intervista di Maurizio Bernardelli Curuz ad Anna Bozena Kowalczyk,
Iniziamo a mettere a confronto il mutamento dei registri nel passaggio del testimone artistico da Antonio Canal (1697-1768) al nipote Bernardo Bellotto. Quali sono le principali differenze tra i due vedutisti?
Canaletto parte dalle scenografie teatrali, e questa sua preparazione, molta intensa e profonda, risulta un elemento notevolmente incisivo nella sua pittura. Bellotto inizia direttamente da una pittura di vedute, contando sull’esperienza di Canaletto, quindi da un assetto tecnico già elaborato. Le differenze più evidenti? I quadri di Bellotto, rispetto alle vedute dipinte dall’autorevole zio, sono caratterizzati da ombre taglienti, da una maggior ricchezza della superficie pittorica, da una cura eccezionale del particolare. Canaletto realizza invece immagini più distese, più complesse. Le piccole figure inserite nei contesti urbani – e ci riferiamo soprattutto agli anni Quaranta – in Bellotto sono frutto di un’indagine pìù approfondita del “tipo umano”. Vengono resi con maggiori particolari e con effetti sempre diversi. Proviamo a considerare ora, riferendoci alla pittura matura d’entrambi, alle differenze di resa pittorica. Mentre Canaletto opera con pennellate molto più liquide e sicure – “disegnando” queste silhouette in modo molto limpido – Bellotto giunge alle stesse figure, con colori sovrapposti, con corpi bordati di nero, giocando con la riconoscibilità delle fisionomie, attraverso tratti somatici accentuati.
Quali furono i punti di riferimento iniziali di Canaletto e quanto incise la sua attività di scenografo nello sviluppo della pittura successiva?
Abbiamo avuto la fortuna di presentare, nella mostra del 2001, le due prime opere, quadri con soggetti romani dai quali s’evidenzia la preparazione scenografica dell’artista, ma anche la conoscenza della situazione della pittura a Roma, dove operavano i Bamboccianti. Il confronto con le architetture di Panini è stato fatto, ma non è valido. Il legame degli esordi è soprattutto veneziano. Pensiamo a Marco Ricci e al Piazzetta. In particolare risulta evidente il riferimento all’opera di Marco Ricci. Canaletto ha la stessa concezione delle luci e delle ombre.
Il primo Canaletto, a differenza degli sviluppi successivi, caratterizzati dall’esplosione degli azzurri e da una dilatata solarità, è caratterizzato da una tavolozza scura.
Sì, la tavolozza è molto scura. La pittura di Venezia del periodo conserva ancora tonalità tenebrose. Canaletto usa sempre preparazioni di fondo rossi, arancioni, ocra. Ciò influisce sulla tonalità dell’opera. Da Marco Ricci ha appunto attinto il modo di presentare le ombre: egli infatti lascia che sia la preparazione scura a delineare l’assetto delle ombre, senza altre aggiunte di pittura sulla superficie. E’ un modo molto scenografico, drammatico, come nelle prima vedute. Anche lo strato pittorico è inizialmente sottilissimo, tanto da lasciar trasparire il rosso del bolo d’Armenia.
Quindi un Canaletto distante dalle immagini per il quale è maggiormente conosciuto.
I collezionisti lo apprezzarono proprio per il sole che farà trasparire dalle sue pitture, già dalla metà degli anni Venti. Dopo i primi due o tre anni caratterizzati dall’uso di un colore sottilissimo, la sua pittura si fa più impetuosa. Il cielo comincia ad essere azzurro, a coprire il bolo rosso. Si nota, anche a livello di dimensioni, una riduzione delle superfici pittoriche. La scelta di supporti ampi lascia il passo ad opere di dimensioni minori. E, rispetto a questa scelta, potrebbe aver influito lo stesso Smith, un mercante. che resosi conto della qualità del pittore, aveva avuto la grande accortezza di fare da intermediario. Smith era un uomo molto raffinato, un uomo di cultura, che, tra l’altro, ha raccolto una biblioteca splendida. Patrocinava l’editoria, era un mecenate. Il suo ruolo era quello di mediatore tra due mondi, quello anglosassone e quello veneziano.
Per giungere alla nuova solarità, Canaletto cambio quindi anche la preparazione dell’opera. A un certo punto, infatti, muta la preparazione – cioè il colore base che stende sulla tela, prima di dipingerla – che diventa chiara, beige. In particolare, mentre nei primi dipinti, le pennellate si distinguono bene l’una dall’altra, mentre appare una certa vitale arroganza nel rendere il dipinto e la monumentalità predomina, successivamente subentra l’interesse per il particolare. Una scelta imposta dalla diminuita dimensione dei suoi dipinti.
Quali ampiezze hanno le opere di Canaletto?
Nel primo periodo i dipinti raggiungono i due metri. Poi si assesteranno al 76 per 47 centimetri ,e queste saranno dimensioni tipiche della e nuove opere. Bellotto amplia invece le superfici e giunge allo standard 90 per 60.
Uno dei segreti del Canaletto è l’uso della camera ottica. Egli, affinché la veduta fosse massimamente aderente al vero, utilizzava quel marchingegno, che può essere considerato l’antenato della macchina fotografica. Come funzionava la camera ottica? Veniva realizzato un disegno sulla carta e successivamente riportato sulla tela?
Quel che è certo è il fatto che Canaletto usa talmente bene la camera ottica, da correggerne i difetti, La camera ottica crea infatti deformazioni prospettiche, angoli acuti, sfondi allontanati e deforma ai margini l’immagine. Il pittore interviene per contemperarne i limiti “meccanici”. Non considero comunque la camera ottica un momento determinate per questi pittori. Era uno strumento molto utile per riprendere i particolari.
Canaletto disponeva senz’altro di una bottega. (Tra i suoi allievi troviamo appunto il nipote Bernardo Bellotto, figlio della sorella Fiorenza). Il pittore utilizzava molti aiuti? E quante opere presumibilmente uscirono dal suo studio?
Alcuni studiosi ritengono che Canaletto non abbia potuto produrre più di duecento o trecento opere. E’ certo il fatto che gliene sono state attribuite troppe. Nella monografia di Constable ne vengono citate un migliaio, ma la consistenza numerica è eccessiva .Quella di Canaletto era forse una piccola bottega, una bottega familiare, con qualche aiutante occasionale.
Come lavorava Bellotto, sotto il profilo eminentemente tecnico? E quante opere potremmo inserire in un ipotetico catalogo generale delle opere?
Inizia appunto a dipingere nella bottega di Canaletto e impara la sua tecnica, osservandolo da vicino e cercando di seguire le indicazioni. E’ importante seguire la cronologia dei suoi dipinti, leggendo in essa il mutamento del grado delle capacità tecniche. Se nel primo periodo egli è ancora strettamente legato alle modalità pittoriche dello zio – tanto da dipingere con tecnica canalettiana – negli anni ‘42 -’44, prima di partire per Londra cambia completamente lo stile.
La sua prima opera conosciuta?
Il primo quadro è una veduta del Canal Grande e della chiesa di Santa Croce. Qui s’evidenziano i primi tentativi di imitare la tecnica canalettiana, con uso di incisioni del righello, pittura a strati sovrapposti, disegno preciso delle architettura. Siamo comunque al cospetto di una pittura ancora molto elementare. Poi l’esecuzione e la capacità prospettica di organizzare lo spazio aumentano e migliora tecnica di lavorare con una certa finezza progredisce nei quadri dedicati a Campo Santo Stefano e alla libreria, che sono molto più curati ed elaborati. Quando va a Roma va come nipote di Canaletto. Porta da là molti disegni, dipinge secondo questi disegni., Anche il Canaletto dipinge i soggetti romani. Poi Bellotto lavora intensamente, dopo il ritorno da Roma., su vedute veneziane. Inizia a questo punto ad elaborare una propria tecnica, altri procedimenti. Ma la vera svolta avverrà con il viaggio in Lombardia. Era già ad un tale grado di maturità da vedere Venezia con i proprio occhi, staccandosi dalle procedure della bottega, anche se sempre vicino a certi presupposti, perché, ad esempio, la preparazione canalettiana sarà sempre presente nelle sue opere, fino alla fine. A livello cromatico, egli utilizza invece una pittura molto densa, a strati fortemente sovrapposti , molto organizzata.
Passiamo a una curiosità storica: Canaletto e Bellotto guadagnavano molto?
Canaletto è morto povero. Il suo inventario ci permette di stabilire che lasciò soltanto qualche vecchio oggetto e qualche quadro. E’ inspiegabile come abbia speso i suoi soldi. Eppure era considerato il pittore più caro ed esigente. I suoi quadri, già a quell’epoca, valevano un patrimonio. Invece è morto con debiti. E’ proprio un mistero…
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