Nella regione di Culhat, nel dipartimento del Puy-de-Dôme, sono stati scoperti i resti di un antico edificio risalente al Neolitico finale, lungo circa 70 metri, grazie a un’attenta prospezione aerea. Le foto utilizzate per individuare i reperti sono opera di Bertrand Dousteyssier, un ingegnere ricercatore presso l’Università di Clermont Auvergne, specializzato in ricognizioni aeree nella pianura della Limagne alla ricerca di antichi siti. “Questa tecnica di individuazione dei siti – spiega Nina Parisot, archeologa che coordina lo studio – si basa sul diverso accrescimento dei vegetali nelle aree in cui ci sono, sotto il terreno, dei muri o dei resti di pali. Le radici non riescono ad andare in profondità e la vegetazione è pertanto meno rigogliosa, rispetto a quella immediatamente circostante”.
L’edificio scoperto, di tipo “antran” o “artenacien”, si presume risalga a un periodo compreso tra il 3000 e il 2500 a.C. Questo tipo di struttura prende il nome da un gruppo culturale chiamato Artenac, che popolava la Francia centro-occidentale durante il tardo neolitico. Alcuni esempi di simili edifici, stretti e imponenti, si trovano nel Poitou, con alcune strutture che superano i 100 metri di lunghezza. Quello scoperto a Culhat misura 70 metri. Gli habitat degli artenaciani si ritrovano spesso in luoghi naturalmente difensivi, come speroni rocciosi o aree con barriere naturali, o in grandi recinti con gruppi di case in legno imponenti, che si estendono per almeno 50 metri. Questi siti riflettono uno stile di vita basato sull’allevamento del bestiame e sulla coltivazione dei cereali. Le loro pratiche rituali, evidenziate nei depositi funerari, includono elementi distintivi come amuleti cranici, mutilazioni rituali e l’uso di fuochi cerimoniali. Tale combinazione di elementi offre un’affascinante finestra sulle credenze e sulle pratiche sociali degli artenaciani.
Un piccolo gruppo di esperti ha condotto due settimane di rilievi sul sito, mirando a valutare lo stato di conservazione dei resti, la loro profondità e a raccogliere reperti significativi. L’obiettivo principale era anche quello di comprendere meglio il contesto paesaggistico in cui l’edificio si trovava, considerando che 5000 anni fa l’area poteva essere molto diversa dall’attuale, ipotizzando che l’edificio fosse situato su un’altura che dominava la valle circostante.
Utilizzando strumenti e competenze specifiche, i ricercatori hanno posizionato i rilievi e un escavatore meccanico ha rimosso il terreno circostante, permettendo di osservare chiaramente i dettagli dei resti, come il fossato che circonda l’edificio e i buchi in cui erano inseriti i pali di legno che lo sostenevano. Durante queste operazioni preliminari, sono stati rinvenuti diversi reperti, tra cui legno e semi carbonizzati, selce e frammenti di ceramica. L’analisi di questi materiali consentirà di datare con maggiore precisione l’edificio e fornirà informazioni preziose sulla cultura e sulle abitudini alimentari delle persone che lo frequentavano.
Nonostante i progressi finora compiuti, resta ancora da chiarire lo scopo preciso di questo edificio. Le sue dimensioni potrebbero indicare che si trattava di un luogo comunitario, forse un centro di aggregazione che segnava l’inizio del processo di sedentarizzazione. Tuttavia, molte domande rimangono senza risposta, specialmente riguardo alle eventuali strutture circostanti. Secondo l’archeologa Nina Parisot, è improbabile che un edificio di tale dimensione esistesse isolato da altri contesti.
Per saperne di più e individuare eventuali tracce di insediamenti circostanti, sono previsti scavi più estesi durante la prossima estate, al fine di approfondire la comprensione di questo importante sito archeologico.