PUOI RICEVERE GRATUITAMENTE, OGNI GIORNO, I NOSTRI SAGGI E I NOSTRI ARTICOLI D’ARTE SULLA TUA HOME DI FACEBOOK. BASTA CLICCARE “MI PIACE”, SUBITO QUI A DESTRA. STILE ARTE E’ UN QUOTIDIANO , OGGI ON LINE, FONDATO NEL 1995
intervista di Chiara Seghezzi
Stile intervista Luciano Anelli
Stavolta parliamo di Arnaldo Soldini, paesaggista bresciano tra i più noti del suo tempo.
Nato nel 1862, Soldini inizia a dipingere a vent’anni. Il periodo d’oro è quello compreso tra il 1883 ed il 1910, anni in cui le sue opere sono più solide e costruite. Arnaldo è un epigono dei grandi veristi dell’Ottocento: è un autore squisito, che però non ha “inventato” nulla.
Dopo il 1910 si assiste ad un progressivo sfaldamento della sua pittura, sempre più “adatta alla clientela”, la quale vuole il piacevole e non accetta il drammatico che talora, invece, appare nei lavori dell’artista: come nella meravigliosa Bufera imminente del 1899, acquistata alla Biennale di Venezia dal Museo Revoltella di Trieste. L’arrivo del temporale è annunciato dalla nebbiolina che discende dalle montagne, dalle nuvole che si disfano e si disperdono e dalle tinte grigie; la linea dell’orizzonte è alta, il cielo, come spesso in Soldini, è assente. Di questo quadro esiste una versione con veduta da sud-est, caratterizzata anch’essa dallo sviluppo della parte inferiore.
Secondo un aneddoto, un mercante d’arte propose un giorno al Nostro di applicare a un dipinto un altro pezzo di tela affinché potesse aggiungervi il cielo: Arnaldo rifiutò. E ciò nonostante egli abbia dato prova in più occasioni di essere perfettamente in grado di dar vita con maestria a cieli di grande effetto, in cui i bianchi trascolorano nei blu.
Dopo il 1931, l’autore bresciano ricerca en plein air in Valtrompia, lungo il Mella e sul lago d’Iseo (in particolare a Montisola) quelle emozioni che non provava più nel chiuso dello studio.
Torniamo agli esordi. La questione della sua formazione è piuttosto dibattuta.
Già. Alcuni ritengono che egli abbia iniziato da solo realizzando nature morte, altri invece pensano che sia stato allievo di Luigi Campini, il maestro di Filippini e di Lombardi, il quale, vedendolo portato al paesaggio e ad un particolare colorismo, gli avrebbe suggerito di copiare i quadri dello stesso Lombardi.
Un’ipotesi, questa del Soldini imitatore, in contrasto con la sua proverbiale scrupolosità: sappiamo che egli giungeva a rifiutarsi di rivelare agli acquirenti dove si trovasse la località effigiata nel dipinto per timore che essi obiettassero che non era stato abbastanza fedele al vero. Da tale preoccupazione derivano i titoli vaghi delle sue opere: Paesaggio, Pioggia imminente, Dopo il temporale… Io ed altri studiosi abbiamo però identificato molte di quelle località.
Che Lombardi abbia esercitato su di lui una certa influenza è, peraltro, fuor di dubbio. Non dimentichiamo che i due pittori erano intimi amici e si frequentavano con assiduità.
Come si relaziona Soldini, vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, con il contesto culturale dell’epoca?
Benché dopo il 1910 egli si converta ad una pittura meno costruita rispetto a quella delle origini, sarebbe davvero improprio parlare, per lui, di modernità. Soldini rimane sempre uno splendido ritardatario, che applica fino allo spasimo lo stile, elevato a mezzo espressivo in grado di trasformare in bellezza la banalità e la quotidianità; ed è assolutamente sganciato da qualsiasi forma di confronto e non riconducibile a nessuno degli ismi.
Questo artista attraversa le diverse avanguardie, dal Futurismo, al Simbolismo, al Divisionismo (in verità, c’è chi ha parlato di Divisionismo per certe sue opere: io non sono d’accordo) senza subire alcuna influenza, senza accorgersene.
Cosa può dirci in merito ai temi, allo stile e alla tecnica?
L’unico tema affrontato da Soldini è il paesaggio, il “suo” paesaggio, quello dei luoghi che egli conosce ed ama. Non ci sono altri soggetti.
La tecnica è squisitamente ottocentesca: sulla scia di Campini, lavora su uno sfondo preparato in chiaro o in scuro a seconda della tipologia del quadro, con un colore qui liquido, qui denso. Sempre ad olio, senza eccezioni.
Artista compito, vicino a Lombardi, come si è detto, egli non capì mai del tutto Filippini. Difficile pure il rapporto con Bertolotti: costui, eccellente pittore di figura, guardava con sufficienza Soldini, che non si dedicava al ritratto e dai cui scorci naturali l’uomo era in genere assente. Addirittura si ipotizza che i rari personaggi che compaiono nei suoi quadri siano stati eseguiti da un altro amico suo, Gaetano Cresseri.
Dopo la partecipazione alla Permanente di Milano del 1896 e alle Biennali di Venezia del 1897 e del 1899, Soldini si ritirò in provincia. Quale è stata la sua fortuna critica?
In vita, il Nostro fu sempre molto vicino ai colleghi e all’attività dell’“Arte in Famiglia”. Suo principale sostenitore era Vincenzo Lonati, raffinatissimo letterato, scrittore simbolista, segretario accademico dell’Ateneo di Brescia. Quando Soldini morì, Lonati gli dedicò un necrologio in cui gli riconosceva l’appartenenza “a quel gruppo di bresciani che sulla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento ebbero una posizione notevole nella storia della pittura lombarda del paesaggio”. La mostra commemorativa del 1936, organizzata dagli amici, non ebbe un vero e proprio catalogo.
Da allora, l’unica importante occasione espositiva è stata quella del 1972 a Iseo, che costituì però una sorta di “tradimento” nei confronti dell’artista: furono sì presentate ben cinquantasei opere, ma tutte databili agli ultimi quindici anni della sua produzione, anni in cui, non avendo più grandi aspirazioni personali, egli soggiornava a Montisola e raffigurava ciò che vedeva spostando man mano la sedia. Avendo escluso i capolavori del periodo 1883-1910, questa mostra fu quindi un’occasione mancata.
Dopo tale iniziativa cadde nuovamente – e inspiegabilmente – il silenzio: i quadri di Soldini sono stati esposti al più in collettive, come Brescia postromantica e Liberty 1880-1915, del 1985.
Arnaldo Soldini – La vita, le opere, la tecnica e l'analisi critica
L’artista bresciano, scomparso nel 1936, rimarrà fino alla fine fedele a una visione ottocentesca della pittura, tradotta in paesaggi di solida costruzione cromatica e compositiva. Nato nel 1862, Soldini inizia a dipingere a vent’anni. Il periodo d’oro è quello compreso tra il 1883 ed il 1910, anni in cui le sue opere sono più solide e costruite. Arnaldo è un epigono dei grandi veristi dell’Ottocento: è un autore squisito, che però non ha “inventato” nulla.