di Cecilia Cristiani
[B]lu, artista poliedrico, le tecniche con cui si esprime sono molteplici; i dipinti, i disegni e i video che realizza si fondono e si confondono in un continuo richiamo.
Come un marchio di fabbrica il brulichio di anonimi umanoidi contraddistingue le sue opere, questi sono esseri in continuo mutamento, protagonisti di un racconto che non ha fine e non pone limiti all’immaginazione dell’autore.
Le sue opere parlano da sole, tramite le loro forme bizzarre e surreali lancia messaggi politici e sociali; questi lavori sono la dimostrazione del potenziale comunicativo della street art.
Siamo di fronte ad un artista fortemente influenzato dal contesto in cui opera; il suo linguaggio non ha confini culturali e raggiunge con lo stesso impatto e la stessa intensità ogni angolo del pianeta.
La home page del sito di Blu è piuttosto anomala e ben riuscita; la copertina di uno scketchbook, strumento principe di ogni artista, trionfa sulla pagina. Cliccando sopra al blocco da disegno, questo si apre e mostra il suo interno invitandoci a sfogliarne le pagine.
In un’intervista, l’artista fa riferimento ai fumetti, quando pensa alla maggior fonte di ispirazione e cita gli Sketchbooks di Robert Crumb. Blu potrebbe essere confrontato, per una somiglianza di temi, con l’artista francese Roland Topor, fondatore del movimento surrealista Panico, assieme a Fernando Arrabal e Alejandro Jodorowsky. Nei disegni raccolti dallo stesso Blu in alcuni libri (Blu/Ericailcane, Nulla, Blu 2004/2007) e in numerosi pezzi su muro troviamo diverse affinità, qui assistiamo a scene di puro autolesionismo: chi si leva le pupille dagli occhi come fossero lenti a contatto, chi si toglie lo scalpo con un coltello affilato, chi si ghigliottina le dita e così via; il tutto sembra svolgersi con estrema naturalezza, non ci sono grida, espressioni stravolte, non c’è sofferenza; si potrebbe addirittura dire che non siano scene violente perché chi si taglia e si affetta lo fa come di consuetudine, le azioni che questi esseri compiono sembrano del tutto inevitabili.
Anche i lavori di Topor sono caratterizzati da una sensazione di inevitabilità, entrambi gli artisti sembrano voler provocare in noi disgusto, terrore e ribrezzo, per questo motivo ci mostrano il sangue, le interiora, il masochismo o il sadismo, gli incubi, la perversione; tutti temi che non devono essere mostrati e solitamente non vengono ritratti volentieri.
Un altro artista che può essere accostato a Blu è M. C. Escher, per entrambi i soggetti sono enigmatici, fantasiosi, ambigui ed è costante la ripetizione all’infinito delle forme, il loro ingrandimento e rimpicciolimento. Escher ingabbia le composizioni entro una rigida costruzione geometrica, i suoi paesaggi sono statici e anche le figure sono immobili; con Blu questo non accade, i suoi lavori mostrano un confuso formicolio vitale.
Osservando i “muri” di Blu credo possano essere accostati all’immaginario cyberpunk anni Ottanta, il richiamo al tema del rapporto uomo-macchina è molto forte. Il corpo è visto come materia in continuo mutamento dalla quale possono venire alla luce creature mostruose, in parte uomo e in parte cyborg; anche la presenza di cloni caratterizza queste rappresentazioni.
Un artista che fa riferimento al movimento cyberpunk è Gianluca Lerici, in arte Prof. Bad Trip.
I suoi protagonisti sono uomini futuribili o meglio ex umani che si muovono in scenari di una terra mutata, quasi post apocalittica.
Il linguaggio semplice, comprensibile a tutti, ha un ruolo importante nella scelta stilistica di Blu, la sua arte non deve avere barriere che ne blocchino la diffusione.
Volendo fare un paragone con il passato potremo citare George Grosz il quale ha rinunciato ad una ricercatezza stilistica e ha fatto suoi temi stereotipati tratti dalla narrativa popolare, dal fumetto, dalle vignette satiriche, dai romanzi dell’orrore, dal mito americano di Hollywood, in poche parole da tutto ciò che riguarda la cultura dei mass media; lo stesso vale per Blu, e come Grosz abbina queste immagini con una provocatoria e aggressiva vena satirica.
Il termine drawing è stato utilizzato da Blu per riassumere con un’unica parola il suo lavoro non di writer, dal momento che sui muri non scrive nessun nome, nemmeno la propria firma, cosa che nei lavori iniziali faceva, certificando la paternità con un conciso Blù. Queste opere risalgono ai primi anni 2000, quando ancora lavorava con lo spray, successivamente passerà al pennello.
Sul suo sito scorrendo le pagine si ha una visione completa di come lo stile personale sia andato pian piano definendosi fino a divenire esso stesso una vera e propria firma, riconosciuta da tutti.
In un primo momento l’outline nera è accompagnata da una campitura monocroma; il lavoro è estremamente semplificato forse per velocizzare la realizzazione dei pezzi, visto che la maggior parte delle volte i muri sono illegali e il tempo a disposizione è poco, bisogna essere sempre pronti a scappare. In questi primi lavori è già riconoscibile lo stile dell’artista, in una delle rare interviste da lui rilasciate dice: “Ho cercato di fare una sintesi di ciò che mi interessava veramente ed ora è rimasto solo il personaggio, contorni neri e due colori al massimo”.
Blu lavora anche con altri suoi colleghi, fortunata è la collaborazione con Ericailcane. Questi due artisti, come sostiene Fabiola Naldi, sono il sodalizio perfetto tra educazione artista e free style. Insieme hanno trovato un certo equilibrio che ha portato alla nascita di uno stile comune. Nei lavori di Blu la presenza degli animali è rara mentre Ericailcane raffigura esclusivamente animali umanizzati.
Blu descrivendo questa collaborazione sostiene che “su muro ci fondiamo bene creando uno stile unico ma in realtà abbiamo due segni molto diversi che vengono fuori nei disegni su carta, di solito lui disegna le bestiole ed io le persone. Oppure io i corpi e lui le teste e via così”.
Un lavoro dove è evidente questa fusione di stili è stato realizzato a Merano nel 2006. Qui Blu lavora in bianco con outline nera mentre Ericailcane, a rovescio, in nero con outline bianca; entrambi partono dalle estremità opposte per poi confluire al centro in un groviglio di figure. Sulla sinistra si vedono stratificazioni di esseri umani deformi mentre sulla destra ci troviamo di fronte ad un bestiario composto da una fauna varia in parte umanizzata e in parte allo stato brado. Uomini versus animali, natura contrapposta alla civiltà, un’improbabile scena di guerra. I loro stili per certi aspetti complementari si distinguono nella massa di forme quando nel fulcro della composizione avviene lo “scontro”.
Blu si cimenta anche con la videoarte, inizialmente questi lavori sono delle vere e proprie animazioni in 2D come Ok no e Genealogia dell’uomo moderno. In particolare nel video La quiete il segno crudo dei disegni realizzati in bianco e nero e l’assurdità della storia ricorda Dumbland (terra di stupidi) la serie di corti d’animazione del regista David Lynch.
Numerosi sono i video, realizzati in fast motion (velocizzando l’immagine ripresa), che ritraggono Blu all’opera mentre realizza uno dei suoi pezzi. Altri artisti in passato hanno documentato i loro interventi nello stesso modo, ne è un esempio l’impacchettamento di Christo e Jeanne-Claude in Wrapped Reichstag. Ma i cortometraggi di cui si è più parlato in questi anni sono Muto (2008) e Big Bang Big Boom (2010) realizzati in stop motion, definiti wall-painted animation sono dei veri e propri graffiti animati. Interessante è la colonna sonora composta da Andrea Martignoni che asseconda e illustra lo svolgersi della narrazione.
Tornando a sfogliare le pagine del suo sito e scorrendo le immagini fotografiche degli ultimi lavori restiamo sconcertati di fronte alla cura minuziosa dei dettagli e all’originalità dei soggetti; negli anni la sua tecnica si è perfezionata, opere monumentali si sono imposte sulla scena metropolitana, lavori di grande impatto che portano lo spettatore ad una situazione di straniamento.
Si potrebbe dire che Blu rientri a pieno titolo nel movimento della street art o del post-graffitismo.
Questi artisti vogliono stupire, scuotere, scandalizzare il pubblico occasionale di passanti per risvegliare in loro una coscienza critica. Il linguaggio utilizzato potrebbe essere definito globale proprio perché riesce ad arrivare a tutti. Il repertorio delle immagini si rifà al mondo dell’illustrazione, all’estetica pubblicitaria e più in generale all’immaginario creato dai media.
Il post-graffitismo è espressione del malcontento, si oppone alla globalizzazione, al consumismo e va contro ogni forma di guerra; dalla pubblicità ha imparato ad essere invasivo mostrandosi nei luoghi più differenti, ma anche ad essere sfacciato e a suscitare interesse nello spettatore.
L’aspetto più originale di questo fenomeno è il ripensare la pittura come forma rappresentativa, accompagnata dall’energia del primitivismo e dell’infantilismo. Gli artisti si sono rituffati nella realtà e nel sociale, portando avanti l’idea che oggi la cultura non riguardi esclusivamente le élites.
Nel libro Graffiti metropolitani Gillo Dorfles evidenzia una chiara derivazione del graffito europeo da quello americano, ma forse ancora maggiore è l’influenza dei murales messicani di Orozco, Siqueiros e Rivera e di quelli popolareschi cileni. Anche le scritte e i murales politici degli anni Settanta sono precursori dei graffiti di oggi in Europa.
In queste opere è ben visibile l’influenza delle avanguardie come il dadaismo che si pone contro la società e tutti i suoi prodotti. Gli artisti dada fabbricano oggetti caricati di un significato polemico alterandone la loro forma originaria, in una sorta di straniamento attraverso il quale esprimono la loro rivolta.
Anche nel surrealismo si possono trovare elementi comuni con il post-graffitismo. L’immagine surrealista si crea attraverso l’accostamento inaspettato di due realtà opposte che provocano nello spettatore una situazione di spaesamento.
Di Blu, o meglio della sua persona, sappiamo ben poco, nasce a Senigallia e si forma all’Accademia di Bologna. Se pensiamo al significato dello pseudonimo che lo identifica e osserviamo le opere degli esordi, noteremo un accentuato utilizzo delle tonalità del blu; mettendolo in relazione con la storia dell’arte, tout court, non possiamo non citare il periodo blu di Picasso e nemmeno omettere Yves Klein e il colore da lui brevettato l’International Klein Blue, ma questa è un’altra storia…
Balderi, L.Senigalliesi, Graffiti metropolitani: arte sui muri delle città, Costa e Nolan, Genova, 1990.
Blu, Blu 2004/2007, Studiocromie, Grottaglie, 2009.
Blu, Nulla: 50 drawings by Blu, Zooo print e press, Bologna.
Blu/Ericailcane, 25 disegni, Zooo print e press, Bologna, 2007.
Caputo, In-between state, giocando sul confine dell’arte in città, in Flash art, n°277, 2009.
Branzaglia, Marginali: iconografie delle culture alternative, Castelvecchi, Roma, 2004
Galal, Street art, Auditorium, Milano, 2009.
Kehayof, C.Stolzl, Topor, Mondadori, Milano, 1986.
Pieri, C. Cretella, Atlante dei movimenti culturali dell’Emilia-Romagna, 1968-2007, Clueb, Bologna, 2007.
Riva, Street art sweet art: dalla cultura hip hop alla generazione pop up, Skira, Milano, 2007.