di Maurizio Bernardelli Curuz
Direttore di Stile arte, storico e critico d’arte, è autore di un cospicuo numero di studi e di pubblicazioni. E’ stato direttore di Brescia Musei, tra i 2009 e il 2014. E’ stato curatore nell’ambito delle grandi mostre e docente di Museologia e museografia. E’ iscritto all’Ordine dei giornalisti, elenco professionisti.
La prospettiva aerea è una modalità di rilevamento e di rappresentazione della realtà, che tiene conto del progressivo sfocarsi delle immagini degli oggetti lontani provocato dalla presenza di umidità negli strati bassi dell’atmosfera e del mutamento dei colori, alla distanza (questo concatenato mutamento delle tinte, in un paesaggio, è definito prospettiva cromatica ed è strettamente connesso con la prospettiva aerea).
La prospettiva aerea tiene pertanto conto, contemporaneamente, dello sfocarsi degli oggetti, alla distanza, e del mutamento dei loro colori.
L’esempio più semplice riguarda le montagne. Quelle a noi più vicine sono meno sfocate e sono verde-marrone. Quelle più lontane sono molto sfocate e azzurrine. La prospettiva aerea – come sfocamento e mutamento di colore di ciò che sta in un punto distante da chi osserva – fu messa a punto, con esiti massimi, rispetto ai pittori precedenti, da Leonardo da Vinci.
La prospettiva lineare ci offre semplicemente, nel campo lungo, una riduzione delle dimensioni degli oggetti, progressiva, rispetto al punto di vista, e la convergenza delle linee, verso un punto collocato all’orizzonte, come vediamo nell’immagine qui sotto. La messa a punto di una perfetta prospettiva aerea che completasse la prospettiva lineare – recuperata, teorizzata e applicata a Firenze attorno al 1420 – fu, in Leonardo, favorita dall’osservazione empirica della realtà, alla quale si accostava senza pregiudizi o preconcetti accademici, che invece accantonava per non esserne influenzato.
La prospettiva aerea – pur non negando, nel disegno, la prospettiva lineare – approfondisce il senso del vero, aggiungendo, al rimpicciolimento di elementi distanti, una diversa colorazione e una riduzione della marcatura delle linee – sfumato – che definiscono gli elementi paesistici. (come avviene nell’immagine qui sotto).
Il colore e la messa a fuoco di un oggetto mutano nella misura in cui aumenta la distanza, assumendo una sfocatura progressiva e un colore che tende all’azzurrino, sempre più velato di chiaro, a causa dell’umidità atmosferica. Un altro esempio molto semplice ed efficace: poniamo che si debba dipingere un paese del Mediterraneo, con un numero infinito di case bianche.
Le prime abitazioni, secondo la prospettiva aerea, saranno più marcate nei contorni, mentre le zone in luce appariranno con il massimo candido fulgore. Le case più lontane, pur essendo imbiancate allo stesso modo, assumeranno un velo azzurrino che ne muta la colorazione di base e meno nette saranno le linee di contorno. Se seguissimo soltanto la prospettiva lineare, otterremo case più piccole, dello stesso colore, con linee marcate. (cfr Giotto, più sotto, nell’ambito di una prospettiva lineare intuitiva). La lontananza sarebbe così solo parzialmente accennata. Ma se la finalità del pittore, come per Leonardo, è la rappresentazione della realtà, con massima aderenza al vero, la diminuzione delle dimensioni di oggetti lontani non è sufficiente alla resa veritiera della distanza.
E’ necessario tener conto anche dell’azione dell’atmosfera e dell’accumulo di umidità che si frappone tra l’occhio e un punto lontano, velandolo e sfocando gli oggetti più lontani. Questi concetti sono illustrati ne Il trattato della pittura di Leonardo da Vinci, nel paragrafo 256, dedicato alla prospettiva aerea, che qui riportiamo. Altri insegnamenti sul comportamento dei colori nel paesaggio sono contenuti sempre nel primo capitolo, che tralasciamo perché relativi ad effetti secondari, volendo focalizzare con la massima resa esplicativa il concetto di prospettiva aerea stessa.
Leggendo il paragrafo 256, poco qui sotto, dovremo intendere il termine aria – espresso da Leonardo – come atmosfera. Con l’aggettivo grossa, accostato al sostantivo aria, s’intende atmosfera carica di umidità. Con il termine profilato, Leonardo intende il concetto attualmente definibile come “marcato, delineato, messo a fuoco”
Ciò che risulta di particolare rilievo è il fatto che mentre la prospettiva lineare può essere ricavata dalla regola geometrica delle linee che convergono all’orizzonte, la prospettiva aereo-cromatica nasce da un preciso atteggiamento empirico di Leonardo, che giunge sempre a confrontarsi con la realtà, osservando dal vero.
“Evvi un’altra prospettiva – scrive Leonardo – la quale chiamo aerea imperocché per la varietà dell’aria si possono conoscere le diverse distanze di varî edifici terminati né loro nascimenti da una sola linea, come sarebbe il veder molti edifici di là da un muro che tutti appariscono sopra l’estremità di detto muro d’una medesima grandezza, e che tu volessi in pittura far parer più lontano l’uno che l’altro; è da figurarsi un’aria un poco grossa. Tu sai che in simil aria le ultime cose vedute in quella, come son le montagne, per la gran quantità dell’aria che si trova infra l’occhio tuo e dette montagne, queste paiono azzurre, quasi del color dell’aria, quando il sole è per levante. Adunque farai sopra il detto muro il primo edificio del suo colore; il piú lontano fàllo meno profilato e piú azzurro, e quello che tu vuoi che sia piú in là altrettanto, fàllo altrettanto piú azzurro; e quello che tu vuoi che sia cinque volte piú lontano, fàllo cinque volte piú azzurro; e questa regola farà che gli edifici che sono sopra una linea parranno d’una medesima grandezza, e chiaramente si conoscerà quale è piú distante e quale è maggiore dell’altro”.
Come si ottiene la prospettiva aerea
Per meglio comprendere questo concetto, più complesso nell’enunciazione che nella pratica, pensiamo di realizzare un paesaggio di fondo alla maniera di Leonardo da Vinci, sia in base agli enunciati che agli esiti dei suoi dipinti. L’-osservazione dei dipinti induce a supporre che egli ottenesse una sfocatura sia in stesura – delineando più sommariamente elementi alla distanza – che attraverso una sfocatura, che può essere, ottenuta ad esempio, con un’azione delle dita sul colore fresco, con uno sfumato.
La sfocatura delle linee di monti, case, alberi ecc,, e l’abbiamo sperimentato direttamente – può essere facilmente ottenuta o con un pennello secco per le pitture murali o, meglio ancora, con una stoffa – benissimo un tessuto di cotone – che viene lievemente premuta e lievemente strisciata, così da rendere più morbide le linee lontane Ottenuta la prima stesura, Leonardo doveva procedere con velature, cioè apposizioni di colori semitrasparenti e liquidi perché ottenuti con un’elevata presenza di medium o diluente. Dopo aver steso una vernice finale – le vernici finali risultano molto utilizzate, dal maestro anche nelle fasi intermedie della realizzazione pittorica, come risulta dal non concluso dipinto dell’Adorazione dei magi – Leonardo rendeva gli effetti dell’aria e dell’aria grossa, stendendo colore azzurrino, sugli oggetti o sui monti distanti, senza che il colore fosse completamente coprente. L’osservazione scientifica realtà portò il pittore a stabilire alcune regole pittoriche che, in pittori precedenti, potevano presentarsi a livello intuitivo e con inferiori effetti di verità.
Ciò gli consentiva una sovrapposizione che imitasse la frapposizione di aria e di aria grossa tra l’occhio e il punto osservato in distanza. La velatura data sul quadro asciutto e verniciato nel punto su cui intervenire provocava anche una diminuzione del “profilato” cioè della nettezza delle linee di contorno di tutto ciò che fosse alla distanza. Sotto il profilo intuitivo, la prospettiva aerea era praticata, prima di Leonardo, ma senza gli esiti massimi del maestro, dai pittori fiamminghi. E si sarebbe poi diffusa, grazie a Leonardo, soprattutto nella pittura dell’Italia settentrionale, particolarmente attenta alla rappresentazione di paesaggi nei fondali dei dipinti e agli effetti della pittura tonale.
UN QUADRO IMPRESSIONISTA PER CAPIRE
COS’E’ LA PROSPETTIVA LINEARE
E COS’E’ LA PROSPETTIVA AEREA
Nell’opera di Caillebotte sono presenti in modo molto evidente la prospettiva lineare e quella aerea. Osserviamo le case davanti a noi. In base alla prospettiva lineare, le linee dei tetti, dei balconi delle finestre convergono tutte verso l’orizzonte. La prospettiva lineare, che riproduce la percezione del nostro occhio, riduce le dimensioni degli oggetti, secondo linee di fuga.
Gli oggetti più vicini sono più grandi. Quelli lontani più piccoli. Ma questa riduzione non basta. Alla prospettiva lineare, diceva Leonardo, è necessario aggiungere la prospettiva aerea. Caillebotte applica anche questo concetto. La prima palazzina appare più nitida delle altre . Quelle successive sono sempre più sfumate, fino ad essere,in questo caso estremo -a causa dell’intensa foschia provocata dall’evaporazione della neve che si sta sciogliendo – rese quasi invisibili. Condizioni climatiche estreme (in un bel giorno di sole, senza umidità, vedremmo le case in fondo allastrada sfumate e azzurrine), ma che consentono perfettamente di vedere l’azione congiunta dei due assetti prospettici.