Archeologia a colpo d’occhio. Cos’è questa struttura medievale appena trovata. A cosa serviva. Perché quelle pietre accumulate

Nei mesi di marzo e aprile, la realizzazione di una serie di trincee lungo la metà orientale della piazza ha permesso di identificare una fila di edifici contigui risalenti all'XI secolo. Si pensa a case-botteghe sorte all'esterno della cinta romana e poi inglobate, nel centro, dalle nuove mura medievali

Nuove scoperte riguardanti un quartiere medievale che si sviluppò attorno alla chiesa di Saint-Bégnine nell’XI secolo a Digione, in Francia, da parte dell’Inrap, l’istituto nazionale francese delle ricerche archeologica preventive. Il quartiere sorse all’esterno della cinta muraria romana e fu inglobato nel centro da nuove mura che furono costruite tra la fine del XII e il XIV secolo.

A partire da febbraio 2024, su mandato dello Stato (Drac Bourgogne – Franche-Comté), gli archeologi dell’Inrap hanno proseguito le loro indagini nel cuore di Digione. Vicino alla necropoli dell’alto Medioevo è stato scoperto un quartiere artigianale, caratterizzato da edifici associati a notevoli edifici per gruppi familiari.

Diversi scavi archeologici, che saranno condotti fino a luglio 2024, precedono i lavori di rinnovamento urbano avviati dalla città lungo l’asse che congiunge la Città della Gastronomia e del Vino a Rue de la Liberté. Nei mesi di marzo e aprile, la realizzazione di una serie di trincee lungo la metà orientale di Place Bossuet ha permesso di identificare una fila di edifici contigui risalenti all’XI secolo.

Posizionati al di sotto dell’asse centrale di questa piazza, che si estende da nord a sud, gli edifici fiancheggiano una strada lastricata, come dimostrato dagli scavi sul lato orientale. Ogni lotto misura circa 3-5 metri di larghezza, con pareti in legno o in una combinazione di materiali con basamenti in muratura. Gli interni presentano terreni argillosi, lisci o ricoperti di residui di carbone, associati a numerosi camini di vario tipo, soggetti a continue modifiche. Durante le varie fasi di sviluppo, gli scavi hanno rivelato combinazioni di camini adiacenti o, al contrario, grandi camini realizzati in pietra, forse parti di antichi forni. Serie di buche e pali completano tali installazioni, suggerendo la presenza di botteghe artigiane. Ulteriori scavi a Place Bossuet e studi successivi consentiranno di chiarire la loro funzione e cronologia nell’alto Medioevo.

Cos’è quello che vediamo nella foto? E’ la base di un ampio camino, costruito con una metodologia antichissima.
Le pietre che vediamo sotto la piastra del fuoco, contenute entro lastre laterali, disposte come un recinto, costituiscono un vespaio che serviva tanto per l’innalzamento della piastra dalla base del pavimento quanto per l’accumulo di calore. Ogni pietra, infatti, si surriscaldava, trattenendo calore e rilasciandolo lentamente durante lo spegnimento del fuoco. Il vespaio di pietre aveva anche la funzione di mantenere costante e diffuso il calore sulla base del camino, quando la legna ardeva. Vespai di sassi sono stati trovati, nei paesi alpini, associati a insediamenti preistorici Si tratta, in fondo dell’evoluzione dei fuochi che, sin dall’antichità, potevano essere accesi all’aperto. Erano contenuti da pietre poste verticalmente per la delimitazione del fuoco stesso e costituiti, nel nucleo, da ciottoli o lacerti di pietra di analoghe dimensioni che favorivano, peraltro, grazie agli spazi tra uno e l’altro, la costante ossigenazione della fiamma. La struttura originaria fu poi completata da soprastanti piastre di calcestruzzo o di cocciopesto per la cottura del pane e dei cibi o per alcune lavorazioni artigianali. In fondo l’immagine scattata dall’Inrap ci mostra, in sezione orizzontale il divenire del camino e dei forni.

Base di un camino medievale, intersecato con un camino più vecchio della stessa tipologia. In evidenza le pietre bianche che costituivano un vespaio in grado di trattenere il calore e di diffonderlo lentamente anche dopo lo spegnimento della fiamma. Le pietre erano coperte dal piatto basamento del camino sul quale sono ancora visibili le tracce del fuoco © Astrid Couilloud, Inrap
Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz