Gauguin e la neve. L’abbandono dell’impressionismo, la scelta simbolista

Paul Gauguin dimostra la svolta che egli compie rispetto ai propri precedenti impressionisti. Le linee di chiusura, simili a quelle del disegno aumentano; quanto un'idea, in questo caso, fiabesca o favolosa. E' l'aura immateriale che l'artista cerca nel soggetto, evitando di dipingere da vero, ma realizzando le proprie opere in studio, senza l'ossessione dell'esattezza fotografica

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gauguin-village bretone sotto la neve
Ribelle, imprevedibile, alle ricerca di perenne della liberà, Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903), figlio di un giornalista liberale, era stato aspirante ufficiale di marina, mozzo, marinaio, poi agente in una società di borsa, era approdato alla pittura quando l’Impressionismo era ormai accettata come eresia moderna alla moda. L’opera di Gauguin, rispetto alla neve, ci consente di comprendere, sotto il profilo tecnico ed espressivo, come avvenne il passaggio da un’Impressionismo che, in Gauguin si rivelava già maturo, se non estenuato, al simbolismo e alla sintesi del simbolismo.

Ciò significa che nel volgere di pochi mesi, l’artista passò da una visione realistica del mondo a un’esplorazione di visibile e invisibile, di materiale e spirituale, di materia e pensiero che egli individuava compresente nell’esistenza delle arcaiche civiltà serene e invece irrimediabilmente perduto nel corrotto occidente, dominato da un sguardo positivista e scientifico, che aveva separato l’anima dal corpo, il vero del verosimile, annullando il potere dei simboli.

Gauguin espose all’ottava e ultima mostra degli Impressionisti che fu aperta nel 1886, esponendo diciotto dipinti. Ma l’artista avverte che i giochi sono ormai fatti dai grandi maestri, che potranno provvedere con approfondimenti individuali, L’Impressionismo non lascia veri spazi a nessuno, se non a noiosi imitatori. E del resto tutti contestano alla corrente parigina – specie lungo la linea di Monet – la ricerca di un piacere puramente ottico. Gauguin intende cambiare. Osserva il passato remoto dell’umanità o civiltà lontane contemporanee, quando e dove sulla vita non pesano eccessive sovrastrutture e ogni cosa, secondo un pensiero animista, era dotata di un’essenza.

Per questo raggiunge più volte – e vi soggiorno per alcuni periodi – Pont Aven, un villaggio bretone che era considerato una delle isole arcaiche di Francia, molto amate dai pittori. Parliamo, volutamente, di isole arcaiche perchè Pont Aven non è un zona degradata dalla povertà o dal disagio sociale; non ha necessità di devastarsi con i paradisi artificiali degli alcolici. L’equilibrio sociale e umano è garantito da un’intensa spiritualità che permea ogni azione materiale dei contadini. La comunità non punta, generalmente a ricchezze – questo, almeno, appare dall’esterno – ma un equilibrio che consenta di condurre a tutti una vita serena. La mancanza della penetrazione dei modernisti, porta gli abitanti non solo a non adeguarsi alle mode – in quegli anni vestono ancora con decorosi costumi tradizionali, somiglianti vagamente a quelli olandesi -. Ma Gauguin non è alla ricerca di pittoresco. Capisce che in quel luogo egli potrà muovere passi interessanti per il distacco del contatto dalla realtà occidentale, scientista. Il primo passo è quello di non dipingere dal vero, andando in direzione contraria rispetto a quella degli impressionisti.

Il pittore, argomenta, deve osservare il paesaggio, la persona o l’oggetto da ritrarre, poi tornarsene a casa e non deve lasciarsi prendere dall’ossessione della verosimiglianza. Nel quadro appariranno così simboli, legami imprevisti e imprevedibili nel piccolo mondo.

Nel giugno 1886 – pertanto nell’anno della mostra impressionista – soggiorna a Pont-Aven, in Bretagna, dove conosce il pittore Charles Laval; tornato a novembre a Parigi, conosce Théo van Gogh, che gestisce una piccola galleria d’arte, e Vincent van Gogh. Nuovamente deciso a cercare fortuna fuori della Francia, il 10 aprile 1887, dopo aver mandato il figlio Clovis a Copenaghen dalla madre, parte per l’America insieme con il pittore Charles Laval. A Panama sono in corso i lavori per la costruzione del canale e Gauguin per più di un mese si guadagna da vivere come sterratore; in estate, con Laval, parte per la Martinica, dove dipinge una ventina di tele, finché a novembre, senza soldi, s’ingaggia come marinaio in una nave che lo riporta in Francia, nuovamente ospite, a Parigi, di Schuffenecker.

Il breve soggiorno in Martinica segna un ulteriore distacco della pittura di Gauguin dai principi dell’Impressionismo, come mostrano le tele lì dipinte, esposte nella galleria parigina di Théo van Gogh. Come scrisse successivamente il critico d’arte Gustave Kahn, egli semplificò i colori, istituendo forti contrasti, che l’amico e primo mentore, l’impressionista Pissarro, giustificò con il fatto che nei paesi tropicali come la Martinica la forma viene assorbita dalla luce, cosicché le sfumature di tono sono impercettibili e allora occorre ripiegare sui contrasti di colore, ma si tratta in realtà, per Gauguin, di una consapevole presa di distanze dalla pittura impressionista. Vincent van Gogh, giudicando quei quadri, vi trovò «un’immensa poesia […] qualcosa di gentile, di sconsolato, di meraviglioso» e rilevò il «turbamento» di Gauguin di fronte al mancato apprezzamento delle sue opere.

Frattanto Van Gogh cerca di convincere Gauguin a trasferirsi in Provenza, dove fondare un gruppo di pittori, ma Gauguin è arso dalla necessità di movimento e nel febbraio 1888 torna Pont-Aven. Della Bretagna e di Pont-Aven – oltre all’ampio credito che la pensione Gloanec, dove alloggia e allestisce lo studio, gli accorda – lo attira «l’elemento selvaggio e primitivo”. “Quando i miei zoccoli risuonano su questo granito, sento l’eco attutita e potente che vorrei ottenere quando dipingo». Ciò che risulta interessante è che Gauguin sceglie di vivere più mesi, compresi quelli invernali, quando gli altri pittori – che là si recano soltanto d’estate – non ci sono. Qui trascorre la vita in stretto contatto con gli abitanti; li osserva nell’assoluta libertà quotidiana, osserva le santelle con i rozzi santi scolpiti o  intagliati, Capisce che come pittore ha la necessità della solitudine per far lievitare i proprio pensieri, anche se poi, durante l’estate, quando gli artisti giungono dalle città, avverrà un incontro pittorico fondamentale.
Gauguin è favorevolmente impressionato dallo stile di Bernard, come scrive a Schuffenecker il 14 agosto: «C’è qui il giovane Bernard che ha portato da Saint-Briac alcune cose interessanti. Ecco un individuo che non ha paura di nulla […] I miei recenti lavori sono sulla buona strada; credo che vi troverete un tono particolare, o meglio una conferma delle mie indagini precedenti, la sintesi di una forma e di un colore che tiene conto solo dell’elemento dominante».

Bernard dipingeva con colori piatti. Le figure risultavano cloisonèes, cioè racchiuse in margini che ricordavano quelli delle antiche decorazioni di oggetti in smalto o delle vetrate ecclesiali, racchiuse da metallo. Gauguin fu colpito dal quadro Donne bretoni in un prato.(qui sotto)

Emile Bernard, Donne bretoni-su-un prato, 1888
Emile Bernard, Donne bretoni-su-un prato, 1888

Voleva per sè quell’opera. Così propose al collega uno scambio di dipinti. Il che avvenne. La meditazione attorno al quadro di Bernard fu profonda. Nel settembre 1888 Gauguin dipinse La visione dopo il sermone.
Paul Gauguin, La visione dopo il sermone, olio su tela, 73x92 cm, 1888
Paul Gauguin, La visione dopo il sermone, olio su tela, 73×92 cm, 1888

Tecnicamente le figure somigliavano moltissimo a quelle di Bernard, ma Gauguin rese il proprio quadro molto movimentato e, soprattutto, aveva fatto scendere il cielo sulla terra. Le donne, dopo aver ascoltato il sermone in chiesa, escono all’esterno, e rimeditando su ciò che il curato ha detto vedono, realmente, in un prato, Giacobbe lottare con l’angelo. Scrisse Gauguin: «Il paesaggio e la lotta dei due contendenti esistono solo nell’immaginazione di questa gente che prega, è il risultato del sermone. Ecco perché vi è un contrasto fra quelle donne reali e la lotta di Giacobbe e l’angelo inserita nel paesaggio, che resta irreale e sproporzionata»

Gauguin, i quadri del periodo impressionista
con effetto neve

Le opere sono state dipinte prima del 1886,anno della partecipazione di Gauguin all’ottava mostra impressionista. Questi dipinti sono le ultime per i quali l’artista utilizzerà una tecnica impressionista. Ma le atmosfere, se ben notiamo,sono più rarefatte e misteriose, rispetto alle opere di Monet o Pissarro. Sembrano rilevare un ascolto di presenze invisibili
 

Paul Gauguin, Neve a Vaugirard, 1879
Paul Gauguin, Neve a Vaugirard, 1879

 
Paul Gauguin. Effetto neve, 1883
Paul Gauguin. Effetto neve, 1883

 
 
Paul Gauguin, Neve in periferia, 1886
Paul Gauguin, Neve in periferia, 1886. Da sottolineare una maggior compattezza della pittura di Gauguin dall’annullamento degli effetti luministici che caratterizzano la linea Monet-Pissarro

 
 
LA SVOLTA PITTORICA, TECNICA E TEMATICA, DALL’IMPRESSIONISMO
AL SIMBOLISMO NEI PAESAGGI INNEVATI DI PAUL GAUGUIN
 
In Villaggio bretone sotto la neve, Paul Gauguin dimostra la svolta che egli compie rispetto ai propri precedenti impressionisti. Le linee di chiusura, simili a quelle del disegno aumentano; quanto un'idea, in questo caso, fiabesca o favolosa. E' l'aura immateriale che l'artista cerca nel soggetto, evitando di dipingere da vero, ma realizzando le proprie opere in studio, senza l'ossessione dell'esattezza fotografica
In Villaggio bretone sotto la neve, Paul Gauguin dimostra la svolta che egli compie rispetto ai propri precedenti impressionisti. Le linee di chiusura, simili a quelle del disegno aumentano; quanto un’idea, in questo caso, fiabesca o favolosa. E’ l’aura immateriale che l’artista cerca nel soggetto, evitando di dipingere da vero, ma realizzando le proprie opere in studio, senza l’ossessione dell’esattezza fotografica

 
Paul Gauguin, Notte di Natale. L'artista riprende anche suggestioni egizie - si notino i due buoi appaiati - per allontanarsi da un piano di descrizione della realtà, cogliendo il lato mistico, insito nella natura. La svolta di Gauguin verso il simbolismo dispiacque a Pissarro, che intendeva l'arte moderna come abbandono del passato, come esercizio anti-autoritario, anti-metafisico e anti-religioso
Paul Gauguin, Notte di Natale. L’artista riprende anche suggestioni egizie – si notino i due buoi appaiati – per allontanarsi da un piano di descrizione della realtà, cogliendo il lato mistico, insito nella natura. La svolta di Gauguin verso il simbolismo dispiacque a Pissarro, che intendeva l’arte moderna come abbandono del passato, come esercizio anti-autoritario, anti-metafisico e anti-religioso

 
Paul Gauguin, Villaggio sotto la neve, 1894
Paul Gauguin, Villaggio sotto la neve, 1894.  Nel 1894 compì l’ultimo soggiorno in Bretagna per poi partire definitamente per i mari del Sud. I colori già richiamano quelle dei paradisi insulari., che avrebbe poi dipinto. Fondamentale fu l’esperienza di un viaggio in Martinica, nel corso del quale iniziò a meditare l’idea di dover abbandonare l’Europa

 

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