La luce e l’ombra nella pittura

Monet, la gazza e la neve. Il silenzio. Le luce, le ombre colorate. Svelati i segreti tecnici del maestro impressionista

L'opera, per quanto sia stata realizzata in più fasi, dimostra l'osservazione diretta degli effetti naturali della luce. Alla fine degli anni Cinquanta dell'Ottocento, il paesaggista francese Eugène Boudin (1824-1898) introdusse Monet alla tecnica della arte en plein air. La pittura dal vero era stata facilitata dall'invenzione dei tubetti in metallo che contenevano i colori (1841) e della commercializzazione del cavalletto portatile. Boudin e Monet avevano trascorso l'estate del 1858 dipingendo insieme, sur le motiv, cioè con il soggetto, in questi casi naturale, di fronte. "Se sono diventato un pittore", avrebbe detto Monet, lo devo a Boudin." Anche nell'ambito dei paesaggi di neve, Monet non si sottraeva dal confronto diretto con la realtà.
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Lo scrittore Victor Hugo fu un ottimo pittore. Usò, caffè, fuliggine, zolfo dei fiammiferi. Il video dei dipinti

Era capace di realizzare ricostruzioni architettoniche dettagliatissime, arabeschi e decorazione in punta di pennino, che univa poi a larghe campiture ottenute attraverso la diluizione del medium. Baudelaire, che oltre ad essere un sublime poeta, era un acutissimo critico d'arte, scrisse di Hugo-pittore: «Non ho trovato presso gli espositori del Salon la magnifica immaginazione che cola dai disegni di Victor Hugo come il mistero dal cielo. Parlo dei suoi disegni a china, perché è fin troppo evidente che, in poesia, il nostro poeta è il re dei paesaggisti.» (Baudelaire, Curiosità estetiche, 1868 — IX Salone del 1859, Lettere al signor Direttore della rivista francese VIII) Inizialmente i suoi lavori sono nettamente realistici, salvo poi acquisire una dimensione più fantastica con l'esilio e il suo confronto "mistico" con il mare.
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Pittura e Psicologia. Cosa significano le malinconiche finestre di Hopper

Secondo l’opinione di Hillman, sia in pittura che nel cinema, questo elemento architettonico ha svolto e svolge tuttora un ruolo decisivo per il nostro immaginario. E proprio Hopper è stato un “genio della finestra”, colta sia dall’interno che dall’esterno. Prima di lui, nell’affrontare il tema, “geni” erano stati Rembrandt, Vermeer e molti altri. Tornando ad Hopper, è d’obbligo riconoscere che egli sia stato, con i suoi ambienti silenziosi e le scene distaccate, un interprete profondo delle relazioni umane. Al tempo stesso, le architetture rivestono un ruolo primario all’interno delle sue composizioni, e per questo motivo il pittore ha giocato con elementi lontani dalla mera realtà: finestre sproporzionate rispetto alla mute figure umane e una luce il più delle volte “tremenda”
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Vergine delle Rocce – La mano di Dio e il rivelato linguaggio dei gesti nel quadro di Leonardo

Claudio A. Barzaghi analizza accuratamente e genialmente l'opera, individuando percorsi semantici sottotraccia eppur rilevantissimi. Le espressioni gestuali dei sacri personaggi, l'eco delle montagne che formano mani e dita, il racconto circolare del mistero di Cristo. Il raccordo con gli scritti di Leonardo e con le evidenze storiche e teologiche
Leonardo da Vinci, Cartone di sant'Anna (Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e san Giovannino) , 1501-1505 circa, disegno a gessetto nero, biacca e sfumino su carta, 141,5x104,6 cm., di Leonardo da Vinci, databile al 1501-1505, Londra National Gallery
Leonardo da Vinci, Cartone di sant'Anna (Sant'Anna, la Madonna, il Bambino e san Giovannino) , 1501-1505 circa, disegno a gessetto nero, biacca e sfumino su carta, 141,5x104,6 cm., di Leonardo da Vinci, databile al 1501-1505, Londra National Gallery
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L’età felice. L’infanzia nella pittura di Joaquín Sorolla (1863-1923) tra luce-colore e spiagge assolate

«Il mare, il sole, il bambino. Ecco i tre elementi essenziali del suo progetto pittorico» scriveva Silvio Lago nel 1927. Possiamo infatti riassumere i registri tematico-espressivi di Joaquín Sorolla Bastida in tre elementi ricorrenti: il mare – inteso come spiagge…

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La notte, le luci, i riflessi. Come l'incanto dei lampioni cambiò radicalmente la pittura

Un secolo importante di trasformazioni, il 19 ° secolo vide il paesaggio notturno evolversi radicalmente con l'apparenza di illuminazione artificiale. Lungo buio, la notte si illumina gradualmente, adornandosi con atmosfere più varie. Giochi di luci e ombre, chiaroscuri, retroilluminazione, primi spot al neon. Appare una nuova gamma di esperienze visive, tinte di magia e poesia specifiche per il mondo della notte. Il MuMa di Le Havre ricostrisce la storia della luce artificiale nella storia dell'arte dell'Ottocento e del Novecento
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Spilliaert, il pittore nietszchiano che dipingeva nella più assoluta oscurità della notte. Le opere

"Il lavoro di Spilliaert è caratterizzato da prospettive drammatiche e da una luminescenza silenziosa.- dicono gli studiosi della Royal Academy - È noto soprattutto per una sequenza di enigmatici autoritratti e per le sue suggestive scene notturne di Ostenda. Le sue esplorazioni visive del sé e le potenti immagini della solitudine lo allineano con i modernisti europei come Edvard Munch e Vilhelm Hammershøi. Questa è la prima mostra monografica delle opere di Spilliaert nel Regno Unito e presenta circa 80 opere su carta - dalle immagini della sua città natale e della costa, alle opere successive che catturano la tranquillità della foresta fuori Bruxelles"
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Concerto newyorkese per ombre e gessetti. Le sorprendenti opere di Gallagher. Il meeting di strada a Ome

L'artista americano: "L'impulso per la mia pratica artistica pubblica fu quando un rapinatore mi derubò con un machete, vidi la sua ombra prima che mi accostasse e giorni dopo mi venne l’ispirazione. Sono diventato ossessionato dalle ombre dopo questa esperienza e ho migliorato incessantemente le ombre disegnate in pubblico con il gesso e inavvertitamente questo è diventato terapeutico e ha creato una nuova strada per me, per viaggiare nella mia crescita, evoluzione ed esplorazione come artista"
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Le ombre di Caravaggio. Ecco come il pittore otteneva la massima verità

Maurizio Bernardelli Curuz: "Caravaggio punta al massimo risultato. Non deve seguire un protocollo accademico. Non deve documentare nulla, del processo creativo. Vuole raggiungere un risultato che crei ammirazione sconcerto. Quindi utilizza tutto ciò che possa consentirgli di raggiungere il risultato migliore. Disegni, lacerti di tele, sagome, cartoni, mascherine, ombre, sigilli impressi sull'imprimitura, piccoli calchi, dita, vernici, pennelli grandi e pennelli da miniatore. Oggi ragioniamo per protocolli sempre più assillanti. Per schemi. E sembra spiacerci che Caravaggio abbia disegnato, usato stencil e ombre. Vorremmo che avesse fatto immagini gigantesche in pochi secondi, utilizzando il solo pennello. Perchè lo mitizziamo. Le ombre  le utilizzavano gli antichi. Plinio il Vecchio dice..."
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La falesia d'Etrat. Monet la dipinse in ogni condizione di luce e di tempo. Come cambia. Il video delle opere

Queste spiagge, quest'aria cristallina, questo costante mutamento del tempo e delle condizioni luminose sono rilevatrici - soprattutto per Monet - dell'essenza e della forma attraverso la variante del fenomeno tonale e della prospettiva aerea. Ciò testimonia la profondità di Monet, che non è stato soltanto un "grande occhio", ma uno dei pittori che hanno aperto le porte all'arte strutturale del Novecento
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