“Abbiamo trovato sarcofagi di epoca romana, 220 tombe e un pozzo di 2000 anni!”: la scoperta eccezionale in un luogo tenuto segreto. Cosa ci facevano li? Perché il pozzo è pieno di oggetti?

La scoperta: una storia iniziata per caso. Tutto ha avuto inizio con un sopralluogo archeologico preventivo legato a un progetto di espansione di una cava. Dal terreno emergono numerose sepolture, accompagnate da cocci di vasi e altri oggetti. Anche un pozzo è stato portato alla luce. L’attenzione degli archeologi si è così concentrata in questo luogo carico di suggestioni e di storia. La località ha svelato un tesoro nascosto sotto quattro ettari di terreno, rimasto protetto per millenni. Le operazioni, avviate da circa quattro mesi, sono condotte da Archeodunum, un operatore specializzato in archeologia preventiva.

Per evitare il rischio di saccheggi, il sito è stato mantenuto segreto fino a ora. Tuttavia, il lavoro degli archeologi ha portato a una serie di ritrovamenti eccezionali.

Il sito di scavo si estende su quattro ettari nel comune di Marcelus vicino a Marmande nel Lot-et-Garonne. • © Archeodunum

Tre necropoli e un pozzo “pieno di storia”

Un sito archeologico di straordinaria importanza è così stato portato alla luce nei pressi di Marmande, in Francia, svelando tracce di una presenza umana che abbraccia almeno dodici secoli di storia. Tra i reperti rinvenuti: un pozzo di 2000 anni, tre necropoli con 220 tombe, sarcofagi e urne funerarie, in un contesto che racconta un’antichissima comunità insediata lungo il corso della Garonna.

Tra le scoperte più significative, spiccano tre necropoli, che abbracciano un arco temporale dal VII secolo a.C. al Medioevo. Si tratta di 220 tombe, alcune delle quali in condizioni straordinariamente buone, nonostante le difficoltà di conservazione dovute ai terreni acidi e all’erosione della vicina Garonna.

Uno dei sarcofagi ritrovati © Archeodunum

«Abbiamo trovato un pozzo profondo cinque metri, risalente a circa 2000 anni fa», racconta Emmanuelle Meunier, una delle archeologhe. «Quando il pozzo non era più utilizzabile, gli abitanti dell’epoca lo trasformarono in una sorta di discarica, riempiendolo di anfore e altri oggetti, tra cui ceramiche di origine italiana».

Cosa raccontano i sarcofagi e gli oggetti ritrovati

Tra i resti delle necropoli spiccano un sarcofago in pietra, che conserva ancora i resti del defunto, e un’urna funeraria in terracotta. Anche se la maggior parte degli scheletri è andata perduta, gli oggetti recuperati – tra cui vasellame e utensili – permettono agli archeologi di ricostruire dettagli cruciali sulla vita e sulle tradizioni funerarie delle popolazioni che abitarono la regione.

«Il fatto le tre necropoli siano esistite nello stesso luogo per secoli dimostra che qui c’era un insediamento stabile e importante», spiega Alexandre Lemaire, responsabile delle operazioni. «Eppure la storia si era completamente dimenticata di questo luogo».

Ritrovamenti sul fondo del pozzo. Qui venivano gettati dagli antichi abitanti pezzi di anfore e vasellame.  • © T. Gardet / France 3 Aquitaine

Un’eredità da studiare e conservare

Tutti i reperti, ora custoditi a Tolosa, saranno sottoposti a un’analisi approfondita nei prossimi due anni. Questo lavoro contribuirà a svelare ulteriori dettagli su come vivevano – e morivano – le antiche comunità di Marcelus, aggiungendo un capitolo fondamentale alla storia della regione.

La scoperta di sarcofagi, tombe e antichi manufatti a Marcelus non è solo un emozionante viaggio nel passato, ma anche un promemoria di quanto la terra nasconda ancora storie straordinarie, pronte a essere riportate alla luce. Un tesoro archeologico che continua a rivelare i segreti di un’umanità che non c’è più, ma che parla ancora attraverso le sue tracce.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa