di Redazione
Stile Arte è in quotidiano di arte e archeologia, fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz
Un team internazionale di ricercatori ha studiato una tomba anomala scoperto di una donna adulta e due neonate sepolte sotto un monumento di basalto noto come “pietra del drago” nel sito di Lchashen, in Armenia. Il sito era stato intaccato dall’azione delle pale meccaniche, impegnate nella realizzazione di un acquedotto e precedentemente, nei secoli, era forse stato oggetto di una profanazione finalizzata al recupero di materiale metallico prezioso. La stele e la tomba erano all’esterno della necropoli. Perchè queste “evitazione” per sacrale importanza? Per condanna, pur all’interno di una famiglia cospicua?
Nonostante la tomba sia stata disturbata un paio di volta, essa offre peculuriatà che meritano numerosi approfondimenti, soprattutto finalizzati a comprendere il grado di parentela e – possibilmente – l’etica matrimoniale delle famiglie che abitavano in questa zona. La tomba era dominata da un’imponente Pietra del Drago. I resti dell’individuo adulto – probabilmente una donna – erano stati rimossi, mentre restavano Dragone 1 e Dragone 2 quelle che potevano essere potenzialmente sorelle o gemelle.. Ma l’indagine del Dna ha portato la comprensione di un fenomeno ancor più misteriose. Le due neonate erano parenti di secondo grado. Figlie di una stessa donna, ma di due uomini diversi. Com’è possibile ciò? Gli studiosi hanno fatto ricorso al Dna e, più sotto, vedremo quali possono essere le situazioni di parentela.
Le pietre del drago, conosciute anche come “pietre serpente” o Vishapakar, sono stele preistoriche di basalto serpentiforme, incise con bassorilievi sul corpo del “serpente stessso- che raffigurano immagini di altri animali, prevalentemente trovate in Armenia e nei dintorni. Normalmente son segnacoli di terre dei morti. Il loro nome deriva dal folklore armeno antico. Probabilmente il termine drago, usato per identificarle popolarmante, si riconnette all’origine più antica del sostantivo, che in sanscrito significa colui che si allunga e che allude al serpente. Queste stele serpentiformi dovevano apparire alla distanza ritti come serpenti in allarme. Peraltro, presso alcune civiltà il serpente non ha connotazioni negative, ma è un punto di raccordo tra il mondo sublunare e quello dei defunti.
Circa 150 pietre del drago sono state documentate: oltre novanta nella Repubblica di Armenia, le rimanenti in aree adiacenti. La loro altezza varia da circa 150 a 550 cm.
Gli archeologi hanno identificato tre tipi di pietre del drago: quelle con incisioni che somigliano a pesci (piscis); quelle che ricordano i resti di bovidi, come capre, pecore, mucche, e così via (vellus); e pietre del drago ibride, che combinano i due tipi. La pietra del drago della tomba della donna e delle due bambine neonate è del tiipo vellus, poichè il “serpente” presenta su di sé immagini di bovidi. Dobbiamo chiederci se Pesci, armenti e pietre ibride identificassero originariamente tribù diverse – una dedica alla pesa, la’ltra allevamento – e avessero trovato, in un animale mitico legato alla propria attività, il proprio riferimento totemico. La presenza di simboli ibridi – pesca, allevamento – potrebbe aver segnato la fusione tra i due gruppi più antichi.
La pietra del drago di questa tomba femminile è legata a a mandrie ed armenti ed è stata trovata ben conservata sopra la camera sepolcrale. Le sue dimensioni sono notevoli. E’ più alta di due uomini messi uno sopra all’altro. (370x72x47 cm). La vita dell’essere verticale si allarga verso l’alto e il top è tagliato obliquamente. Il rilievo rappresenta la pelle di un bovide come se fosse drappeggiata sulla stele stessa. La pelle scende dalla sommità della pietra verso la parte posteriore, terminando in una coda con un fascio a più spirali. Nel bovide si distinguono chiaramente le orecchie e le corna con archi che scendono ai lati della testa. Un liquido che sgorga dalla bocca del bovide può rappresentare acqua, sangue o una sineddoche di entrambi.
E’ evidente che donna e bambine dovevano appartenere auna famiglia importante di 3280-3300 anni fa. Tale, con le oscillazioni temporali su eventi lontani, è l’epoca della tomba. Lchashen, la zona di rinvenimento, divenne famosa nell’archeologia mondiale soprattutto grazie ai ritrovamenti di veicoli a ruote in legno ben conservati provenienti dalle tombe della tarda età del bronzo, emersi dopo che le acque del lago Sevan erano diminuite di livello.
I materiali rinvenuti durante gli scavi della tomba della donna e delle due neonate comprendono sette vasi di ceramica, un anello per capelli in bronzo, una perla di corniola, un ago in osso e uno strumento di ossidiana. L’anello per capelli è stato trovato sotto il cranio di un individuo adulto, un vaso con un ornamento stampato è stato registrato adiacente alla schiena dello stesso individuo. Al centro della tomba, vicino ad una pietra grezza di medie dimensioni, erano presenti frammenti di vasi dipinti e di ceramica semplice, parti di un vaso con impronte di dita e una perlina. Nella parte sud-occidentale della tomba furono posti tre semplici vasi.
La scoperta a Lchashen offre una nuova prospettiva, poiché la stele alta tre metri e mezzo con l’immagine di un bue sacrificato (tipo vellus) è stata trovata sopra una sepoltura risalente al XVI secolo a.C.
Uno dei siti archeologici più significativi dell’Armenia, Lchashen è noto per la sua profusione di manufatti dell’età del bronzo. Gli scavi di questo sito hanno portato alla luce numerosi reperti, tra cui strutture funerarie intricate, strumenti metallici e ceramiche.
Tuttavia, questa è la prima volta che viene scoperta una sepoltura in prossimità di una pietra del drago, il che è insolito dato il contesto funerario regionale. Questo collegamento tra l’inumazione di neonati e un monumento altamente stimato solleva la possibilità di un significato rituale o simbolico attualmente non chiaro.
La pietra è stata scoperta nel 1980. Dopo l’esame iniziale della pietra in situ, essa e altri materiali scavati dal sito di sepoltura sono stati trasportati al Museo-Reserve Storico-Archeologico di Metsamor. Conteneva manufatti, ossa di animali e i resti di uno scheletro umano (ritenuto quello di una donna adulta).
Purtroppo, le ossa della donna sono ora mancanti. Si dice che siano state inviate in Russia negli anni ’80 per ulteriori esami e non sono state più trovate. Ma le ossa dei due neonati, noti come Dragon1 e Dragon2, sono rimaste. Non furono nemmeno menzionate nelle pubblicazioni iniziali riguardanti questo tumulo.
Le due due neonate, di età compresa tra 0 e 2 mesi, avevano resti ben conservati. Le analisi del DNA antico su questi resti hanno mostrato che erano parenti di secondo grado con sequenze mitocondriali identiche, indicando una stretta relazione. Gli studiosi hanno concluso che, anche i profili genetici di queste due bambini che hanno tra loro una parentela di secondo grado, portano a ipotesi reali, ma molto rare: Se effettivamente la sepoltura di Dragone 1 e Dragone 2 fosse avvenuta in un unico evento -contemporaneamente, come parrebbe – , gli scenari sarebbero eccezionalmente rari o, in un caso, impossibili. Scrivono gli studiosi: 1) “Se gli individui fossero sorellastre che condividono la stessa madre, come suggerito dal genoma mitocondriale e dall’analisi IBD combinati, ciò implicherebbe una superfecondazione eteropaterna”. Di fatto: la mamma avrebbe avuto le due gemelle, unendosi, nelle stesse ore con due uomini diversi. 2) Se le due bambini fossero fossero zia e nipote sarebbero certamente parenti di secondo grado. Ciò che significa che la mamma abbia avuto una figlia piccola e contemporaneamente una figlia grande. E che madre e figlia grande abbiano partorito contemporaneamente e che le bambine siano morte nelle stessse ore. Caso che appare statisticamente più raro.
Lo studio è pubblicato nel “Journal of Archaeological Science: Reports”.