Gli esperti suggeriscono che i segni su un pilastro di pietra in un sito archeologico in Turchia, risalente a 12.000 anni fa, rappresentano probabilmente il più antico calendario solare del mondo, creato in memoria di un impatto devastante con una cometa. Da quel momento il mondo cambiò. Animali si estinsero, una cappa nera avvolse il pianeta. La mano di un dio vendicativo avvolse la terra fino a farle lambire la morte. Faceva freddo, molto freddo. E così fu per lungo tempo.
Secondo i ricercatori, i segni di Göbekli Tepe, nella Turchia meridionale, un antico complesso di recinti simili a templi decorati con simboli finemente incisi, potrebbero aver registrato, attraverso le incisioni umane, questo evento astronomico che ha innescato un cambiamento fondamentale nella civiltà umana. Dal cataclisma alla rinascita.
Contrò il caos mortale l’uomo pose il proprio piccolo-grande calendario, attorno al quale si pregava che la natura rispettasse il proprio corso. Che in primavera nascessero fiori e cucciolate di animali, Che nella prima estate fosse possibile raccogliere i primi frutti, che prima dell’autunno il numero di animali era un momento ottimo per la caccia. e il calendario diveniva, davvero, un oggetto magico nel momento in cui gli uomini iniziarono a selezionare le piante e a coltivarle.
Il calendario evitava, ad esempio, che giornate invernali di temperatura mite simulassero l’avvio della primavera.
Un evento astronomico cruciale
La ricerca suggerisce che gli antichi erano in grado di registrare le loro osservazioni del sole, della luna e delle costellazioni sotto forma di calendario solare, creato per tenere traccia del tempo e segnare il cambio delle stagioni.
Era fondamentale disporre di un calendario sia per prevedere per tempo il cambiamento della stagione che, probabilmente, per avviare una serie di piccole previsioni meteorologiche legati a comportamenti anomali, a piogge insistenti, a calure protratte che si manifestavano in modo ricorrente durante gli anni, negli stessi giorni. Uno studio condotto dall’Università di Edimburgo e coordinato da Martin Sweatman, della Facoltà di ingegneria della stessa università, sottoponendo ad analisi i simboli a forma di V incisi sui pilastri del sito ha scoperto che ogni V potrebbe rappresentare un singolo giorno dell’anno. Questa interpretazione ha permesso ai ricercatori di contare un calendario solare di 365 giorni su uno dei pilastri, composto da 12 mesi lunari più 11 giorni extra.
Il significato del solstizio d’estate
Il solstizio d’estate appare come un giorno speciale separato, rappresentato da una V indossata attorno al collo di una bestia simile a un uccello che si pensa rappresenti la costellazione del solstizio d’estate in quel momento.
Sono state trovate altre statue nelle vicinanze, che forse rappresentano divinità, con simili segni a V sul collo. Poiché sono raffigurati sia i cicli della luna che quelli del sole, le incisioni potrebbero rappresentare il più antico calendario lunisolare del mondo, basato sulle fasi della luna e sulla posizione del sole, anticipando di molti millenni altri calendari noti di questo tipo.
Memoria di un impatto cosmico
Secondo i ricercatori, gli antichi potrebbero aver creato queste incisioni a Göbekli Tepe per ricordare la data in cui uno sciame di frammenti di cometa colpì la Terra circa 13.000 anni fa, ovvero 10.850 a.C.
Si ritiene che l’impatto della cometa abbia inaugurato una mini era glaciale durata oltre 1.200 anni, spazzando via molte specie di grandi animali.
Potrebbe anche aver innescato cambiamenti nello stile di vita e nell’agricoltura che si pensa siano collegati alla nascita della civiltà poco dopo nella mezzaluna fertile dell’Asia occidentale.
Rappresentazioni del flusso di meteoriti
Un altro pilastro del sito sembra raffigurare il flusso di meteoriti delle Tauridi, che si ritiene sia la fonte dei frammenti di cometa, che dura 27 giorni e proviene dalle direzioni dell’Acquario e dei Pesci.
La scoperta sembra anche confermare che gli antichi erano in grado di registrare le date utilizzando la precessione (l’oscillazione dell’asse terrestre che influenza il movimento delle costellazioni nel cielo) almeno 10.000 anni prima che il fenomeno fosse documentato da Ipparco dell’antica Grecia nel 150 a.C.
Un culto di lunga durata
Sembra che le incisioni abbiano avuto un ruolo importante per la popolazione di Göbekli Tepe per millenni, il che suggerisce che l’impatto potrebbe aver dato origine a un nuovo culto o a una nuova religione che ha influenzato lo sviluppo della civiltà.
La scoperta supporta anche una teoria secondo cui la Terra è esposta a un numero sempre maggiore di impatti da parte di comete, poiché la sua orbita incrocia il percorso di frammenti di comete in rotazione, che normalmente percepiamo come flussi di meteore.
L’interpretazione dei ricercatori
Il dott. Martin Sweatman, della facoltà di Ingegneria dell’Università di Edimburgo, che ha guidato la ricerca, ha affermato: “Sembra che gli abitanti di Göbekli Tepe fossero degli acuti osservatori del cielo, il che è prevedibile dato che il loro mondo era stato devastato dall’impatto di una cometa. Questo evento potrebbe aver innescato la civiltà dando inizio a una nuova religione e motivando gli sviluppi nell’agricoltura per far fronte al clima freddo. Forse, i loro tentativi di registrare ciò che hanno visto sono i primi passi verso lo sviluppo della scrittura millenni dopo.”
La ricerca è pubblicata su Time and Mind.