Archeologia a colpo d’occhio. Se ti imbatti in pietre come queste… cosa sono? Rispondono gli archeologi.

Un foro superiore e una lavorazione che, generalmente, tese a far assumere alla pietra una forma vagamente piriforme. Cosa sono questi oggetti trovati in un’area antica? Lo vediamo tra breve.

Il set di pietre lavorate, trovate durante lo scavo di un’area dell’Età del Ferro © Joseph Le Gall, Inrap

Queste pietre lavorate sono state portate alla luce dall’Inrap – Istituto nazionale francese per le ricerche archeologiche preventive – nel sito di Coatmen – nei pressi del villaggio di Tréméven, nella Côtes-d’Armor in Bretagna – esplorato tra il 2023 e il 2024 in un contesto di scavi preventivi, che ha rivelato un’insediamento con una forte vocazione agricola e artigianale nel corso dei secoli. Durante l’Età del Ferro (III secolo a.C.), una fattoria con un recinto quadrangolare ospitava abitazioni e strutture per attività agricole e artigianali, come l’allevamento del bestiame e la coltivazione dei terreni, con fossati per la circolazione e la delimitazione degli spazi.

Con il passaggio all’epoca romana, nel I secolo d.C., l’insediamento si trasformò in una villa, un’azienda agricola, che probabilmente rimase operativa fino al IV secolo. Durante il Medioevo, il sito vide una rinnovata occupazione, con l’espansione di attività agricole e la costruzione di strutture per la lavorazione dei cereali. Le fosse rinvenute nel sito suggeriscono l’importanza della produzione agricola, in particolare per l’essiccazione e la maltazione dei grani, confermando il ruolo centrale dell’agricoltura e dell’artigianato nel sostentamento della comunità di Coatmen attraverso le varie epoche.

Ma torniamo alle “nostre” pietre. Esse sono emerse nel contesto dei resti delle stanze e dei laboratori della fattoria pre-romana. Si tratta di cinque pesi e di una fusaiola destinati alla tessitura, in un laboratorio della seconda Età del Ferro. Come venivano usati e qual è la storia del peso da telaio?

I primi pesi da telaio, nella storia, risalgono al neolitico, ma si diffondono in modo particolare a partire dall’Età del Bronzo (circa 3000-1200 a.C.) e sono strumenti fondamentali nell’antica produzione tessile, utilizzati in telai verticali. Ecco una panoramica su come erano fatti, a cosa servivano e le loro epoche di diffusione:

Come erano fatti

I pesi da telaio erano generalmente fatti di materiali come argilla, pietra, osso o ceramica. La loro forma poteva variare, ma le più comuni erano di forma conica, cilindrica, tronco-conica o discoidale. Questi oggetti presentavano un foro nella parte superiore per permettere il fissaggio dei fili della trama.

  • Materiali: Argilla era il materiale più diffuso per la loro produzione. Dopo essere stati modellati a mano o in stampi, venivano cotti per renderli solidi e resistenti.
  • Forme: Le forme e le dimensioni variavano in base alla cultura e alla funzione specifica del telaio. Forme coniche o tronco-coniche erano le più diffuse, ma si trovano anche pesi a forma di disco, più leggeri e usati per tessuti più delicati.

A cosa servivano

I pesi da telaio erano impiegati per mantenere tesi i fili dell’ordito (i fili verticali) nei telai verticali. In questo tipo di telaio, i fili venivano appesi verticalmente e fissati in alto. I pesi venivano legati alla base di ciascun gruppo di fili per tenerli in tensione, essenziale per una tessitura regolare.

I pesi con i fori realizzati con uno scalpello e i segni di usura. A destra, la fusaiola © Joseph Le Gall, Inrap
  • Funzione principale: La tensione dei fili dell’ordito, indispensabile per tessere in modo efficiente. In alcuni casi essi avevano la funzione di stabilizzare il telaio stesso
  • Tipologie di tessuto: I pesi più leggeri venivano utilizzati per la produzione di tessuti sottili e leggeri, mentre quelli più pesanti erano impiegati per tessuti più spessi e robusti.
  • Flessibilità: Questi pesi potevano essere facilmente spostati o sostituiti in base alle esigenze della tessitura, consentendo all’artigiano di variare la tensione in modo flessibile.

I primi pesi da telaio risalgono all’Età del Bronzo, ma sono stati utilizzati in varie forme per millenni. I telai a pesi erano già in uso durante il Neolitico, e i pesi da telaio in argilla sono stati trovati in numerosi siti archeologici dell’Europa, del Vicino Oriente e del Mediterraneo.

  • Età del Bronzo (3000-1200 a.C.): Sono stati rinvenuti in contesti archeologici di questa epoca, soprattutto nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente.
  • Età del Ferro (1200-600 a.C.): La loro diffusione continuò durante l’Età del Ferro, con numerose testimonianze in Europa, soprattutto nei siti legati alla cultura greca e romana.
  • Civiltà classiche: Nell’antica Grecia e Roma, i pesi da telaio erano largamente utilizzati nei processi di tessitura domestica.

I pesi da telaio sono testimonianza di una tecnologia tessile sofisticata che ha permesso alle società antiche di produrre tessuti in grandi quantità, contribuendo all’evoluzione delle economie e del commercio.

In alcuni casi pesi di tal fatta erano utilizzati, in aree marine lacustre o fluviali, per tener tese le reti sul fondale o come ancore per piccole imbarcazioni. Grosse pietre grosse forate al centro sono invece macine.

Cos’è l’oggetto dalla forma di biscotto?

Ala nostra destra la fusaiola, appoggiata ai resti di un peso da telaio © Joseph Le Gall, Inrap

La fusaiola è un piccolo oggetto utilizzato nell’antichità per la filatura, cioè il processo di trasformazione delle fibre (come lana, lino o canapa) in filati. Era un elemento fondamentale nel fuso, lo strumento principale per filare a mano prima dell’introduzione dei telai meccanici. La fusaiola è un dischetto o cilindro realizzato in vari materiali, come argilla, pietra, osso o metallo, con un foro al centro. Questo foro permetteva di inserire il fuso, un’asta di legno o altro materiale, su cui si avvolgeva il filo. Le fusaiole avevano diverse forme e pesi, a seconda del tipo di filato che si voleva ottenere. Le fusaiole più leggere erano usate per filati sottili e leggeri, mentre quelle più pesanti servivano a produrre filati più spessi e resistenti.

Come si usava

La fusaiola serviva per regolare la tensione e la rotazione del fuso durante la filatura. Il processo di filatura manuale con fuso e fusaiola funzionava così:

  1. Inserimento sul fuso: La fusaiola veniva infilata sul fuso, vicino alla parte inferiore.
  2. Fissaggio della fibra: L’artigiano prendeva una fibra (lana, lino, canapa) e la attaccava all’estremità del fuso.
  3. Rotazione del fuso: Il fuso veniva fatto ruotare con le mani o con un rapido movimento della coscia, e la fusaiola aggiungeva peso e stabilità, facilitando la rotazione continua del fuso.
  4. Creazione del filato: Man mano che il fuso girava, la fibra veniva tirata e torcendosi diventava un filo. La fusaiola aiutava a mantenere una tensione costante, migliorando la qualità del filato.
  5. Avvolgimento: Quando il filato raggiungeva la lunghezza desiderata, veniva avvolto intorno al fuso.
Fusaiole ancora infilate nei fusi. Un ritrovamento notevole, quello avvenuto nel 2024, nel lago di Bolsena, perché questi oggetti sono ancora collegati. Negli scavi, generalmente, si trovano questi reperti, ma nella maggior parte dei casi sono separati. Il fuso era utilizzato per creare il filo da tessitura, partendo dalla lana o dalla fibra vegetale @ Foto: Massimo Lozzi per Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale. Licenza CC-BY-NC-SA

Utilizzo storico

Le fusaiole sono state utilizzate sin dalla preistoria e sono state trovate in numerosi siti archeologici. L’uso del fuso e della fusaiola era comune in molte culture fino all’introduzione di tecniche più avanzate come il filatoio a ruota nel tardo Medioevo. Tra i resti della stanza dei “tessuti” trovata dagli archeologi francesi c’erano quindi un oggetto utilizzato per la preparazione del filo – fusaiola e pesi per la realizzazione, successiva, dei tessuti. E’ assai probabile che i tessuti qui prodotti fossero di lana.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa