Nel passato, gli antichi castelli, una volta concluso il percorso funzionale, venivano demoliti per cavarne prezioso materiale edilizio o venivano in parte inglobati in nuove costruzioni. Le demolizioni si fermavano spesso agli strati superiori. Nel fondo restavano muri, fondazioni e oggetti smarriti.
I recenti scavi archeologici condotti dall’Inrap a Vannes, in Bretagna, hanno portato alla luce una straordinaria varietà di reperti e strutture nei resti di un castello scomparso, una residenza ducale medievale, costruito nella seconda metà del XIV secolo. Questo castello, eretto sotto il ducato di Giovanni IV di Bretagna, fu concepito come una dimora prestigiosa e fortificata, simbolo del potere ducale. Nel corso dei secoli, con la progressiva perdita della sua funzione strategica, la struttura cadde in disuso e le sue rovine furono inglobate nelle costruzioni successive, come l’Hôtel Lagorce.
L’intervento, supervisionato dai servizi dello Stato (Drac Bretagne), è stato realizzato nell’ambito dell’archeologia preventiva, in preparazione alla costruzione del futuro Museo delle Belle Arti della città.
Ritrovamenti: un ricco mobilio e oggetti della vita quotidiana
Gli scavi hanno restituito una notevole quantità di reperti provenienti dalle latrine e dalle condotte di evacuazione. Tra questi figurano monete, gioielli e utensili da cucina, come pentole, padelle e leccarde, databili ai secoli XV e XVI.
Inoltre, l’umidità dell’ambiente ha permesso la conservazione di numerosi oggetti in legno, quali scodelle e frammenti di botti. Particolarmente significativi sono i ritrovamenti effettuati nella fossa esterna, dove gli archeologi hanno individuato ulteriori testimonianze della vita quotidiana: spille, fibbie per abiti o scarpe, e lastre ricoperte di graffiti.
Accanto a questi oggetti di uso comune, sono emerse evidenze di un contesto più elitario, come stoviglie in metallo, chiavi e serrature di mobili o scrigni.
Tra i reperti spiccano anche elementi architettonici in legno, probabilmente appartenenti al mulino e al ponte d’accesso del castello, che sottolineano il carattere imponente e funzionale della residenza.
Una residenza a portico: l’architettura del castello
Le indagini archeologiche hanno portato alla scoperta del piano terra di un edificio imponente, identificato come la residenza ducale. Lo scavo ha rivelato una struttura a pianta porticata, simile a quella del castello di Suscinio, altra residenza ducale bretone. Questa tipologia architettonica, diffusa a partire dalla seconda metà del XIV secolo, coniuga funzioni abitative e difensive.
La dimora ducale, lunga 42 metri e larga 17, presenta muri di eccezionale spessore, fino a 5,60 metri, delimitata direttamente da un fossato. Sul lato orientale si erge una torre quadrata, mentre nella muratura della facciata sono state individuate diverse strutture, tra cui scale e una straordinaria scala cerimoniale decorata.
Gli archeologi hanno anche identificato un passaggio centrale che collega due porte: una a nord, rivolta verso la città, e l’altra verso il fossato esterno, incorniciata da due torri. La facciata è caratterizzata da una fascia modanata che evidenzia l’inclinazione dell’edificio e da decorazioni sugli stipiti delle aperture, testimoniando il prestigio della costruzione.
Fossato, latrine e mulino: il sistema idrico del castello
Gli scavi hanno permesso di ricostruire l’ingegnoso sistema idrico del castello. All’interno della muratura sono state rinvenute condotte di drenaggio e latrine, probabilmente legate a piani superiori, dato che la residenza doveva avere almeno tre o quattro livelli. Le condotte convogliavano i liquami in pozzi sospesi sopra il fossato interno.
Particolarmente innovativo è il ritrovamento del mulino, integrato nello spazio abitativo della torre quadrata sul lato est. Sebbene gli elementi meccanici siano scomparsi, gli archeologi hanno individuato il punto dove la ruota era inserita nella muratura e un canale che trasportava l’acqua del Marle per azionarla. La ruota alimentava un filatoio e una lanterna, la cui posizione è stata identificata durante gli scavi. L’acqua veniva poi evacuata verso il fossato attraverso un’apertura dotata di grata, ancora conservata.
Di fronte all’ingresso del castello è stato parzialmente sgomberato il pilone di un ponte, un massiccio di muratura di quasi 5 metri di lato con un passaggio centrale delimitato da stipiti alti oltre 2 metri. Questo ponte in legno garantiva l’accesso alla città.
Un cantiere organizzato e una costruzione prestigiosa
La coerenza architettonica del castello riflette una gestione meticolosa del cantiere, dalla selezione dei materiali all’esecuzione dei lavori. Sulle pietre sono stati individuati numerosi segni lasciati dalle maestranze, utili all’organizzazione del sito. Questi dettagli, insieme alla standardizzazione dei moduli e alla qualità delle decorazioni, testimoniano l’ambizione e il prestigio della residenza ducale.
Gli scavi di Vannes rappresentano un contributo significativo alla conoscenza dell’architettura e della vita quotidiana nel tardo medioevo bretone. I ritrovamenti, una volta analizzati e restaurati, arricchiranno il futuro Museo delle Belle Arti, offrendo al pubblico una finestra unica sulla storia della città e del suo castello.