Archeologa si imbatte in questa roccia misteriosa. Cos’è? A cosa serviva? Lo studio del sito porta alla soluzione dell’enigma

Una studiosa si imbatte in pozzetti scavati nella roccia, in un'area non lontana da un fonte e da tumuli funerari. L'analisi dell'area e le possibili funzioni di queste cavità e coppelle


Un’archeologa di Yale, Veronica Waweru, stava conducendo ricerche nel Kenya centrale quando ha ricevuto un’informazione da un contatto locale. Secondo l’informatore, alcuni i turisti stavano depredando un sito preistorico all’interno di una riserva naturale privata, rimuovendo antiche asce di pietra. Questo fatto ha attirato l’attenzione di Waweru e ha portato a una sorprendente scoperta archeologica.

Dopo aver ricevuto la segnalazione, Waweru ha contattato la proprietà della riserva naturale, per ricevere informazioni sulla rimozione di asce antiche da parte di turisti.

Durante la sua visita, un particolare sito ha catturato l’attenzione di Waweru. Si trattava di fosse poco profonde scavate nella roccia, alcune erose e con segni di usura, altre abbastanza profonde da contenere pietre. L’erosione varia tra le fosse, indicando che alcune sono più antiche di altre. Waweru ha ipotizzato che queste fosse potrebbero essere state utilizzate per giocare a una versione antica del gioco Mancala, basato sulla strategia e ancora praticato globalmente.

Il termine mancala (a volte scritto anche come mankala o manqala) si riferisce a una serie di giochi da tavolo astratti diffusi in varie parti del mondo, specialmente in Africa, nel Medio Oriente, in alcune regioni del Sudest asiatico e in America centrale. Questi giochi sono comunemente noti anche come giochi di semina. Per comprendere la vastità e la diversità di questa famiglia di giochi, così come la marcata connotazione geografica delle sue varianti, si può fare un parallelo con i giochi di carte. Riguardo al loro ruolo nelle società di molte regioni africane e asiatiche, una comparazione significativa con il mondo occidentale potrebbe essere fatta con gli scacchi. Tra i giochi più popolari di questa famiglia vi sono il Wari, l’Omweso e il Bao.

Il sito in Kenya comprende circa 20 di queste tavole da gioco Mancala, con alcune sovrapponendosi alle altre. Waweru ha descritto la zona come una “valle piena di questi tabelloni da gioco, come un’antica sala giochi”. La presenza di 19 tumuli funerari sullo stesso sito ha *portato a speculazioni sulla possibile connessione tra i due elementi, forse legati a rituali che si svolgevano nel corso del tempo.

Waweru e il suo gruppo di ricerca hanno richiesto finanziamenti per approfondire lo studio del sito, situato negli altopiani centrali del Kenya. La regione è caratterizzata da una conca bassa circondata da colline, con acqua che scorre nel bacino dalle colline circostanti.

La studiosa ha ipotizzato che la presenza di giochi come Mancala potrebbe essere legata alla disponibilità di acqua, suggerendo che i primi antenati umani potrebbero essersi stabiliti in quella zona per tale motivo. La datazione precisa dei tabelloni da gioco è complicata, poiché sono scolpiti nella roccia datata a 400 milioni di anni. Waweru ha suggerito che l’analisi del DNA e del materiale organico nei tumuli funerari potrebbe fornire informazioni sul contesto.

A nostro giudizio, pur non escludendo un secondario e successivo utilizzo come tavolo da gioco, le cavità, simili a grosse coppelle – il termine coppelle deriva da coppa, cioè contenitore di liquidi -potrebbero essere state originariamente collegate a rituali legati alla propiziazione di divinità dell’acqua e della pioggia. Coppelle di dimensioni ridotte sono presenti anche nell’arte rupestre italiana. Non è escluso che, originariamente, questi pozzetti fossero scavati e riempiti d’acqua delle vicine fonti per richiamare animali selvatici, in un punto scoperto, dove era facilitata la caccia con l’arco, in assenza di ostacoli, rispetto al tiro.

Si tratterebbe di un’evoluzione della caccia vagante, divenuta caccia da appostamento.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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