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A Capri i sub recuperano preziosa ossidiana perduta da un carico di una nave del Neolitico


Nella mattinata odierna, al largo di Capri, un team composto dalla Soprintendenza ABAP per l’Area Metropolitana di Napoli, dal Nucleo sommozzatori della Polizia di Stato e dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale ha portato a termine un recupero marino di straordinaria importanza.

I protagonisti di questa operazione, guidati dal soprintendente Mariano Nuzzo, hanno riportato in superficie alcuni blocchi non lavorati di ossidiana, già individuati nel 2012 e presumibilmente appartenenti a un carico di una nave risalente all’epoca neolitica.

All’operazione hanno preso parte anche il funzionario responsabile di zona Luca Di Franco, la responsabile dell’ufficio archeologia subacquea Simona Formola e l’assistente tecnico subacqueo Carlo Leggieri, tutti coinvolti in questo straordinario recupero che getta nuova luce sulla storia antica di questa affascinante regione.

Cos’è l’ossidiana

L’ossidiana, il cui recupero è avvenuto oggi, è un vetro vulcanico caratterizzato da una formazione rapida dovuta al raffreddamento istantaneo della lava. La sua composizione ricca di ioni silicato (dal 40% a oltre il 65%) conferisce alla sua struttura una disposizione caotica, nota come struttura amorfa, simile a quella di un liquido superviscoso.

Interessante notare che l’ossidiana, oltre a essere una formazione naturale, presenta somiglianze sorprendenti con il vetro prodotto dall’umanità.

L’utilizzo in tempi antichi

In tempi antichi, l’ossidiana era una materia prima altamente ricercata per la fabbricazione di strumenti taglienti, principalmente coltelli. Ha giocato un ruolo cruciale nel commercio del Mediterraneo, sostenendo l’economia delle regioni di estrazione come la Sardegna, Lipari o Pantelleria nel periodo preistorico.

Oggi, questa straordinaria pietra viene ancora lavorata per creare piccoli oggetti decorativi, monili e lame per bisturi. Plinio la denominò “lapis obsianus” o “obsidianus” in onore di un certo Obsius o Obsidius, il primo a menzionare la pietra in alcune zone dell’Etiopia.

Ritrovamenti archeologici suggeriscono che l’ossidiana fosse conosciuta già in epoche antiche, utilizzata dalla civiltà nuragica per lance, frecce ed utensili, dagli antichi Egizi per scarabei e sigilli, e nelle civiltà precolombiane dell’America centrale.

Questo eccezionale recupero di blocchi di ossidiana al largo di Capri rappresenta un tassello prezioso nel mosaico della storia, aprendo nuove prospettive sulla vita e sul commercio delle antiche civiltà che hanno plasmato la nostra comprensione del passato.