La storia della natura morta moderna, al centro di una mostra allestita a Bologna, consente di notare i mutamenti del modo di osservare la realtà a partire dalla seconda metà dell’Ottocento - Dalle visioni totalizzanti del cubismo alla metafisica di Morandi, passando per il “dinamismo” futurista e giungendo all’iperrealismo - Ogni opera è un segmento della riforma percettiva avvenuta nei due secoli del più radicale mutamento antropologi.
Il dipinto, esposto in questo periodo al Musée du Luxembourg, divide il Comitato scientifico della mostra - Il Presidente, Pierluigi De Vecchi, dichiara a Stile di non essere “del tutto convinto dell’attribuzione a Raffaello del quadro, anche ora che ho potuto osservarlo dopo il recente restauro” - Ma il Commissario dell’evento parigino, Claudio Strinati, ribatte: “La mia impressione è che l’opera appartenga all’Urbinate. Dalla pulitura è emersa molto bene la tessitura della luce, una luce limpidissima che, a mio avviso, ha una matrice spiccatamente raffaellesca”.
La mostra in programma a Milano, Palazzo Reale, evidenzia il ruolo-chiave assunto dal movimento nella storia dell’arte, illustrandone origini, ascendenze e sviluppi, lungo le due linee interpretative fondamentali: quella “materico-iterativa”, propugnata da Boccioni, e quella “crono-fotografica”, che fa capo a Balla.
Inizia da questo numero, dalle pagine della nostra rivista, una serie di confronti tra arte e moda. Capolavori della pittura di ogni tempo verranno “riletti” specularmente alle creazioni di uno dei maggiori stilisti contemporanei, Ottavio Missoni; e con esse indagati, per ritrovare insieme affinità e rimandi cromatici e compositivi, di forma e di contenuto. Un’operazione di straordinario interesse, quella che proponiamo al lettore, un viaggio affascinante che s’arricchirà di continue scoperte, riconfermando una volta di più - se ce ne fosse bisogno - l’assoluta dignità artistica che assume la moda quando può avvalersi del talento e delle intuizioni di una “grande firma” del settore. E’ doveroso ricordare infine che la rubrica nasce grazie all’interesse e alla collaborazione di Ottavio Missoni, che ringraziamo per la cordiale disponibilità.
A San Severino Marche una mostra, curata da Paolucci, Sgarbi e del Poggetto, conduce alla scoperta di un artista che le cronache ci descrivono di indole buona e pacata e che Bernard Berenson definì “il più grande pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano” - La recente individuazione della vera data di morte - il 1501 - ha offerto lo spunto per celebrarne alla grande il cinquecentesimo anniversario - Uno stile autonomo, nato dalla reinterpretazione dei modelli suggeriti da Crivelli e Niccolò Alunno.
“Penso che ogni opera” afferma il grande collezionista “non debba essere interpretata quale oggetto singolo e indipendente, ma vada inserita in un preciso contesto, integrata con l’ambiente e lo spazio. Come nel Rinascimento, quando l’artista era insieme pittore, scultore ed architetto” - “Amo il Minimalismo perché cerca di coniugare la sapienza del fare ed un costante riferimento al pensiero alto della creazione” - “Rimpianti? Non aver capito in tempo il genio di Warhol e di Klein”.
Alla Casa dei Carraesi uno degli eventi espositivi dell’anno: “Monet. I luoghi della pittura”, mostra ideata e curata da Marco Goldin - “Un tema mai affrontato prima” spiega Goldin “Si è voluto accompagnare il maestro dell’impressionismo lungo le tappe del suo instancabile viaggio artistico ed umano, da Rouelles a Giverny, passando per Parigi, Londra, la Norvegia, l’Olanda, l’Italia... - Tra le novanta opere, straordinari capolavori provenienti da tutto il mondo, e persino un inedito, un paesaggio dipinto gomito a gomito con Renoir.
A Parma la più ampia retrospettiva mai dedicata all’artista, significativo interprete del Seicento italiano - I saloni della Reggia di Colorno ospitano una straordinaria galleria di personaggi della società civile e religiosa - “Lanfranco” afferma la direttrice dell’evento, Lucia Fornari Schianchi “sorprende per la ricchezza e la qualità del suo percorso e per le relazioni che seppe avviare con la cultura pittorica emiliana, romana e napoletana”.
Prosegue la nostra indagine sul futuro della storia dell’arte - Per Fernando Mazzocca, “la figura dello studioso completo è ormai un ricordo del passato. Oggi abbiamo specialisti sia in senso temporale-cronologico che in relazione ai diversi settori” - “La dimensione del virtuale comporta enormi vantaggi, ma il rischio è l’appiattimento della dimensione storica” - “Le mostre coinvolgono un pubblico sempre più vasto; rimane, in Italia, il problema di una quasi inesistente educazione, e di una sottovalutazione del ruolo dei musei".
Roma: la mostra proveniente da Tokyo costituisce un’importante occasione didattica per percorrere le diverse tappe che portarono al rifiorire della arti - Dai predecessori ai grandi interpreti della mitica stagione che, ispirata dalle suggestioni dell’antico, costituì, come afferma il curatore Antonio Paolucci, “la prima consapevolezza della modernità” - Non un solo Rinascimento, ma tante lingue artistiche che si sviluppano nelle corti italiane - “Tutto - ribadisce il vasariano Paolucci - a partire dalla Toscana”.