bacino e dei femori porterebbe a questa identificazione di genere – con un corredo funerario di rilievo. La scoperta della tomba della bambina è avvenuta nelle scorse ore ed è stata annunciata da Mariano Nuzzo, Soprintendente ABAP Area Metropolitana di Napoli.
Il corredo funerario: un tesoro di cultura e tradizione
Tra gli oggetti rinvenuti nella tomba spiccano una raffinata coppa in vernice nera e diversi vaghi di collana in pasta vitrea. Sono loro gli “oggetti misteriosi“, deposti accanto al ginocchio della piccola, molto eterogeni per forma e lavorazione, alcuni dei quali di design “modernissimo“. Questi ultimi, caratterizzati in diversi casi da decorazioni policrome. Spesso queste perline di vetro coloratissime, a quanto ci risulterebbe da recenti ritrovamenti nell’Europa romana, sono associati a tombe di bambine, ragazzine o giovani donne.
Alcuni vaghi presentano inserti colorati e texture perlacee, che li rendono simili alle verrine, mentre altri sono vividamente colorati o monocromatici in tonalità di verde. Altri ancora sono stati lavorati in modo da porre in evidenza elementi madreperlacei. Pensandoli uniti, vediamo una possibile collana multicolore.
La disposizione delle perline vicino alle ginocchia della defunta suggerisce che potessero essere parte di una collana-gioco o semplicemente offerte simboliche.
L’uso prevalente di tali oggetti da parte di bambine e giovani donne nell’antichità riflette una marcata attenzione verso gli ornamenti personali, che rappresentavano non solo bellezza, ma anche protezione simbolica o status sociale. Probabilmente queste perline furono poste dai genitori sulla tunica della bambina. Erano legate a una corda e tintinnavano, muovendole? Erano forse un gioco della bambina? Le fu messo in mano il capo superiore del filo? Oppure era il dono di una madre o di una sorella che vollero, in questo modo, stare accanto a lei? Al di là dei rituali codificati, ogni sepoltura ha varianti molto personali, che non possono essere riportate tutte a una consuetudine codificata, ma che potrebbero essere lette nell’ambito delle storie individuali e della famiglia.
La necropoli e i campi arati di Pompei
La necropoli di via Fucci è un’importante testimonianza del periodo preromano a Pompei, un tempo caratterizzato da insediamenti rurali e pratiche agricole, come dimostrano i campi arati perfettamente conservati. Oltre alle sepolture, sono stati rinvenuti frammenti ceramici con bolli di provenienza nordafricana, che aprono la possibilità di influenze culturali e commerciali più ampie.
Il soprintendente Mariano Nuzzo ha ipotizzato che la necropoli si estenda oltre il cantiere attuale, suggerendo ulteriori esplorazioni per comprendere meglio la popolazione e le pratiche funerarie dell’epoca.
Vaghi di collana con motivi policromi: arte e simbologia
I vaghi di collana rinvenuti nella tomba di via Fucci rappresentano un esempio straordinario di artigianato antico. Tra questi, spiccano quelli con motivi a strisce o decorazioni policrome, che richiamano le celebri murrine, una tecnica di lavorazione del vetro nota per i suoi effetti cromatici complessi e suggestivi.
La tecnica di lavorazione
Questi vaghi erano realizzati sovrapponendo strati di vetro di colori diversi, che venivano successivamente lavorati per creare strisce, puntini o motivi geometrici. Una volta fuso, il vetro veniva tagliato in piccole sezioni e modellato per formare le perline. Le tonalità vivaci, come il blu, il verde e il giallo, spesso contrastavano con il nero o il bianco, creando un effetto visivo di grande impatto.
La tecnica delle “murrine”, simile a quella impiegata per i vaghi, era diffusa già nel mondo mediterraneo, soprattutto tra gli Egizi, i Fenici e i Romani, ed era utilizzata per creare oggetti di ornamento e decorazione. I vaghi di via Fucci, con inserti a strisce, dimostrano la conoscenza di queste tecniche avanzate anche in contesti più locali e quotidiani.
Diffusione e significato
Il ritrovamento di questi vaghi a Pompei si collega alla vasta rete di scambi commerciali che caratterizzava il Mediterraneo antico. La pasta vitrea era un materiale versatile e relativamente economico, che permetteva di produrre oggetti preziosi accessibili anche ai ceti meno abbienti. Questo spiega la loro diffusione sia in contesti di lusso sia in ambiti più modesti, come testimonia il loro uso frequente nei corredi funerari.
Questi piccoli tesori offrono uno scorcio sul mondo antico, dove l’estetica si intrecciava con la simbologia e la tradizione, rendendo ogni oggetto un ponte tra la vita e l’eternità.