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Piero Manzoni – Cosa c'è nelle scatole di "merda d'artista". Record: un pezzo schizza a 275mila euro




Una delle 90 scatolette di Manzoni. Quest'opera è stata venduta da Christie's nel 2012 per circa 120mila euro
Una delle 90 scatolette di Manzoni. Quest’opera è stata venduta da Christie’s nel 2012 per circa 120mila euro

Il processo di storicizzazione della “merda d’artista”, come autentica bomba a mano di natura post-dadaista, consente alla celeberrima opera seriale del lombardo un costante e notevole processo di rivalutazione economica. L’oggetto duchampiano, che riecheggia, a livello del mercato alimentare dell’epoca, la diffusione pressante di carne in scatola, crea un cortocircuito doppio, provocando sconcerto attraverso il ribaltamento della natura del contenuto, che viene poi lanciato nelle gallerie come opera d’arte. Dopo il record italiano del 2007, presso Sothebys – 124mila euro per una scatoletta – va registrato il passaggio londinese da Christie’s, nel 2012, con il risultato di 161,173 dollari pari a poco meno di 120mila euro. Una delle famose scatolette è stata aggiudicata nel dicembre 2016 per 275 mila euro, compresi i diritti d’asta, presso la casa milanese “Il Ponte’, dove si è tenuta una vendita di Arte Moderna e Contemporanea. Si tratta del record mondiale d’asta per una di queste scatolette di latta, del diametro di 6,5 centimetri e 4,5 d’altezza, sulle quali compare l’etichetta: ‘Merda d’Artista. Contenuto netto gr.30. Conservata al naturale’.
Manzoni produsse novanta scatolette numerate e firmate, imponendo un prezzo di vendita – con una valutazione a peso moltiplicato per il prezzo dell’oro- strettamente connesso con l’operazione concettuale che stava compiendo. A livello di curiosità, si può aggiungere che le dichiarazioni in etichetta indicanti il contenuto, potrebbero non corrispondere alla natura della materia inscatolata. Bonalumi, amico di Manzoni, dichiarò al Corriere della sera, l’11 giugno 2007 . “Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole”. Secondo altre fonti sommerse – che forse colgono meglio nel segno – forse Piero Manzoni si è limitato ad acquistare una partita di scatolette di cibo a lunga conservazione, senza pertanto procedere alcun inscatolamento che, in effetti, sarebbe stato inutile. Sarebbe bastato infatti rimuovere l’etichetta originale e sostituirla con un’altra, operazione concettualmente perfetta e di limitato impegno. In questo caso le scatolette conterrebbero semplicemente cibo – carne, tonno? – ampiamente scaduto.
Piero Manzoni di Chiosca , pioniere dell’arte povera e dell’arte concettuale, nasce il 13 luglio 1933 a Soncino (provincia di Cremona) da una nobile famiglia, e muore all’età di 29 anni, a Milano, il 6 febbraio 1963, stroncato da un attacco di cuore. Influenzato dalla ricerca di Yves Klein, l’opera di Piero Manzoni diviene un punto di riferimento per la generazione di giovani artisti italiani riuniti dal critico Germano Celant nella prima mostra di Arte Povera , che si è tenuta nel 1967. Manzoni – soprattutto attraverso la Merda d’artista – ha messo in discussione la natura dell’oggetto d’arte, prefigurando l’ arte concettuale . Il suo approccio evita i materiali artistici comuni, per inserire materiali poveri, come la pelliccia di coniglio o gli escrementi umani oppure qualsiasi rifiuto o materiali considerati indegni di ogni interesse artistico.
Il suo lavoro è ampiamente visto come una critica della produzione di massa e del consumismo che ha cambiato la società italiana (il “miracolo economico”), dopo la Seconda Guerra Mondiale .
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