[box type=”note” ]Il cavaliere del cielo. Il mito di Francesco Baracca nel monumento di Rambelli e nei media.
Accademia di Belle Arti di Bologna, Aula Magna, via Belle Arti 54
28 maggio – 27 giugno 2015
A cura di
Beatrice Buscaroli, Piero Deggiovanni, Alfonso Panzetta, Valeria Roncuzzi
Orari:
lunedì-venerdì: 9-19; sabato: 9-13
Ingresso gratuito
Info:
051 4226411
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[googlemap src=”” width=”200″ height=”300″ align=”alignright” ][L]a mostra commemorativa, che ha avuto il patrocinio del Comune di Bologna, è stata organizzata dalla Accademia di Belle Arti – Dipartimento di Progettazione ed Arti Applicate, nel centenario della Prima Guerra Mondiale, e presenta un’ampia e inedita scelta di opere dedicate alla figura di Francesco Baracca (Lugo, 9 maggio 1888 – Nervesa della Battaglia, 19 giugno 1918), asso del volo, uno dei massimi protagonisti dell’aviazione nel Novecento.
L’esposizione storica e artistica racconta per la prima volta il perpetuarsi della fama della sua esperienza aeronautica attraverso una ricca raccolta di diverse tipologie di materiali, fra i quali un prezioso nucleo di una cinquantina di disegni per l’imponente monumento – inaugurato il 21 giugno del 1936 nella piazza di Lugo – eseguiti da Domenico Rambelli (Faenza, 21 febbraio 1886 – Roma, 1 settembre 1972), definito da Marinetti «animato da un suo ideale di forza e di sintesi» mutuato da Rodin e da Michelangelo; fu poi riconosciuto da Ludovico Ragghianti fra i “grandi” della scultura italiana tra le due Guerre e da Renato Barilli come «il principale autore monumentale degli Anni Venti».
I disegni, appartenenti alla Biblioteca comunale Manfrediana di Faenza, presentati per la prima volta al pubblico dopo un accurato restauro che consentirà di recuperarne la piena leggibilità, sono stati eseguiti tra il 1927 e il 1936 e testimoniano il percorso creativo dell’artista faentino, attivo soprattutto nell’ambito della statuaria monumentale.
Francesco Baracca è già un mito in vita, immortalato da numerosi film Luce, in reportages fotografici che ne inquadrano il fascino spavaldo unito a una studiata eleganza quasi da consumato attore, assomigliante fra l’altro a Errol Flynn e ai suoi personaggi con fama di grandi seduttori e dalla vita spericolata. Baracca è l’asso degli assi, il più grande pilota da guerra che ci sia mai stato – decorato con una medaglia d’oro al valor militare, con due d’argento e con una di bronzo -, entra nella leggenda già da vivo ed è celebrato da Gabriele D’Annunzio, come lui aviatore e grande amante del volo. Si è formato nell’Arma della Cavalleria perché durante la Prima Guerra ancora non esisteva l’Arma aeronautica militare. E, probabilmente in ragione di ciò, sceglie come proprio emblema un cavallino rampante dipinto sul suo aereo, che dopo la sua tragica morte (19 giugno 1918) viene offerto dalla madre a Enzo Ferrari che ne farà il simbolo della casa automobilistica. La 91a squadriglia, quella di Baracca, è la «Squadriglia degli assi», dove quasi tutti sono ufficiali di Cavalleria. Sono i «cavalieri dell’aria», i Ruffo di Calabria, i Piccio, i Ranza e gli altri, al tempo popolari quanto i divi televisivi di oggi.
Significativa è anche l’evocazione di questa figura nell’ambito musicale, dapprima nel periodo futurista e poi nella produzione contemporanea. Proprio all’Asso del cielo è infatti ispirata l’opera L’aviatore Dro con libretto e musica di Francesco Balilla Pratella (Lugo, 1880 – Ravenna, 1955). Il fascino per il volo e il mito del concittadino ispirò il musicista futurista che portò sulle scene l’opera, eseguita per la prima volta proprio al Teatro Rossini di Lugo il 4 novembre del 1920, con un certo successo. Sempre Pratella per il suo illustre concittadino aveva musicato nella stesso anno anche un Inno pubblicato in occasione del Grand Raid aviatorio di Lugo.
Ma non si spegne la memoria del personaggio, e in tempi più recenti anche Sergio Endrigo (Francesco Baracca nell’album Mari del sud,1982) e Francesco De Gregori, (Spad VII S489 nell’album Amore nel pomeriggio, 2001) gli hanno dedicato una loro composizione con una visione poetica del tema storico-biografico piuttosto inusuale nel panorama della canzone italiana.
L’esposizione sarà inoltre accompagnata dal filmato “O Piave, o tutti accoppati!” prodotto per l’occasione da Piero Deggiovanni, che documenterà alcune fasi delle operazioni belliche sui fronti italiani, per poi focalizzarsi sulle figure di Baracca e D’Annunzio aviatori.
La mostra, studiata sia per il mondo scolastico sia per un ampio pubblico, proporrà attraverso la figura di Baracca una ricognizione sulla fase pionieristica dell’aeronautica nella rappresentazione artistica e nei media (in oggetti, nell’editoria, nella grafica e nella musica).
Un’ampia e originale messe documentaria di più di un centinaio fra, disegni e volumi, fotografie, cartoline, manifesti concessi in prestito dal Museo Francesco Baracca di Lugo, dalla Biblioteca Manfrediana di Faenza, dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, oltre che oggetti di collezioni private, contestualizzeranno il tema nella temperie della Grande Guerra e animeranno il percorso testimoniando il diffondersi e il perdurare della fama dell’eroe dell’aria e delle sue gesta. E proprio questa parte di storia si giova di due cimeli provenienti dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fonazione cassa di Risparmio in Bologna: il famoso cavallino nero su fondo bianco simbolo personale di Francesco Baracca, dipinto sulla fusoliera dell’aeroplano, e il Grifo Alato, l’emblema distintivo della 91a squadriglia da lui capitanata; a questi si aggiunge la preziosa tempera di Mario Sironi preparatoria per il manifesto della “Coppa Baracca” (1924).