[U]n quadro nel quadro, in cui la superficie del dipinto è quasi coincidente con il supporto. La tenda di broccato svela l’artificio e una freccia collega i due piani. L’opera sembra contenere una bruciante e malinconica confidenza. Nel nudo di Amore si potrebbero riconoscere i lineamenti dello sfrontato fanciullo che aveva posato per l’Amore vincitore di Caravaggio (nella foto).
Così questo appare come un richiamo, un tentativo di portare nel presente il tempo in cui Cecco era il modello e l’amico del Merisi. Nell’affollamento di enigmi figurativi, la freccia risulta il particolare più sensazionale e più arduo da giustificare per la coscienza di un artista di quattrocento anni fa. L’oggetto è collocato per metà nel quadro e per metà nel cosiddetto “spazio reale”.
Cecco ribadisce, attraverso la proiezione dell’ombra sul pavimento, la doppia e contemporanea collocazione del dardo. Un oggetto che alterna realtà e finzione e che permette, contemporaneamente, un dialogo tra presente e passato. Un ponte dove forse incanalare una struggente mancanza, la lacerante nostalgia di un amore – perché di Cupido è quella freccia – non ancora sopito.