L'artista insignita del terzo premio nella sezione fotografia del Nocivelli 2018: "Si tratta di un trittico che interpreta il temperamento collerico ed appartiene ad un progetto più ampio chiamato Ruota. Il progetto trae ispirazione dalla teoria umorale rendendola l’archetipo del mio percorso di scoperta del mondo e consiste in un viaggio emozionale attraverso le diverse personalità psicologiche con l’obiettivo di trasformare la ricerca dell'invisibile in un poema visivo. La teoria umorale fonda le sue origini in Ippocrate di Kos (460 a.C. – 377 a.C.) che formulò quella che in Occidente è considerata una delle prime teorie eziologiche. In base a questa corrente di pensiero le malattie non deriverebbero dalla volontà divina o dalla magia, bensì da squilibri degli umori all’interno dell’uomo".
Stile arte intervista l'artista insignito del terzo premio scultura al Nocivelli 2018: "La mia opera, della serie Territmi, rappresenta un luogo provvisorio, nomade ed instabile come la vita stessa, in cui e possibile trovare rifugio e riparo. Qui la forma si alterna al vuoto e alla ricerca di un equilibrio. Vivere il proprio tempo implica confrontarsi anche su tematiche sociali e ambientali del nostro quotidiano. La serie riflette la mia necessità di guardare una realtà negativa attraverso una prospettiva positiva che diventa anche ludica grazie al ritmo tonale"
Gli studi dei pittori cinquecenteschi non erano come gli atelier che noi immaginiamo, quelli dei pittori del romanticismo, dell'impressionismo o delle avanguardie, nei quali il ruolo dell'artista veniva svolto, in buona parte, in titanica solitudine. Per affrontare lavorazioni complesse e per produrre un elevato numero di pezzi, il pittore si dotava di diversi lavoranti, alcuni mantenuti, a livello di cibo e alloggio, altri minimamente salariati. Inoltre disponeva di lavoratori che si occupavano dei supporti e dei lavori di falegnameria. E di allievi che potevano essere garzoni di bottega o studenti paganti - com'era Caravaggio, nella bottega di Peterzano -. Alcuni garzoni diventavano poi collaboratori del maestro, nell'ambito pittorico. Preparavano i fondali oppure impostavano i dipinti, sino quasi a finirli. Il maestro controllava e dava il proprio assenso. Poteva intervenire, anche rapidamente, per migliorare l'opera. Il lavoro, nella bottega antica, era più simile a quello di una factory warholiana in cui si lavorava in gruppo, ma tutto quanto uscisse dalla bottega recava il marchio del maestro che a un antro di un artista misantropo
La crisi e la depressione di Costanza erano profonde. Il direttore spirituale la affronta con lettere durissime poichè lei riceve uomini in camera da letto e non insegna alla figlia più grande la distanza che deve tenere con gli uomini; in più partecipa alle salottiere letture di romanzi amorosi, durante serate in cui uomini e donne condividono la sala. L'eco del disagio profondo e della depressione in cui versa Costanza riverberano nelle lettere del suo direttore spirituale. Si sente forse posseduta dal demonio se i suoi pensieri sono legati alla carne e all'amore?
Stile arte intervista l'artista insignito del secondo premio Pittura al Nocivelli 2018: "Nella standardizzazione visiva dei cartelli stradali e degli altri codici visivi che ho estrapolato dalla mia vita quotidiana, ho intravisto la necessità istintiva dell’uomo di dover sempre semplificare, stabilendo dei confini arbitrari con cui porsi in confronto così da poter dire: “questo è così.” Ho cercato di comunicare quanto la bellezza della nostra realtà risieda proprio nella sua estrema complessità e che nulla è solamente ciò che appare".
Pietro Aretino ricordava le ottime qualità dell'artista bresciano anche come frescante. A Borgo San Giacomo, in provincia di Brescia, uno studio iconografico mette in luce il fatto che dipinti parietali nacquero probabilmente dalla convergenza del grandissimo artista con il giovane Moretto: "Quello che fa propendere definitivamente verso il nome del Savoldo – probabilmente in collaborazione con il giovane Moretto – è l’esasperata ricerca dell’effetto del controluce che crea un’aura di mistero nella testa statuaria di S. Rocco - dice Guerrini - dove l’intensa ombra intorno agli occhi, a causa della mancanza di liquidità e di trasparenza dell’affresco rispetto alla pittura ad olio, diventa greve e coprente come una maschera".
In particolare l’attenzione viene rivolta al territorio altotiberino, consapevoli del fatto che Leonardo redige delle carte funzionali allo studio della regimazione idraulica del Valdarno e alla bonifica della grande palude che al tempo ricopriva la Val di Chiana, per cui la valle del Tevere costituisce solo la cornice di questo ampio contesto. Tuttavia va considerato che nell’estate del 1502 Leonardo si trattenne per oltre un mese ad Arezzo e in Valdarno assieme a Vitellozzo Vitelli, condottiero e figura di spicco della nobile famiglia tifernate, nonché luogotenente del Valentino, che nel giugno del 1502 si era acquartierato con i suoi 3.500 fanti nella città sottratta ai Fiorentini. Particolare sintonia ed una forte empatia ci deve essere stata tra Leonardo ed il generale del Valentino. Da Vitellozzo Leonardo ebbe pertanto modo di raccogliere molte informazioni sull’assetto idrografico dell’Altotevere che, sebbene posto in secondo piano e in posizione marginale nell’inquadratura d’insieme, viene rappresentato in modo proporzionato e con notevole dovizia di dettagli
La giovane artista: "Il progetto è nato dal desiderio di convertire la banalità del quotidiano, in questo caso le gomme da masticare presenti ovunque sull’asfalto della città, in qualcosa di eccezionale. Mi interessa il fatto che durante una passeggiata, guardando per terra sovrappensiero, si possa essere colti di sorpresa da un’immagine che non solo ci si aspetta in cielo e non in terra, ma soprattutto sui libri o in contesti scientifici; ovunque fuorché sotto i propri piedi. Trovo affascinante la possibilità che il sacro, lo straordinario, possa nascondersi nelle cose più ovvie che circondano la nostra vita"
Il padre del Divin fanciullo venne ingaggiato dalla Marchesa di Mantova. alla strenua ricerca di "un'effigie naturale". Il pittore lasciò Urbino, giunse nella città padana, impostò due tondi con i volti di Isabella e del cognato, ma fu costretto a rientrare nella città d'origine, a causa di una grave malattia. Quando morì, dopo pochi mesi, nessuno riuscì a trovare i due dipinti ai quali mancava solo l'intervento finale
Dal 1 dicembre, per la prima volta nella storia di Bergamo una mostra aperta a tutti sul tema HIV e AIDS dal titolo: HIV/AIDS tra invisibile e visibile. Otto artisti hanno deciso di collaborare a questo progetto, creando dipinti, sculture e installazioni artistiche specifiche per questo tema che purtroppo è tornato centrale in bergamasca e in Lombardia.