Il Museo del Prado ha presentato al pubblico, nelle ore scorse, il suo eccezionale dipinto di Caravaggio, “David e Golia”, dopo un complesso processo di restauro finanziato dalla Fundación Iberdrola España, Protettore sponsor del Programma di Restauro del Museo del Prado. L’intervento di restauro, eseguito con maestria da Almudena Sánchez, restauratrice del Museo del Prado, ha mirato a restituire l’immagine originale creata da Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, rimuovendo gli strati di vernice ossidata e opaca che nel corso del tempo avevano oscurato e alterato l’opera.
Il dipinto è ora esposto nelle nuove Sale 7 e 7A, con un allestimento ideato da David García Cueto, capo del Dipartimento di Pittura italiana e francese fino al 1800, che offre una visione panoramica del fenomeno del caravaggismo.
“Lo scopo principale di questo restauro è stato quello di ripristinare l’immagine originale ideata da Michelangelo Merisi, “il Caravaggio”, che era andata scomparendo nel tempo sotto strati di sporco e vernice ossidata. – dice il Prado -La natura opaca di questi vecchi strati di vernice eliminava lo spazio e la profondità della composizione. Ciò ha reso più difficile la percezione delle dimensioni del luogo in cui si trovano Davide e Golia, dato che all’interno della scena nel suo insieme era possibile distinguere solo le parti delle figure fortemente illuminate dalla fonte luminosa focalizzata”.
Lo studio appena ultimato, dimostra come nella conservazione e nel restauro dei quadri, fino a un recente passato, ci si si basasse su preconcetti storico-artistici. Siccome si riteneva – e qualcuno, ancora oggi, lo ritiene – che Caravaggio sia soprattutto portatore di contrasti violentissimi di luce e ombra, senza senza semitoni e graduazioni chiaroscurali, le puliture del passato si sono svolte in modo selettivo, solo in certe aree – volti, punti di massima luce – e sul primo piano, ignorando lo sfondo della composizione e le zone in penombra.
“Il risultato fu quello di trasformare gradualmente il chiaroscuro originale di Caravaggio in un violento contrasto di luci e ombre, lasciando la figura del David delineata su uno sfondo nero piatto. – dicono gli studiosi del Prado – La composizione fu conseguentemente ridotta ad un unico piano. Il tono giallastro della vecchia vernice alterò i colori originali di Caravaggio, donando ai toni pallidi e luminosi delle carni e delle vesti un calore che modificò totalmente la concezione dell’artista. A sua volta, la perdita di trasparenza della vernice ha offuscato i volumi ed eliminato gli elementi posti sullo sfondo e nelle zone d’ombra. In queste condizioni era possibile apprezzare solo in maniera parziale la scena raffigurata da Caravaggio”.
Grazie all’ottimo stato del dipinto è possibile apprezzare le velature ed i mezzi toni; strati sottili e fragili che forniscono ampie informazioni sulla straordinaria tecnica di Caravaggio.
“Per quanto riguarda il processo creativo, notevoli sono i cambiamenti compositivi, come il sorprendente volto ancora vivo di Golia, con la sua espressione drammatica, gli occhi fissi e la bocca semiaperta in un gesto di orrore. – dicono i restauratori del Padro – Uno degli elementi di maggior impatto è il corpo scorciato del gigante, in particolare le sue natiche sul lato destro del dipinto e proseguendo con la gamba che si solleva dietro Davide verso la parte alta della tela in un’immagine che mostra il corpo di Golia gettato in terra terra dopo essere stato colpito dalla fionda del giovane pastore. L’attuale restauro ha analogamente ripristinato lo spazio che circonda la testa e il tronco di Golia a terra, nonché il braccio, che passa dietro la gamba di Davide ed emerge con il pugno chiuso rivolto in avanti”.
Un altro elemento del tutto inaspettato che è riapparso dopo la pulizia è la luce pallida che circonda la testa di David, una luce tagliata diagonalmente da un’ombra scura che definisce la dimensione dello spazio di sfondo. L’attuale processo di pulitura è riuscito anche a ripristinare i piani successivi della composizione e l’aria che circola attorno alla figura del David, prima impercettibili. Inoltre è ora possibile apprezzare la complessità della composizione, frutto dello spazio ristretto in cui l’artista ha collocato le due figure, uno spazio rettangolare che suggerisce una scatola profonda.
L’analisi mediante radiografia ha evidenziato l’esistenza di due specifiche aree di danno che devono essersi prodotte accidentalmente. Quello più significativo è sulla manica della camicia di Davide e l’altro è sul suo ginocchio e prosegue nella spalla di Golia. Entrambi presentavano restauri molto antichi che hanno intaccato la verniciatura originale, che nel presente procedimento è stata ripristinata mediante la rimozione delle ridipinture stesse. Le perdite di pigmento in queste due zone sono state colmate sulla superficie pittorica mediante reintegri cromatici.
Secondo Almudena Sánchez, la restauratrice che ha intrapreso il progetto: “Questo restauro rivela un nuovo Caravaggio, restituendoci un’immagine prima sconosciuta del dipinto, l’immagine vera di questo grande capolavoro che dopo tanto tempo nell’ombra ha ritrovato la luce con quale era stato originariamente concepito.”