Achille Lauro ha creato un cortocircuito visivo e semantico, con il proprio auto-battesimo, sul palco dell’Ariston. Il cantante utilizza in modo articolato immagini fondamentali nella storia dell’arte, piegandole a una ribellione titanica.
Già nel 2020 (nella foto, qui sopra) aveva elaborato una rilettura, su un fondale giottesco, della spogliazione degli abiti, in San Francesco, ponendo un violento contrasto tra le forme manieriste della propria figura – che evocavano un San Francesco-San Sebastiano muscolare – e lo scabro fondale che rinviava a Giotto.
Quest’anno ha raccolto le suggestioni di Tiziano, unendole a David. Lo scandalo che egli ha suscitato – con il fine evidente di suscitarlo – nasce da un’accurata conoscenza di meccanismi lessicali legati alle arti figurative, che agiscono a livello subliminale sugli spettatori.
Di fatto Lauro ha selezionato una miscela iconografica esplosiva. Non è tanto la scena del battesimo decontestualizzato, su un palco di un festival canoro, ad aver creato irritazione tra una piccola parte di cattolici. Quanto il violento susseguirsi di immagini-concetto anticlericali. Ha recuperato il titanismo di Tiziano, legato a figure di Cristo, possenti, statuarie, ma al tempo stesso incontenibili.
Ciò che egli ha evocato è un Cristo che crea se stesso e che si battezza, senza la mediazione di San Giovanni Battista, nel quale la Chiesa stessa – come autorità che somministra i sacramenti – si riconosce.
Il clima eversivo è stato completato da un battesimo che di fatto è un’autoincoronazione e che ricorda Napoleone nel celeberrimo quadro di David, che pone la corona sul proprio capo, senza piegarsi al Papa.
Le suggestioni e i rinvii – consci ed inconsci – si moltiplicano, di fronte alle immagini. Dobbiamo ricordare che Napoleone decretò il 17 maggio 1809 l’annessione dello Stato Pontificio all’Impero francese. Il 10 giugno Pio VII replicò scomunicando tutti i colpevoli del sopruso (senza mai nominare Napoleone). Dopo poche settimane Pio VII fu arrestato da militari francesi e portato prima in Francia e poi a Savona, di fatto prigioniero di Napoleone Bonaparte, senza nessun contatto con l’esterno. Il Collegio dei Cardinali fu portato dapprima a Parigi e poi disperso in diverse città francesi. Lo Stato Pontificio venne suddiviso in dipartimenti e governato alla maniera francese (la Curia era di fatto sciolta).