Un piccolo, prezioso ciondolo in nephrite – pietra che noi conosciamo con il nome comune di giada – risalente al del Neolitico è stato trovato nei pressi dei resti di un’antichissima abitazione, risalente al Neolitico. L’oggetto, di piccole dimensioni, fu realizzato in una pietra proveniente da lontano.
Il ciondolo è stato portato alla luce a a Svinjarička Čuka, in Serbia. Esso reca il simbolo di una divinità femminile. Secondo gli archeologi raffigura una creatura simile a una rana che partorisce. L’oggetto è stato trovato tra i resti di un’ampia casa di 7600 anni fa. Ne dà notizia ora la rivista Archaeology, con un saggio – firmato da Barbara Horejs, Aleksandar Bulatović, Michele Brandi, Laura Dietrich, Bogdana Milic, Ognjen Mladenović, Lucas Waltenberger e Lyndelle Webster – che mette in luce, anche attraverso questo ciondolo, la presenza di una sorta di corridoio territoriale percorso dalle culture neolitiche, probabilmente alla ricerca di nuove terre libere e fertili, tra Anatolia ed Europa. Fu, naturalmente, un’epoca di grandi innovazioni e di migrazioni che portarono in Europa, in cui permanevano i cacciatori-raccoglitori, nuovi abitanti e nuove tecnologie e, soprattutto, l’agricoltura e le case.
Un ciondolo che viene da lontano
Il ciondolo è stato realizzato con una pietra che viene da lontano. Il ciondolo condivide, sotto il profilo stilistico, somiglianze con esempi contemporanei provenienti da tutti i Balcani, indicando immagini simboliche condivise in tutta la regione, ma mentre le statuette neolitiche in argilla sono numerose a S. Čuka (ben 115), il ciondolo in pietra è unico nojn solo nel luogo oggetto dello scavo, ma in tutta la Serbia. “Trovato vicino all’angolo sud-est di una grande casa e datata al radiocarbonio a circa 5600 a.C., la pietra verde simmetrica spessa 5 mm (37 × 37 mm) mostra una figura schematica con due perforazioni. affermano gli studiosi – Sia le superfici lucidate che quelle scolpite simboleggiano probabilmente una creatura simile a una rana, che è femmina nella posizione del parto. Figure stilisticamente comparabili fatte di marmo, pietra nera o argilla sono note dai siti neolitici di Achilleion (Grecia), Hoça Çeşme (Turchia), Amzabegovo (Macedonia del Nord), Ruse e Goljam Porovets (Bulgaria) che indicano una pratica e una comprensione ampiamente condivise di questa distinta immagine simbolica. Tracce microscopiche di utilizzo indicano che l’oggetto era indossato su corde morbide”.

Gli studiosi, con strumentazioni elettroniche, hanno stabilito che questa pietra è, appunto nefrite, che non è pietra locale. “L’unica fonte di nefrite attualmente nota nei Balcani si trova nella Bulgaria meridionale, un’area in cui sono stati trovati altri oggetti di nefrite, per lo più a forma di svastiche. – affermano i ricercatori – Le analisi in corso dei manufatti bulgari insieme ai campioni geologici chiariranno se la materia prima per questi oggetti deriva da una o più fonti e dove è più probabile trovare i depositi. Le reti a lunga distanza si riflettono anche nell’insieme di utensili in pietra scheggiata, dove l’ossidiana e la cosiddetta “selce balcanica” sono evidenti accanto a selci locali, diaspri e quarzi”.
Le abitazioni e l’oro nella tomba
Il legame del ciondolo e degli abitanti del luogo con terre lontane è dimostrato anche dalla tipologia di case qui realizzate. Le migrazioni avvennero come colonizzazione di nuovi spazi, grazie a un’agricoltura semi-sedentaria e alla superiorità tecnologica, sia nella lavorazione della pietra che nella manipolazione della natura. “Nel sito – dicono gli studiosi – sono presenti una varietà di strutture domestiche, tra cui case solide costruite utilizzando una combinazione di graticcio e fango, lastre di pietra e pali di legno. Installazioni di piattaforme, focolari, fosse e strutture di stoccaggio e pavimenti rinnovati indicano un uso a lungo termine e permanente. Le case rivelano varie attività domestiche, come la produzione tessile e di utensili, nonché la preparazione del cibo con installazioni fisse di macinazione. Ciò si collega alle pratiche anatoliche e indica la presenza di comunità basate sulle abitazioni fin dal Neolitico antico in questa regione”.

Possiamo facilmente immaginare quali fossero le novità apportate da queste popolazioni, in un mondo come quello europeo, allora percorso da cacciatori semi-nomadi.
Nel sito è stata anche trovata una tomba di particolare rilievo, di un’epoca successiva. Una sepoltura dell’età del bronzo antico con ornamenti in oro. La sepoltura comprende un adulto di mezza età in una posizione contratta orientata est-ovest all’interno di una grande cista rettangolare in pietra. L’indagine con il carbonio 14 ha permesso di stabilire che questa persona visse in un periodo compreso tra il 2469-2288 a.C. (95,4% di probabilità), mentre sono ancora in corso indagini per la determinazione del sesso. “Un anello per capelli e un filo a molla in oro sono stati trovati vicino al cranio e più di trenta perle d’oro sono state recuperate intorno al torace. – affermano i ricercatori – Tali usanze funerarie e corredi funerari rappresentano una novità in Serbia e possono essere collegati alle sepolture del Basso Danubio della prima metà del terzo millennio a.C.”.