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Anche mani di neonati e bambini dipinte nelle grotte. Uno studio apre la pista sacrale per il rito di gruppo


Le pitture parietali delle caverne, realizzate dagli uomini primitivi, erano spesso lavori di gruppo, forse con fini altamente rituali. Alcuni studiosi si sono soffermati a un ambito rappresentativo particolare, ma ricorrente. le impronte delle mani realizzate con la tecnica del contorno, con il colore delle mani stesse allargate con la massima estensione delle dita. Donne, uomini, bambini – anche neonati – partecipavano a un rito di unità, in cui la comunità o la famiglia si proiettava al di fuori di sé, in modo distanziato e oggettivo, fondendosi con la parete della roccia stessa. E’ difficile oggi capire se questi segni personali equivalessero a ex voto o preghiere, collocate in un punto sacro. Ma la consuetudine di realizzare graffiti o disegni nei pressi di aree sacre – come i nostri santuari medievali – è stata una pratica senza dissuasione – se non in tempi recenti – di unione di sé, del proprio nome e della propria traccia a un luogo di forte emanazione spirituale.


Verónica Fernández-Navarro e Diego Garate dell’Università della Cantabria e Edgard Camarós dell’Università di Cambridge hanno rilevato e accuratamente analizzato le impronte di mani in cinque grotte in Spagna e sono così stati in grado di stabilire che la maggior parte di esse erano probabilmente realizzate soffiando il pigmento attraverso un osso cavo o una canna su una mano usata come se fosse l’ingombro di un stencil. I ricercatori hanno sperimentato la tecnica e sono stati in grado di riprodurre l’effetto leggermente 3D delle impronte antiche – che conferiva al disegno profondità e un forte realismo – mantenendo la mano a poca distanza dalla parete mentre applicavano il pigmento. Questa tecnica, tuttavia, crea un’impronta a mano leggermente più grande dell’arto. Gli studiosi hanno così verificato il reale ingombro delle mani e, attraverso misurazioni accurate, hanno potuto stabilire che molte mani sottoposte a questa tecnica appartenevano a bambini, in alcuni casi molto piccoli o neonati.
Lo studio scientifico è stato pubblicato su Science direct