Fu sepolta con il volto contro la terra e con un chiodo nel cranio. Risolto il mistero di una 20enne di 2200 anni fa morta in Sardegna

Le indagini scientifiche hanno confermato che la donna aveva un'età compresa tra i 18 e i 22 anni quando morì tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C. Lo scheletro presenta un trauma da corpo contundente oltre a un foro quadrato compatibile con una ferita da taglio da un chiodo romano.

 

[R]ossella Paba, con Dario D’Orlando, Anna Willis, Carlo Luglie e Kate Domett, ha studiato la misteriosa sepoltura di una ventenne, trovata nella necropoli fenicio-romana di Monte Luna, in Sardegna.

La giovane donna era stata sepolta in modo anomalo, bocconi – cioè con il volto contro la terra -, e presenta segni di ferite alla testa e un foro sul cranio, probabilmente provocato dal martellamento di un chiodo romano poco sopra la nuca. L’origine del chiodo è compatibile con la forma lasciata dal ferro nel cranio. Lo studio – coordinato da Rossella Paba, prima firma del saggio – sarà pubblicato sul numero di aprile 2023 del Journal of Archaeological Science ed è già presente come anticipazione di reports -.

Le indagini scientifiche hanno confermato che la donna aveva un’età compresa tra i 18 e i 22 anni quando morì tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C.

La giovane – com’è riportato nell’abstract dello studio – “ha subito due tipi distinti di trauma perimortem, un possibile trauma diastatico da corpo contundente all’osso occipitale e una piccola lesione di forma quadrangolare che ricorda un chiodo quadrato di epoca romana. I corredi funerari consentono una datazione abbastanza precisa al periodo di transizione tra la cultura punica e quella romana. Queste e altre caratteristiche dello scheletro della giovane donna sono importanti per comprendere il comportamento funerario e culturale al momento di questa transizione”.

Quale è l’origine della morte e perchè il chiodo nel cranio? La ferita da corpo contundente potrebbe essere il risultato di una caduta durante un attacco epilettico, mentre la ferita inferta con il chiodo potrebbe essere stata inflitta per impedire che la sua epilessia si diffondesse ad altri, un antico “rimedio greco” descritto nel I secolo d.C. da Plinio il Vecchio. Naturalmente l’epilessia non è contagiosa, ma – a quell’epoca – si riteneva che il male potesse trasmettersi.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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