LA MOSTRA - A Città di Castello (Pg), dal 12 Marzo 2019 al 12 Settembre 2019, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ha ideato un evento che non solo ricorda Burri, ma che, per la prima volta, compie una ricognizione esauriente sui maggiori e più assidui professionisti della fotografia che lo hanno ritratto in differenti momenti e circostanze della sua vita
Leggi tutto Obiettivi su Burri. A città di Castello fotografie e ritratti del maestro tifernateL'artista insignita del Premio finalisti Nocivelli 2018: "L'opera Corte è la rievocazione di uno spazio comune al mio vivere ordinario, un luogo da cui scaturisce un movimento inquieto, una tensione latente che persiste nella memoria e che oltrepassa la superficie abbagliante che lo mascherava. La pittura mi permette di cogliere le forme reali nei loro tratti essenziali, portando alla luce nuove relazioni profonde e significative: la luminosità, le cromie, la densità, la leggerezza, il gesto, tutto si fonde in un insieme inscindibile. La realtà concreta affiora in modo sfuggente, sospesa in atmosfere irreali, oniriche, atemporali e al tempo stesso così vicine alla natura umana più intima"
Leggi tutto Alice Faloretti, spirito, spiriti, ombre e ricordi nei paesaggi che raccordano l'anima al teatro della realtàNel corso di questo studio ci è capitata sottomano la radiografia del dipinto. Una figura muliebre (la madre?) è certamente dipinta in una prima versione e poi eliminata nella definitiva. I disastri e i lutti associati al modo di vivere del figlio, non possono non aver devastato l'immaginario della vecchia Neeltje, inciso profondamente nei rapporti tra i due e lasciato segni indelebili nell'anima del Nostro. Nell'anno 1640, probabilmente, muore anche la madre di Rembrandt che, forse, non regge proprio all'ultima disgrazia capitata in famiglia
Muore la vecchia madre, forse ha perdonato al figlio che non ha mai capito, ma per lui quel dito puntato sulle sue miserie e quello sguardo diritto negli occhi… quello sguardo che a volte non riesce a sostenere saranno, per tutta la vita, come una sorta di particolarissimo viatico.
Leggi tutto Tra le pieghe delle tele e dell'anima. Il fantasma della madre di Rembrandt, un'icona nella storia dell'arteGli artisti, premio Finalisti Nocivelli 2018: "Coppia nella vita e nel lavoro, abbiamo scattato la foto durante una fiera di arte funeraria. Contesto sconosciuto ai più, ci ha mostrato il suo volto metafisico e surreale. Il tema universale della morte si declina nella sua industria e nei suoi meccanismi di business indifferente alla crisi, inaspettatamente festoso. L’uomo manichino della foto, sospeso tra realtà e finzione, è al tempo stesso perfezione anatomica e proiezione della nostra immagine post mortem: qualcosa che non vedremo mai con i nostri occhi".
Leggi tutto Cristiano Barducci e Beatrice Caruso, gli estremi meccanismi del corpo immobileL'artista, insignita del Premio finalisti 2018, analizza brevemente la propria opera: "'Botanica Notturna' è una serie in corso d'opera iniziata nel 2017 e si ispira alla celebre poesia di Sylvia Plath intitolata 'I Am Vertical', nella quale la scrittrice affronta i temi della vita e della morte, della mancanza di corrispondenze tra se stessa e il mondo con la conseguente incapacità di adattarsi. Tutte le fotografie sono realizzate all'interno di giardini botanici che mi piace visitare durante la maggior parte dei miei viaggi, sfruttando sia la luce naturale del posto alla sera, sia la tecnica del light-painting".
Leggi tutto Osanna Francesca Davi, viola meraviglioso. Quando i fiori parlano nella notteL'artista, insignita del Premio finalisti del Nocivelli 2018: ""Il soggetto di "Quanta paura di dimenticare" si riferisce a una persona a me molto cara: il mio nonno materno. È questo attaccamento, questa devozione, che mi ha permesso di notarne alcuni particolari gesti, un modo tutto suo di stare al mondo, alcuni colori che gli appartengono, che lo connotano nella quotidianità. Partendo da un'immagine appartenente alla mia memoria personale ho tentato dunque di materializzare una paura che appartiene alla collettività, ossia quella di dimenticare e di essere dimenticati. Oggi, in una società ossessionata dall'immagine, dalle apparenze, è infatti necessario ragionare sul nostro rapporto con le immagini – compulsivamente scattate e condivise - e con la materialità degli oggetti di cui ci circondiamo per non sparire".
Leggi tutto Alessandra Cecchini, la memoria velata e la paura di dimenticare. Bulino, nebbia ed oblioIl suo gusto eccessivo per le auto ( ne raccoglie più di 150) , ne segna la rovina. Moltiplica allora, per far fronte ai debiti, le piccole tele, affrontando molti generi , tra i quali la pornografia. I suoi ultimi dipinti sono segnati dal minimalismo: punti di colore sparsi su sfondi densi e monocromi , dal titolo Non voglio dipingere , Quale prezzo , Pittura senza scopo o Silenzio .... Nella primavera del 1949 la Galerie René Drouin a Parigi , ha organizzato la sua prima retrospettiva . Alla fine del 1951, Picabia subisce una arteriosclerosi paralizzante e muore due anni dopo
Leggi tutto Francis Picabia quotazioni gratis. La vita del super creativo che si rovinò collezionando automobiliPochi dipinti, nell'ambito della figurazione più attenta ai canoni tradizionali del paesaggio, sono così spaventosamente carichi di energia, come Lampi (1910) di Luigi Russolo, pittore e importante musicista del futurismo. Il divisionismo, che nasce come derivazione impressionista, moltiplica gli esiti delle presenze di energie occulte nei dipinti. Già Monet tenne conto delle vibrazioni stenografiche e telegrafiche, nei suoi dipinti; Munch si sentì attraversato dalle onde radio che parevano modificare la realtà circostante. La modernità si faceva spazio, raggiungendo il trionfo con il Fututismo. Il divisionismo - al quale questo importante quadro di transizione appartiene, nonostante il soggetto sia già, tematicamente futurista - è in grado, attraverso punti e minuscole scintille di luce colore di suggerire le energie nascoste, che esplodono, durante il temporale. Ingrandiamo questo quadro, fino a vederne la più piccola pennellata
Leggi tutto Fai clic. Lente magica per ingrandire. Notte, lampi, tuoni, energia elettrica. Russolo, divisionista-futuristaIl fotografo Laurent Paillier e il critico di danza Philippe Verrièle sono gli autori di Danser la peinture (Scala New Editions). In questo libro che combina fotografia e saggio, scavano insieme un legame originale tra danza e arti visive, che si distribuiscono in undici movimenti o incontri. Perché il loro concetto di base è qui: mettere a confronto un coreografo con il lavoro di un artista visivo e invitare il primo a progettare una danza, una performance, in risposta al secondo. Lawrence Paillier ha poi fotografato ognuno di questi scontri e Philip Verrièle ha analizzato, con un saggio critico, la risultanza di queste esperienze, al fine di delineare, in ultima analisi, "un'arte ballo contrehistoire", per citare il sottotitolo del loro libro
Leggi tutto Danzare la pittura. Quando la tela impressiona la ballerina. Convergenza coreografi-artistiL'artista, Premio finalisti Nocivelli 2018: "Il tempo che intendo valorizzare con il mio lavoro non si riferisce ad un tempo eterno o comune, ma al tempo intimo che ognuno di noi dedica a se stesso, un tempo fragile quasi violato in giorni come i nostri. My Naegleria Fowleri 2171' è nata dal mio incontro con Mattia Davide Amico, sonic interaction designer, con il quale abbiamo sviluppato un ricamo interattivo sonoro con l'intento di dare ad un'arte antica un aspetto diverso e coinvolgere lo spettatore facendolo diventare parte attiva dell'opera".
Leggi tutto Elena Adamou, il tempo ricamato e il tempo cosmico tra libertà e ossessione del vivere