Giovanni Boldini, cantore delle donne dell’alta società, prese ad essere il miglior osservatore della moda, fino ad esserne influenzato profondamente e ad influenzarla.
In cosa differisce la donna tardo ottocentesca o Novecentesca del pittore ferrarese, impegnato a raccontare i momenti eleganti di Parigi dalle consuetudini della generazione precedente? Il dinamismo contro la staticità. La levità contro l’inamovibile serietà. La leggiadria rispetto al peso. L’estrema eleganza, che doveva comunque aumentare la flessuosità e la possibilità di movimenti sciolti della figura, a fronte della staticità della moda degli anni precedenti.
La donne di Boldini, anche quando l’età dell’adolescenza è trascorsa da qualche decennio, sono ragazzine. Magre, scattanti, flessuose, ribelli, capricciose, leggere. E i tessuti assecondano questa eterna giovinezza, divengono motori molto accelerati di segni che non si discostano molto dall’incedere del futurismo. Boldini utilizza un sistema di proporzionalità dei corpi, che accresce in altezza. Le malelingue dicevano che quello – poichè lui era di statura piccola – era il semplice. Normale punto di vista. In realtà egli accrebbe l’altezza delle sue modelle, portandola una dimensione uguale a quella degli eroi greci, per accrescerne la scioltezza adolescenziale. E i tacchi? Alti, ma non esagerati. Scarpe senza nessuna zeppa, tacco sottile. Una bella donna si deve muovere con naturalezza.
Ritratto di Madame Charles Max, olio su tela, Boldini Giovanni (1842-1931), Musée d’Orsay, Parigi
Boldini, Giovanni1896Francia – Parigi, Musée d’Orsay
Nel luglio del 1931, in occasione della prima retrospettiva allestita a Parigi, «Vogue» dedicava a Boldini, scomparso solo qualche mese prima, un articolo dal titolo emblematico: Giovanni Boldini. Pittore dell’eleganza. Nel momento in cui il ritrattista che per decenni era stato l’arbitro del gusto parigino lasciava la scena iniziava il mito di un artista che, avendo dato vita a un canone di bellezza moderno e dirompente, avrebbe ispirato generazioni di stilisti, da Christian Dior a Giorgio Armani, da Alexander McQueen a John Galliano.
Il magnetismo dei ritratti di Boldini, nei quali i suoi modelli appaiono mondani, sicuri di sé e del proprio potere di seduzione, deve molto al rapporto che il pittore ebbe con la nascente industria della moda alla quale, a sua volta, dette un contributo notevole.
Resta negli annali, a questo proposito, una splendida mostra che fu organizzata nel 2019 dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna-Museo Giovanni Boldini di Ferrara, a cura di Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill.
“Boldini e la moda” raccontò per la prima volta la storia di questo affascinante legame: frutto di un lungo studio che attraverso i documenti ha permesso la ricostruzione della fitta rete di rapporti sociali e professionali dell’artista, la rassegna illustrò infatti come Boldini fosse capace di farsi interprete della moda del tempo fino a giungere a influenzarne le scelte, al pari di un contemporaneo trendsetter.
Affermatosi nella Parigi tra Otto e Novecento, crocevia di ogni tendenza del gusto e della modernità, Boldini ha immortalato la voluttuosa eleganza delle élite cosmopolite della Belle Époque. Il suo talentuoso pennello ha consegnato alla posterità le immagini dei protagonisti di quell’epoca mitica – da Robert de Montesquiou a Cléo de Mérode alla marchesa Casati – concorrendo a fare di loro delle vere e proprie icone glamour.
Se all’inizio la moda cattura l’attenzione dell’artista in quanto quintessenza della vita moderna, elemento che ancòra l’opera d’arte alla contemporaneità, essa diviene ben presto un attributo distintivo della sua ritrattistica. Grazie ad una pittura che unisce una pennellata nervosa e dinamica all’enfatizzazione di pose manierate e sensuali, e con la complicità delle creazioni dei grandi couturier Worth, Doucet, Poiret e le Sorelle Callot, Boldini dà vita a una personale declinazione del ritratto di società che diviene un vero e proprio canone, modello di stile e tendenza che anticipa formule e linguaggi del cinema e della fotografia di moda del Novecento.
Un suggestivo percorso composto da quasi centrotrenta opere riunì a palazzo Diamanti, a Ferrara, splendidi dipinti, disegni e incisioni di Boldini e dei colleghi Degas, Manet, Sargent, Seurat, Blanche ed Helleu a meravigliosi abiti d’epoca, libri e accessori preziosi. Ordinata in sezioni tematiche, ciascuna patrocinata da letterati che hanno contribuito a fare della moda un elemento fondante delle poetiche della modernità, da Charles Baudelaire a Oscar Wilde, da Marcel Proust a Gabriele D’Annunzio, la mostra svelò i suggestivi intrecci tra arte, moda e letteratura che hanno segnato la fin de siècle e, evocando la cornice di mondanità e raffinatezza che fece da sfondo alla lunga carriera di Boldini, immerse il visitatore nelle atmosfere raffinate e luccicanti della metropoli francese e in tutto il suo elegante edonismo.