Amanzia nasce il 20 aprile 1828 in Corso Conforti 252 a Milano da Teresa Guerrini e dal francese Nicolò Guerillot, primo contabile di Napoleone I. Il padre è una figura importante nella vita della figlia, è infatti il primo a rendersi conto delle grandi potenzialità che, fin da giovanissima, Amanzia va sviluppando in campo artistico e a sostenerla ed incoraggiarla in questa direzione. Nicolò è infatti il suo primo maestro di disegno, che sentendosi inadeguato di fronte ai grandi progressi dell’allieva, decide di cercale un insegnante di prestigio, ed è così che l’ancor giovane Amanzia conosce il futuro marito.
Nel 1842 infatti Guerillot conosce a Milano Angelo Inganni e fra i due si instaura subito una forte amicizia e reciproca stima. Angelo si presenta come la persona perfetta per fare da maestro ad Amanzia e l’idea viene subito accettata dal pittore in cambio di lezioni di francese che la nuova allieva avrebbe impartito a sua nipote.
Amanzia inizia dunque fin da giovane a frequentare la famiglia Inganni dove viene ben accolta oltre che dal pittore anche dalla moglie Aurelia Bertera (1799-1856), madre del suo unico figlio, Enrico. Tre anni più tardi nel 1845 Nicolò muore “tra le braccia dell’Inganni” che si impegna a prendersi cura della famiglia e a divenire tutore della figlia ormai diciassettenne. Da questo momento Amanzia inizia a frequentare assiduamente il pittore ed a seguirlo nei suoi spostamenti fra Brescia e Milano.
Amanzia, arricchita e stimolata dal nuovo ambiente artistico in cui viene proiettata e grazie al più assiduo confronto con l’Inganni, matura una propria autonoma personalità artistica, e nel 1847, a soli diciannove anni, partecipa ad un’esposizione a Brera, dove presenta tre opere, “Veduta del palazzo di giustizia di Milano”, “Il battello a vapore Lariano sul lago di Como”, “Veduta di località nelle vicinanze di Brescia chiamata il Taglietto”. A questa esposizione ne succedono molte altre. I rapporti fra l’Inganni e la Guerillot si fanno più stretti: lei è allieva, modella e amante. Nasce infatti una forte passione fra il maestro affermato e la giovane e bella allieva, accomunati dall’amore per la pittura e l’arte. A conferma di ciò è il matrimonio fra i due, il 15 maggio 1856, poco tempo dopo la morte della prima moglie di Angelo. I due nuovi coniugi, che pure possiedono uno studio e una casa a Milano, decidono di stabilirsi a Gussago, presso la Santissima, antico convento domenicano e ora splendida villa sull’altura che domina il paese.
Anche dopo il matrimonio Amanzia continua la sua carriera di artista con una copiosa produzione; il suo nome figura infatti spesse volte nei cataloghi delle mostre di Brera, e con discreto successo. Le opere che firma con l’iniziale del suo nome seguita dal cognome del marito, infatti, spesso hanno tratto in inganno anche alcuni buoni conoscitori. I quadri di Amanzia sono per lo più sparsi in collezioni private. A tutt’oggi non esiste un catalogo completo delle sue opere che tuttavia meriterebbe essendo un’ artista interessante e di grande talento. La sua produzione è piuttosto varia e comprende vivaci quadri con animali, nitidi ritratti ed alcune vedute milanesi di rara bellezza. E’ soprattutto in queste ultime opere che si avverte “nel modo di sentire e di rendere i particolari delle vedute cittadine” la forte influenza del maestro-marito Angelo: si veda ad esempio una delle più note opere di Amanzia, la “Veduta di piazza del Duomo” meglio nota come “Piazza Duomo e il Ribecchino”.
Amanzia si occupa pure, anche se in rare occasioni, di temi religiosi; per la chiesa parrocchiale di Ronco di Gussago esegue una Via Crucis (1853-55), mentre nel Museo Diocesano di Brescia si conserva un suo ex voto. Interessante è anche una produzione parallela di tono minore che Amanzia coltiva insieme al marito. Assecondando il gusto romantico e la moda dell’epoca, i coniugi realizzano decorazioni di ornamenti quali sagome di legno, specchi, ventagli, cartelle, scatole, carte da lettera, portagioie, paraventi e fermaporte che raffigurano soldati e figurini, come quelli curvati in un inchino che le fonti ricordano dipinti per l’anticamera di una sartoria. Della vita di Amanzia abbiamo notizia fino al 2 dicembre 1880, data della morte dell’Inganni. Gli ultimi anni di vita della pittrice sono rimasti a lungo avvolti nel mistero, e solo recentemente la studiosa Rinetta Faroni ha reperito nuove preziose indicazioni.
Nel 1887 Amanzia si risposa con Lodovico Antoniani, vicecancelliere del tribunale di Padova e poi di Brescia, che muore nel 1896. Dopo questa data Amanzia non risulta più anagraficamente residente a Brescia. Il suo nome rispunta nell’archivio anagrafico di Boffalora sopra Ticino, in provincia di Milano, dove la nipote del maestro, Alessandrina Inganni, aveva una seconda casa. Amanzia e Alessandrina avevano solo due anni di differenza e si conoscevano già da molti anni. Fu probabilmente lei la nipote cui Amanzia aveva dato lezioni di francese in cambio delle lezioni di pittura di Angelo. Fra le due donne quindi doveva esserci un tenero rapporto di amicizia, che spinge Alessandrina a farsi carico della zia rimasta vedova. L’affetto fra le due donne è confermato anche dal testamento di Amanzia, in cui la nipote è indicata come erede universale. L’artista muore il 1° dicembre 1905.
Le quotazioni e i metodi d’identificazione
Allieva, poi amante e moglie di Angelo Inganni, Amanzia Guerillot è una discreta artista che utilizza i modelli Biedermeier, sviluppandoli in chiave tutta femminile. Il Biedermeier è uno stile nato nei paesi di lingua tedesca. dopo il periodo della Restaurazione, caratterizzato da una valorizzazione degli spazi della casa, dall’amore per la piccola decorazione e per la semplicità agreste e dal rifiuto dei grandi temi che avevano acceso politicamente e filosoficamente i decenni precedenti. Per trovare un termine moderno che possa aiutarci a comprendere il significato di questa concezione della vita – che diventa presto anche stile artistico e architettonico – dobbiamo giungere alla definizione di“riflusso nel privato”. La Guerillot importò questi modelli dal maestro Inganni e li rese ancor più morbidi e intimi. I dipinti di Amanzia Guerillot hanno un valore piuttosto elevato perché, alcune volte, il marito interveniva con correzioni o ampie ridipinture, e perché, in alcuni casi, la donna utilizzava i disegni del maestro per ricavare il reticolo su cui poggiare l’intervento pittorico. Il numero dei quadri conosciuti di Amanzia è piuttosto limitato. Ciò induce a pensare che molti di essi siano in case private e che non siano oggetto di una giusta valorizzazione o comunque possano circolare sul mercato antiquario. Particolare attenzione andrà posta anche nei confronti di cuscini, scatole di legno, fermaporta dipinti. Nelle opere decorative vengono molto spesso raffigurati piccoli animali domestici. Le fotografie che proponiamo possono indirizzare il collezionista nella ricerca. Ma vediamo le quotazioni. Un piccolo dipinto della Guerillot può avere anche il valore di 3mila euro. I quadri di media dimensione possono essere stimati attorno ai 7mila euro. Le quotazioni raggiungono i 25mila per i dipinti migliori, nei quali si suppongono interventi del maestro.
La Santissima di Gussago e la famiglia Inganni
Chi si trova a passeggiare per Gussago può scorgere in cima ad una fertile collina coltivata a viti la Santissima, in origine antico convento domenicano. Passata con altri terreni e ronchi al demanio, fu messa in vendita nel Settecento ed acquistata dapprima dal funzionario statale Frigerio, quindi dal miniaturista Giovambattista Gigola primo marito di Amalia Bertera che, in seconde nozze, sposò l’Inganni. I coniugi vissero per diversi anni presso la Santissima come casa di villeggiatura di cui la Bertera era usufruttuaria.In quegli anni furono eseguiti diversi interventi sulla struttura esterna; l’ex convento fu ornato, secondo la moda del tempo, di merlature, torrette e altri elementi di gusto neogotico, che hanno conferito all’edificio l’aspetto attuale di castelletto. Alla morte di Gigola si eseguì il testamento del miniaturista e la proprietà passò all’Ateneo che tuttavia mise in vendita l’edificio. Nel 1857 la Santissima fu acquistata dal nobile Paolo Richedei, grande amico e committente di Angelo che poté così abitarvi con la nuova moglie Amanzia.