Ancora sul restauro della Natività di Piero. Perché mettere le pupille agli occhi dei Magi che sondavano l’Assoluto?

Manescalchi sostiene qui che lo sguardo nell'Altrove, come un sondare omerico, dei Magi non era provocato dal decadimento fisico del dipinto di Piero della Francesca, ma costituiva una precisa scelta semantica ed espressiva. L'aggiunta di pupille, durante il restauro, ha mutato i veggenti, che ora non stanno né qui, né là

Ancora sul restauro della Natività di Piero. Dopo la prima parte (che trovi cliccando qui)  e la seconda parte (che trovi cliccando qui) ecco la terza. Manescalchi sostiene qui che lo sguardo nell’Altrove, come un sondare omerico, dei Magi non era provocato dal decadimento fisico del dipinto di Piero della Francesca, ma costituiva una precisa scelta semantica ed espressiva. L’aggiunta di pupille, durante il restauro, ha mutato i veggenti, che ora non stanno né qui, né là.

di Roberto Manescalchi

“Il mare è di tutti” scandiscono a Livorno giovani capitani coraggiosi intanto che, con improbabili barchini, si apprestano a prenderlo (Fot.1).

Da una qualche banchina dei fossi un vecchio aggiunge mormorando: “di tutti, ma non per tutti” e nessuno lo sente. Nessuno lo sente che la fuori in mare aperto libeccio già spira e prepara tempesta. Appuntamento alle secche in Meloria. È così che si rinnova per molti, dopo, troppo spesso, dolorosa comprensione, il rito della salita alla Vergine di Montenero per depositare anelli, bracciali e catene, ex voto (Fot.2)

in memoria di chi più non c’è o per ricordare la grazia ricevuta a chi, per miracolo, si è in qualche modo salvato. Ho letto qualche giorno fa su un noto quotidiano locale: “Piero tutto l’anno” o qualcosa di simile (importa poco) il problema è che Piero è esattamente come il mare. Oggi abbiamo appena appreso la notizia dell’ingresso del dott. Gabriele Finaldi nel comitato scientifico della Fondazione Piero Della Francesca. Non conosciamo i suoi scritti su Piero, ma è il direttore della National Gallery e questo evidentemente basta e avanza in questo mondo virtuale, ormai del metaverso. Non funziona così per noi, non si illuda l’illustre nominato. Recentemente avevo chiesto le sue dimissioni per via del restauro del Natale di Piero. Oggi ci va di dirvi di un veggente. Il veggente lo ha dipinto Piero nel suo Natale anzi per l’esattezza ne ha dipinti tre (Fot 3).


Ne ha dipinti tre e a noi son sempre sembrati ciechi o se non ciechi quantomeno vedenti in altro modo. I veggenti non hanno bisogno degli occhi per vedere oltre ed è proprio l’assenza di luce sullo strumento fisico che determina, forse, l’intervento cerebrale e la visione attraverso la chiaroveggenza e o la sinestesia. Alla National hanno rifatto gli occhi di Piero, ma chi li ha rifatti  non fu e non è dei Franceschi ed il risultato pittorico finale sarebbe classificato, dal troppo sottovalutato Cesare Lombroso, come l’apparizione nel dipinto dell’idiota del villaggio. Nella fattispecie tre idioti intorno a una capanna. Mi pare che nel Guardian il critico d’arte Jonathan Jones, appena concluso il restauro, ne abbia descritto uno immaginandolo, non troppo meglio, come l’inebetito che non si ricorda dove ha legato l’asino. Rifare gli occhi a Piero. Nessuno aveva mai osato tanto (Fot.4) , ma si sa gli inglesi non hanno paura di niente.

Quando alla National conosceranno l’anima di Piero? Auguri e aspetta e spera. Intanto hanno dipinto due occhi da bue ad uno che vedeva troppo lontano usando mezzi diversi e si sono portati avanti. Il celebre direttore della National pare sia stato avvistato in quel di Città di Castello in visita alle opere di Alberto Burri che, invece, Piero lo conosceva benissimo e lo aveva ben capito. Vivere sotto lo stesso cielo o quasi aiuta moltissimo. Che l’inglese avesse avuto voglia di lezioni? Burri ha riprodotto la tenda della Madonna del Parto nel suo splendido viaggio e in visita a Momentana dove il Consiglio di Stato – ancora disatteso – ha stabilito che la preziosa icona debba tornare è documentato da prova fotografica (Fot.5 ) e affinché non si pensi che qui si frigga con l’acqua al posto dell’olio sappiate che Burri in pellegrinaggio da Piero è documento più unico che raro.

Però purtroppo Burri non è più tra noi. Io sarei ancora in vita, non per molto che sono vecchio, malandato e irascibile – specie se uno non capisce alla prima – qualcosa di Piero credo di conoscere, sono in pensione e non chiedo impieghi né compensi, ma sono decenni che lo studio. Se l’ospite crede di potersi accontentare, magari prima che alla National pensino di mettere le mani anche sul Battesimo… Che poi non mi vengano a dire che detesto gli Inglesi (anche se un po’ è vero) che loro sono extracomunitari e da me, dopo il primo sorso, un leggero retrogusto di razzismo un po’ si avverte.

Se vogliono, purché abbiano il badge della National al collo sono disponibile ad accompagnarli gratuitamente – non ho la patente di guida e non la voglio – per tutte le corti di Piero e mi offro anche di riaprire la vecchia mescita di Monte Botolino – un bicchiere di vino non si nega a nessuno – con il primo dei balconi sulla valle del Marecchia (Fot.6).


Argomento, quello dei “balconi di Piero” che tratteremo, visto che non se ne occupa nessuno – meglio nessuno si occupa di dire qualcosa contro -, nella prossima puntata a beneficio soprattutto delle cacciatrici di paesaggi, che a nostro avviso sparano molto male, e dei politici che le sponsorizzano. All’uopo abbiamo già pronta la citazione di Tonino Guerra : “Certe sere i casoni di Montebotolino volano via e sembrano delle macchie rosa sopra una tela trasparente. D’inverno, se piove, restano coi piedi dentro le pozzanghere e l’acqua gli scivola addosso come se fossero delle rocce.” (T. Guerra, Il libro delle chiese abbandonate). Ritorniamo ai veggenti del Natale. Gent.mo dott. Finaldi non stiamo parlando di una Brigida qualsiasi che, antesignana protagonista d’ Histoire d’O, apre o chiude le cosce a richiesta e o a seconda delle sue paturnie neuronali. Stiamo parlando del mito romano e di tre Dei: Giove, Nettuno e Mercurio che pisciarono sulla pelle del toro di Ireo. Dalla madre terra dove fu sepolta, la pelle pregna della celeste urina, nacque, dopo adeguata gestazione di nove mesi, Urione, poi trasformato in Orione e fu stella luminosissima. Riferimento per i naviganti di buona parte dei due emisferi (Fot.7 ) Orione può essere vista a latitudini comprese tra + 85° e -75°, quindi praticamente da tutto il Pianeta.

Ecco che tutto ritorna alle molteplici possibilità del vedere. Nel Natale di Piero la stella non adagiata sulla solita mangiatoia sembra sorgere, attraverso il regale manto di sua madre, direttamente dal ventre di Gaia la potenza primordiale della terra fecondata magicamente dal dio sole -Sol invictus? -. Una qualche assonanza con la nascita di Urione? Ercole e Mitra? Ma veggenti fa anche il paio con magi e la luce che non è degli occhi fa giri strani. Non credo che passi da Brigida di Svezia e dal misticismo spiccio e dozzinale di un popolo di cui niente si sa prima di Tacito e che spiccio e dozzinale -poco più – è rimasto anche ai giorni nostri. Non è neppure il misticismo lacerante e pesantissimo dello spagnolo Giovanni della Croce (nella fattispecie sarebbe di un qualche suo precursore di cui ignoriamo sia noi che la storia), piuttosto credo sia necessario guardare alla Grecia antica. Alla patria di Euclide e Platone da cui tutto muove. Di Euclide, tra l’ altro, Piero nel suo trattato principe il De Perspectiva Pingedi cita varie volte una particolare versione dell’Ottica che tratta della diffusione della luce in mezzi diversi dall’aria il De Aspectuum Diversitate. Tra l’altro nel Battesimo oggi alla National Gallery (per fortuna non ci avete messo ancora le mani) su uno dei piedi del Battista c’era il primo esempio di rifrazione della Storia dell’Arte (Fot.8) cancellato non so se in antico o proprio da voi che il dipinto, verso la fine dell’Ottocento, potrebbe non aver ancora messo piede nella perfida Albione che già apprendisti stregoni potrebbero averlo deturpato nella parte bassa cancellando finanche l’acqua del Giordano, ma di questo non ho contezza.

Conoscere un testo (De Aspectuum Diversitate) e ipotizzare la rifrazione cancellata sul Battesimo ci rendiamo conto potrebbe non essere sufficiente. Che poi la fisica potrebbe anche essere ostica per gli storici dell’arte, ma è di sicuro cosa seria e Piero fu certamente scienziato di prim’ordine. Difficile poterlo mettere nella disponibilità di chi, anonimo fino a ieri, opera ritocchi per mestiere e non è scienziato oltre e men che meno dei Franceschi. Ecco che allora, sempre di Piero, ci soccorre la Vergine di Senigallia (Fot.9).


Dal vetro della finestra della sua stanza filtra uno stupendo raggio di luce. Il mezzo (vetro) cambia l’incidenza dei raggi luminosi e consente alla vista di percepire, per la prima volta nella storia dell’arte, il pulviscolo atmosferico. Andate a vedere dal vivo il miracolo dipinto da Piero. Si trova ad Urbino nella Galleria Nazionale delle Marche che Piero non è un preraffaellita o meglio viene prima del divino ed è certamente pre, ma poco ha a che spartire con Dante Gabriel Rossetti. E per fugare una volta per tutte l’ombra di Brigida, in ossequio a Platone, ci preme farvi notare che l’unico esempio di pittura oscena del quattrocento in bella vista, un bel paio di coglioni (Fot.10) volete che scriva testicoli?

Per la precisione dalle brache di chi porta la croce ne spunta uno solo, ma verosimilmente, stante che loro viaggiano sempre in coppia, per amor di logica è facile ipotizzare anche il secondo. Si tratta di Piero in San Francesco ad Arezzo e in privato, a gentile richiesta, posso anche spiegare agli inglesi con dovizia di particolari il loro (dei coglioni), fin troppo laido in questo caso, significato. A Piero portatore di luce dobbiamo tra le tante cose un importante apporto iconografico e di idee al palazzo Ducale di Urbino la casa per antonomasia della luce della rinascenza. Nessun altra magione al mondo è piena di luce come il palazzo di Urbino. Ad Urbino risiedeva l’artefice principale di quell’unicum Ottaviano Ubaldini della carda (Fot.11) il vero re e mago (magio) del ducato. Amicissimo e sodale di Piero. Il signore del libro aperto e del libro chiuso.

Francesco di Giorgio Martini ci ha consegnato la sua effige di veggente (con lo sguardo perso nel vuoto) al cospetto, ma con pari dignità, del fratello Federico. Il De Aspectum Diversitate citato da Piero nei suoi scritti faceva parte della sua impressionante biblioteca – ora in vaticano urbinate e credo ancora inedito – ed era l’ unica copia conosciuta al tempo di Piero nel mondo occidentale.

Dopo tutto questo non sono certamente sicuro di essere nel giusto e nella testa di Piero e sia ben chiaro che quando Piero ha dipinto il suo Natale io non c’ero ma di una cosa son sicuro: mi pongo domande e cerco risposte. Non mi tocco ripetutamente il culo e invento fregnacce a seconda dell’occasione e, soprattutto, le mani, nel dubbio che è sempre sacrosanto, le tengo in quasi sempre in tasca e comunque sto bene attento a dove si posano quando le tiro fuori. Io continuerei a chiedere le dimissioni di qualcuno perché vedete un Piero della Francesca, ovunque si trovi, non è privato… dopo seicento anni è dell’universo mondo e prima di operare bisogna studiare e qualche volta non sarebbe male neanche chiedere che non è peccato! nessuno è il padrone assoluto e “ipse dixit” è morto da tempo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz