Tra le pietre trovano una statuetta romana del III secolo. “Non è Gesù Bambino”. Chi è quel piccolo? Che funzione aveva il bronzetto? Il mistero risolto dagli archeologi. Qui le risposte

Il prezioso bronzetto rappresenta un enigma. Poteva stare seduto o sdraiato, grazie al retro piatto. La statuetta non ha attributi. Eros? Al reperto mancano ali o arco. Ercole bambino? Al reperto mancano gli attributi del dio. Il piccolo Bacco? Manca dell’uva. Arpocrate-bambino? Non fa il gesto del silenzio. Gesù? Troppo presto… Uno studio cerca di far luce sul personaggio. E Stile arte fornisce, in integrazione, una propria chiave per risolvere il mistero.

Nelle rovine di Shivta, un antico e piccolo villaggio bizantino situato nel deserto del Negev, gli studiosi hanno scoperto una singolare figura di bronzo raffigurante un bambino seduto. Questo ritrovamento, apparentemente ordinario, racconta una storia affascinante che si estende attraverso i secoli e rivela lo scambio culturale tra le epoche romana e bizantina.

Recentemente è stato pubblicato uno studio dedicato a questa statuina, intitolato “A Roman Bronze Figurine of a Seated Infant from Shivta in the Negev”, a cura di Avner Erlich, Yael Asscher e Yotam Tepper. Lo studio è apparso sulla rivista Palestine Exploration Quarterly, offrendo nuove prospettive sul significato e sul contesto del ritrovamento. I ricercatori concludono che la statuetta potrebbe essere stata una reliquia familiare o un’antichità riadattata nella Shivta bizantina come amuleto o pezzo decorativo.

“La statuetta in bronzo di un ragazzo seduto che è al centro di questo articolo è stata un ritrovamento casuale in superficie scoperto tra le rovine, a sud dei bacini idrici pubblici. – sc rivono Avner Erlich, Yael Asscher e Yotam Tepper – È stata trovata in cima ai resti di una grande struttura domestica identificata come Edificio 82, a sud-ovest della South Church. I resti in quest’area sono tutti datati al periodo bizantino e al primo periodo islamico (non oltre la fine dell’VIII secolo). Al contrario, la statuetta risale al periodo romano. Abbiamo studiato l’iconografia e la datazione di questa statuetta e mira a decifrare la discrepanza tra la sua datazione romana e il suo contesto bizantino”.

Shivta: un crocevia di epoche

Shivta, dichiarata Patrimonio Mondiale dall’UNESCO nel 2005, fiorì tra i periodi romano, bizantino e fino alla prima era islamica. Gli scavi archeologici condotti nel sito hanno rivelato strutture domestiche, chiese, strade e sistemi agricoli avanzati che riflettono una comunità prospera. Tuttavia, la scoperta di questa figura di bronzo, datata tra il II e il III secolo d.C., aggiunge una dimensione intrigante alla comprensione di Shivta come crocevia tra culture ed epoche.

Una scoperta enigmatica

Il ritrovamento è stato effettuato nei resti di un’abitazione vicino alla chiesa sud, un’area identificata principalmente con l’era bizantina. Curiosamente, non sono state trovate strutture o ceramiche significative dell’epoca romana all’interno dell’insediamento, il che solleva domande su come questo oggetto sia arrivato lì.

Descrizione e analisi della statuina

La statua, alta solo 3,2 centimetri, rappresenta un bambino nudo con le braccia tese in avanti, come se chiedesse di essere sollevato. Sebbene il suo viso paffuto e la postura suggeriscano caratteristiche comuni alle figure infantili dell’epoca ellenistica e romana, manca degli attributi tipici di dei infantili come Harpocrate, Eros, Dioniso, Ercole. Questo indica che potrebbe aver fatto parte di una composizione più grande, forse accompagnata dalla figura di una madre.

Le analisi tecnologiche effettuate mediante spettroscopia di fluorescenza a raggi X hanno rivelato che la statua è stata realizzata con rame mescolato a piombo e stagno, seguendo la tecnica della cera persa, comune all’epoca. Queste leghe non solo facilitavano la modellazione del metallo, ma suggeriscono anche un’origine in un laboratorio specializzato, probabilmente egiziano o del Mediterraneo orientale.

Ipotesi sull’uso della statuina

Il contesto del ritrovamento suggerisce che questa statua di origine romana non fosse un semplice ornamento. Gli oggetti antichi come questo spesso acquisivano un significato speciale in epoche successive. Si ipotizza che possa essere stata un’eredità familiare, un oggetto prezioso trasmesso di generazione in generazione, o un talismano, carico di potere simbolico o apotropaico per proteggere il suo possessore dal male o attrarre buona fortuna.

Riutilizzo culturale e spiritualità

Il riutilizzo di artefatti romani in contesti bizantini non è un caso isolato. Altri ritrovamenti a Shivta, come una moneta romana riutilizzata come pendente nel periodo bizantino, indicano che gli abitanti dell’epoca valorizzavano gli oggetti antichi per le loro connessioni con il passato e il loro potenziale spirituale.

Piccoli Dei romani, gemelli di Gesù Bambino

“Nelle statuette romane in bronzo, il motivo di un bambino nudo seduto che allunga le braccia in avanti è molto popolare e compare in tutto l’Impero romano. – spiegano gli autori dello studio – Viene identificato con uno dei quattro dei: Arpocrate, Eros, Dioniso o Eracle. Arpocrate ed Eros sono Dei bambini nell’iconografia romana, mentre l’iconografia di Dioniso ed Eracle varia dai bambini agli adulti, e la loro rappresentazione come bambini è legata ai miti della loro prima infanzia”. Il problema è che, in molti casi, queste divinitàbambine sono dotate di attribuiti, cioè di oggetti o di simboli che ne favoriscono l’identificazione. Perché, allora, questa statuetta è senza attributi? Potrebbe essere un Gesù Bambino, uno dei primi prodotti ai fini devozionali? Probabilmente no.

Ma forse il produttore – questo è il nostro parere, a livello di Stile arte – creò un bambino “polifunzionale“, che potesse essere adattato alle diverse esigenze di culto, che assumesse cioè una propria precisa connotazione soltanto quando accostato ad altre statuette o inserito in contesti caratterizzanti. “Teniamo conto del fatto che le statuette di bronzo erano realizzate con fusioni, entro uno stampo. E pertanto potevano essere oggetto di produzioni seriali. – dicono gli studiosi di Stile arte – Creare uno stampo che non presentasse un bambino identificabile, ma l’immagine tridimensionale di un piccolo che essere proposta a un ventaglio ampio di possibili acquirenti – e perché non pensare anche a una possibile utilizzazione, in estensione, come giocattolo per le bambine? -presentava un vantaggio per il produttore. Un solo stampo, numerose copie. Del resto il ritrovamento della statuetta in un contesto bizantino potrebbe farci pensare a una riutilizzazione cristiana del bimbo stesso”. “La statuetta – a partire dal completamento con un arco – poteva essere un piccolo Eros. La postura è quella di un piccolo arciere. Ma non solo. – dice Stile arte – Le mani potevano però essere dotate di altri attributi o rappresentare un abbraccio. Quindi la figura poteva essere utilizzata per più Dei Bambini. Gli attributi, aggiunti in un secondo momento, e i contesti di collocazione conferivano così l’identità al piccolo”.

“Il bambino Shivta non ha attributi e quindi non può essere identificato con nessuna delle divinità sopra menzionate. – affermano invece Avner Erlich, Yael Asscher e Yotam Tepper nello studio – In sintesi, la statuetta in bronzo di Shivta ritrae un neonato, piuttosto che una divinità specifica. Tuttavia, l’ispirazione sembra provenire dall’Arpocrate seduto, i cui bronzi sono più comuni nelle regioni limitrofe, piuttosto che dagli altri dei tipici delle province occidentali. È plausibile che questa figurina sia stata realizzata da un laboratorio egiziano. Forse faceva parte di un gruppo con la madre, oggi perduto. Questa composizione è stata attribuita a figurine simili provenienti dai Paesi Bassi in base ai loro glutei piatti e alla stessa postura che caratterizza il bronzo di Shivta. Un’altra possibilità è che la forma piatta dei glutei fosse dovuta al fatto che la figurina era attaccata a una lampada o a un recipiente di bronzo”.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa