Con una lettera romana del IV secolo e immagini aeree dell’Italia un docente Usa scopre tempio del culto imperiale

Il ritrovamento è avvenuto a Spello, in Umbria, ma si continuerà a scavare. Questa struttura darebbe prova della transizione lieve e lenta tra politeismo e Cristianesimo nell'Impero romano. Contemporaneamente si pregavano Gesù e gli imperatori. Coastantino il grande - che da ragazzo era soprannominato "il viscino come una lumaca" - aveva capito come agire

Archaeological discoveries
La scoperta e l’immediato approfondimento

di Redazione
Stile arte è un quotidiano di cultura, arte e archeologia fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Cuzu

Spello (Perugia), 6 gennaio 2024 – Douglas Boin, professore di storia alla Saint Louis University, ha fatto un importante annuncio all’incontro annuale dell’Archaeological Institute of America, rivelando che lui e il suo team hanno scoperto in Italia un antico tempio romano che aggiunge spunti significativi sul cambiamento sociale nell’epoca di transito dagli Dei pagani al Cristianesimo nell’Impero romano. La scoperta è stata rivelata in queste ore. Le antiche vestigia sono state scoperte nel territorio di Spello – 280 metri di altitudine, 8mila abitanti circa – in provincia di Perugia, in Umbria.

Una foto aerea di ciò che Douglas Boin, ritiene che siano le mura interne di un tempio del culto imperiale. Questo tempio divenne immediatamente quella che Boin definisce la più grande testimonianza mai vista del culto imperiale sia nell’Italia del IV secolo che nei territori del tardo Impero Romano. Foto di Douglas Boin, Saint Louis University

L’annuncio della scoperta
“Abbiamo trovato tre muri di una struttura monumentale che le prove suggeriscono appartenessero a un tempio romano del periodo di Costantino” – ha detto Boin. – “Risale al IV secolo d.C. e costituirebbe un’aggiunta notevole al paesaggio di questo angolo d’Italia. Aiuterà in modo significativo nella comprensione della città antica, del paesaggio urbano antico e della società cittadina nel tardo impero romano perché mostra le continuità tra il mondo pagano classico e il mondo romano paleocristiano che spesso vengono offuscate o cancellate dal vasto panorama storico”. (l’articolo prosegue sotto)

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Boin, la dottoressa Letizia Ceccarelli, del Politecnico di Milano, e il resto del gruppo di ricerca e di scavo hanno fatto la monumentale scoperta durante l’estate, mantenendo il riserbo sugli esiti dell’indagine. Boin, un esperto dell’antica Roma e delle sue transizioni religiose, stava scavando nella città di Spello, la famosa città medievale collinare a circa 20 minuti da Assisi e 2,5 ore a nord di Roma. Boin ha scelto la città sulla base di un rescritto di una lettera del IV secolo dell’imperatore Costantino ai cittadini riguardante una festa religiosa. Un rescritto è la risposta scritta che l’imperatore dava su questioni di diritto a lui sottoposte.

Il biglietto dell’imperatore
Questo rescritto, scoperto nel XVIII secolo, aveva permesso agli spellani del 300 d. C. di celebrare una festa religiosa nella propria città natale anziché percorrere grandi distanze per raggiungere un’altra città. Tuttavia Costantino, a questa concessione, pose dei vincoli. Spello avrebbe potuto organizzare la festa se, in cambio, avesse fatto erigere un notevole tempio agli antenati divini di Costantino stesso, la famiglia Flavia, e adorarli. E così, evidentemente fu. Diventare sede della celebrazione della festa e delle divine origini imperiali significava non dover dipendere da alcuna altra città del territorio, ottenere la protezione dell’imperatore, aprire o migliorare il canale con il vertice dell’Impero romano, diventare un centro di aggregazione comprensoriale e confermarsi come capoluogo. Con notevoli conseguenze economiche, di immagine e di potere.

Chi era Costantino
Flavio Valerio Aurelio Costantino, noto anche come Costantino il Vincitore, Costantino il Grande e Costantino I, ha regnato dal 306 fino alla sua morte. avvenuta a Nicomedia il 22 maggio 337. Era nato a Naissus – città romana dell’attuale Serbia – il 27 febbraio 274. Egli – che da adolescente era soprannominato “il viscido come una lumaca” – aveva fatto carriera anche attraverso una politica matrimoniale che lo avvicinava ai poteri imperiali, manifestando, al contempo, notevoli doti militari e amministrative.

Costantino ha svolto un ruolo fondamentale nella storia dell’impero romano, attuando ampie riforme e promuovendo attivamente la diffusione del cristianesimo. Tra le sue azioni più rilevanti ci sono la riorganizzazione dell’amministrazione e dell’esercito, la fondazione di una nuova capitale orientale – Costantinopoli – e l’emissione dell’Editto di Milano, che garantiva la libertà religiosa.

La Chiesa ortodossa e le Chiese di rito orientale lo considerano un santo e lo includono nel loro calendario liturgico con il titolo di Eguale agli apostoli. Tuttavia, il suo nome non compare nel Martirologio Romano, il registro ufficiale dei santi riconosciuti dalla Chiesa cattolica. Evidenti motivi ci sono. Mentre imponeva il culto di sé, attraverso gli antenati della gens Flavia, Costantino apriva alla nuova religione, iniziando a scalfire i vecchi centri di potere legati al politeismo. Le gestione della transizione religiosa si rivelò cruciale.

La strategia politica
“C’era una notevole continuità religiosa tra il mondo romano e il mondo cristiano primitivo”, ha detto Boin. “Le cose non sono cambiate da un giorno all’altro. Prima della nostra scoperta, non avevamo mai avuto la sensazione che esistessero reali siti fisici e religiosi associati a questa tarda “pratica di culto imperiale”. Ma grazie all’iscrizione e al suo riferimento a un tempio, Spello offriva un potenziale molto allettante per un’importante scoperta relativa al culto imperiale sotto un sovrano di orientamento cristiano”.

Il professor Boin aveva quindi con sé il vecchio rescritto imperiale – che di fatto prescriveva la costruzione del tempio per il culto imperiale – e non aveva motivo di credere che Spello non si fosse adeguata alle indicazioni di Costantino. Il docente universitario e la sua équipe hanno così lavorato sulle immagini aeree per individuare potenziali tracce dell’edificio. Dopo molte settimane, e quasi per caso, Boin finalmente ha potuto acquisire immagini promettenti sotto un parcheggio dove si sospettava si trovasse il tempio.

Con molta attenzione, la squadra ha scavato finché non ha trovato due muri adiacenti. Ulteriori scavi hanno portato alla luce quelle che Boin crede siano le mura interne del tempio. Questo edifico di culto divenne immediatamente quella che Boin definisce la più grande testimonianza mai vista del culto imperiale sia nell’Italia del IV secolo che negli altri territori, durante il tardo Impero Romano.

Un tempio che segna
la transizione religiosa

“Ci sono prove giunte da altri luoghi del mondo romano che i vertici dell’Impero, di orientamento cristiano, sostenevano, al contempo, le pratiche di culto imperiali”, ha detto Boin. «Sapevamo chi i pagani adorassero nei loro templi nel IV secolo, ma i ritrovamenti precedenti, a livello di documentazione di questa coesistenza e alleanza tra cristianesimo nascente e culto imperiale – sul quale si trasferiva, in sintesi, l’intero mondo romano – erano irrilevanti. Sappiamo che i cristiani sostenevano il culto imperiale, e lo sapevamo senza avere alcuna idea dei luoghi in cui ciò – a livello rituale, ndr – era accaduto. Questo tempio collega invece, tangibilmente i due mondi ed è diverso da qualsiasi tempio che conosco, all’interno del mondo mediterraneo, relativamente all’Impero Romano del IV secolo. Qualsiasi studio sul culto imperiale nell’Impero Romano del IV secolo dovrà ora tenere conto di questo tempio”.

Il professore e la sua équipe forniranno prossimamente una dettagliata analisi dello scavo e dei materiali ritrovati.

I cambiamenti religiosi
avvennero lentamente

Con la scoperta, Boin ora può mostrare come i cambiamenti culturali e sociali fossero avvenuti molto lentamente nel mondo romano. Sebbene Costantino sia stato il primo imperatore romano a convertirsi al cristianesimo, ci sarebbero voluti quasi 70 anni perché il cristianesimo diventasse la religione ufficiale dell’Impero Romano, sotto Teodosio. Durante quel periodo ci vollero ancora molti cambiamenti convincenti e graduali perché coloro che adoravano gli dei pagani si convertissero al cristianesimo. Ma è probabile – aggiungiamo noi – che tra i nuovi imperatori e il Cristianesimo – religione nuova e rivoluzionaria – si fosse instaurata una stretta alleanza, tesa a erodere spazio al politeismo e ai centri di potere tradizionalisti che erano collegati ad esso. Rubare appeal al culto di Marte o di Mitra – ad esempio -, per gli imperatori romani di quell’epoca significava ridurre il potere di tutte le potenti classi sacerdotali, politiche e militari che erano collegate a quelle divinità e portarle su di sé, sotto il profilo politico, e su Cristo e i cristiani, sotto il profilo religioso. Si trattò quindi di una destrutturazione progressiva di culto e di potere.

Spello cercò di assecondare
l’imperatore Costantino

Ciò, aggiungiamo ancora noi, era rivelato peraltro dalla storia del paese umbro e dalle dedicazioni che la municipalità stesse fece, nei secoli, agli imperatori. Spello era stata fondata dagli Umbri per poi essere denominata Hispellum in epoca romana; fu così iscritta alla tribù Lemonia, al tempo dei Romani. Venne poi dichiarata “Colonia Giulia” da Cesare e “Splendidissima Colonia Julia” da Augusto, poiché fu da essa supportato nelle guerra di Perugia; dopo la vittoria di Augusto, lui stesso cedette a Hispellum buona parte dei territori governati da Perusia. Il dominio della città spellana si estese fino alle sorgenti del Clitunno, che erano prima sotto il possesso di Mevania. Più tardi fu chiamata “Flavia Costante”. Il suo nome fu ricavato da Costantino. L’antica Spello era considerata una delle più importanti città nell’Umbria romana.

Spello svolse quindi storicamente un ruolo attivamente pro-imperiale. Al punto che, come abbiamo detto, cambiò – proprio ai tempi di Costantino, il proprio nome, chiamandosi Flavia Costante, cancellando – di fatto – gli antichi appellativi legati ai “grandi timonieri” politeisti. Era quindi improbabile che, in una città così devota a Costantino – e alla luce dell’inequivocabile rescritto -, non esistesse qui un tempo di culto imperiale. Spello colse il nuovo. Capì che avrebbe dovuto scommettere su Costantino il Grande, su Costantino il viscido.

“Il ritrovamento del tempio cambia tutto nel modo in cui percepiamo il ritmo del cambiamento sociale e culturale di quell’epoca” – ha affermato Boin.- “Questo edificio, di per sé in modo molto radicale, ci mostra la capacità di resistenza delle tradizioni pagane che erano rimaste in vigore per secoli prima dell’ascesa del cristianesimo, e ci indica come gli imperatori romani continuarono a negoziare i propri valori legati al mondo imperiale e alla tradizione, pensando a un futuro che non dovesse abbattere o seppellire il passato”.

Boin e la sua squadra torneranno a Spello prossimamente

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Maurizio Bernardelli Curuz
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