Aveva circa 20 anni e fu colpito con colpi di spada mentre fuggiva. Indagini su una sepoltura del 1260 presso Varese

Un interessante caso archeologico di morte violenta, riguardante un giovane individuo sepolto negli strati di epoca medievale nel cimitero di San Biagio in Cittiglio, è stato da poco pubblicato sull’importante rivista scientifica internazionale «Journal of Archaeological Science: Reports» dal team di antropologi dell’Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita diretto da Luigi Valdatta.

Un interessante caso archeologico di morte violenta, riguardante un giovane individuo sepolto negli strati di epoca medievale nel cimitero di San Biagio in Cittiglio, è stato da poco pubblicato sull’importante rivista scientifica internazionale «Journal of Archaeological Science: Reports» dal team di antropologi dell’Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita diretto da Luigi Valdatta.

La vittima, che aveva tra i 19 e i 24 anni, è stata scoperta nel 2006 nella chiesa di San Biagio a Cittiglio, in provincia di Varese, durante lavori di restauro e scavi archeologici. Ciò che stupì, in quella sepoltura, fu un cranio lesionato ripetutamente. Chi era e cos’era successo a quell’uomo? Le prime indagini hanno permesso di stabilire, oltre all’età, l’epoca in cui egli ha vissuto. I resti, al carbonio 14, sono stati datati al XIII secolo, prima del 1260 d.C.. Successive indagini condotte in chiave di antropologia forense, si sono soffermate sulla natura e sull’inclinazione dei colpi che hanno portato alle lesioni cerebrali.

La prima autrice dello studio, Chiara Tesi, antropologa del Centro di osteoarcheologia e paleopatologia dell’Università di Insubria in Italia, e i suoi colleghi hanno analizzato le resti della vittima utilizzando tecniche forensi moderne come la tomografia computerizzata e la microscopia digitale precisa delle lesioni craniche. Hanno scoperto che la vittima è stata probabilmente sorpresa dall’aggressore e non è stata in grado di proteggere adeguatamente la sua testa. L’assassino sembra aver attaccato inizialmente la vittima di fronte, e poi l’ha inseguita mentre si voltava per scappare, poiché le ferite più profonde sono state inflitte da dietro.
“Probabilmente colto di sorpresa e privo di una efficace protezione al cranio – dice Chiara Tesi – il giovane era stato colpito una prima volta con un colpo andato “a vuoto” che gli ha lasciato una lieve ferita “di striscio” nella parte superiore del cranio; successivamente, forse tentando una fuga dal suo assalitore, la vittima aveva voltato le spalle venendo colpito in rapida successione con altri due colpi che hanno provocato l’asportazione di due “fette” di tavolato cranico dalla porzione temporale destra (causando anche l’asportazione del padiglione auricolare) e nucale inferiore. Infine, forse ridotto allo stremo e ormai a terra in posizione prona, il soggetto veniva terminato dall’assalitore con un colpo perpendicolare al cranio vibrato con violenza nella nuca che ha provocato la morte immediata».

La sepoltura della vittima suggerisce che potrebbe essere stato un membro della potente famiglia De Citillio, che fondò la chiesa stessa. Una ferita guarita sulla fronte lascia ipotizzare che la vittima avesse esperienza in guerra, e le caratteristiche sulla spalla destra suggeriscono che potrebbe aver praticato l’arco e la caccia fin da ragazzino. Dalla sepoltura del giovane sono emersi anche una lucerna vitrea, chiodi bronzei e frammenti di vaso.

Per comprendere ulteriormente l’impatto delle coltellate sui tessuti molli ormai decomposti della vittima, i ricercatori hanno creato una ricostruzione del viso e hanno testato la formazione delle ferite posizionando una lama sulla testa ricostruita e replicando i colpi ricevuti dalla vittima. La ricostruzione ha aiutato a valutare la gravità delle ferite e ha mostrato che le multiple ferite alla testa sono state inflitte con un’unica arma a lama.

L’articolo di Chiara Tesi, Roberta Fusco, Chiara Rossetti, Ilaria Gorini e Paola Badino, Jacopo Crezzini e Stefano Ricci è pubblicato sul «Journal of Archaeological Science: Reports»: https://authors.elsevier.com/c/1fwxs,rVDBbxPw

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Maurizio Bernardelli Curuz
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